il san marco diventa brigata per sbarcare in afghanistan
di Gianandrea Gaiani
Si chiama sempre San Marco ma da reggimento è divento
brigata. Dal primo marzo la Marina Militare ha istituito la Brigata
Marina San Marco che di fatto ingloba il reggimento omonimo di fucilieri
raggruppando altre specialità quali la protezione dei mercantili e la
difesa di porti e installazioni. La Marina sottolinea come la nuova
unità “risponda alle esigenze di razionalizzazione delle componenti
operative della forza armata, con particolare riferimento alle Forze da
Sbarco, tratteggiate nel 2010 dall’articolo 112 del Nuovo Codice
dell’Ordinamento Militare” ma è probabile che l’iniziativa sia
funzionale anche ad assumere per la prima volta la guida del contingente
nazionale in Afghanistan e del settore Ovest di Isaf/Nato (Regional
Command West). Compito per il quale occorre una struttura a livello
brigata completa di supporti, servizi e componente di comando e
controllo. Fonti ben informate hanno rivelato ad Analisi Difesa che
nell’autunno scorso l’allora Capo di stato maggiore della Marina,
ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, presentò al generale Biagio Abrate
(alla guida dello stato maggiore Difesa) la richiesta di inserire la
costituenda Brigata Marina San Marco nei turni di rotazione semestrali
in Afghanistan finora assegnati alle brigate dell’Esercito. La
richiesta, che pare abbia avuto il forte sostegno di un altro
ammiraglio, il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, non ha
incontrato ostacoli e non dovrebbe incontrarne ora che Binelli Mantelli
ha sostituito Abrate alla guida dello stato maggiore Difesa.
I reparti
La nuova brigata, che dipende sul piano operativo e
funzionale dal Comando in capo della squadra navale (Cincnav), è guidata
dallo stesso contrammiraglio che è alla testa della Forza da sbarco (Comforsbarc)
ed è basata su 3 reggimenti tutti denominati San Marco in grado di
“ottimizzare la capacità di proiezione della forza da sbarco – come
recita il provvedimento della Marina – e l’incremento delle capacità di
supporto alle unità della Squadra navale” con particolare riguardo alle
Maritime Interdiction Operations, alle attività di antipirateria, Force
Protection, Harbour Protection e difesa installazioni sensibili. Lo
scopo è “conseguire la massima sinergia” tra il personale della Forza da
Sbarco e il personale specialistico addetto al Servizio Difesa
Installazioni (SDI).
“Occorre evitare che i tagli mettano in pericolo
l’operatività della Marina e la capacità di intervenire in operazioni in
Italia e all’estero” aveva detto a metà febbraio all’agenzia Adnkronos
l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, da fine gennaio Capo di stato maggiore
della Marina spiegando circa la nuova brigata che “questa è davvero una
soluzione di grande razionalizzazione. Il personale che in Marina svolge
quelle funzioni rimane lo stesso ma ciò che cambia è la maggiore
professionalizzazione del personale, che ad esempio svolge il compito di
force protection, quindi difesa e installazioni, e il personale che deve
fare sicurezza in mare”. Dunque “rimane forte e consolidata l’attività
anfibia, ci sono due elementi di organizzazione nuovi, che si
occuperanno di migliorare le nostre capacità nel settore
dell’interdizione marittima -quindi abbordaggi e sicurezza in mare- e
della sicurezza delle nostre infrastrutture contro le minacce
asimmetriche del terrorismo”.
Il Primo Reggimento San Marco è il reparto di
fucilieri di Marina a tutti noto, le cui pedine operative sono
incentrate sul Battaglione d’assalto Grado, due battaglioni Combat
Support e Combat Service Support integrati da un plotone Humint (Human
Intelligence) e da una compagnia comando e controllo per il supporto
aerotattico e fuoco. Il Secondo Reggimento San Marco è stato istituito
raggruppando le unità impiegate in compiti di Maritime Interdiction
Operations inclusi i boarding team e gli NMP (Nuclei Militari di
Protezione) a bordo di mercantili in funzione anti-pirateria. Di fatto
si tratta di una specializzazione già ben sviluppata nel Reggimento San
Marco e ora inquadrata in un’unità specifica composta da un Battaglione
Operazioni Navali e un battaglione di Force Protection entrambi su due
compagnie. Il Terzo Reggimento San Marco raggruppa invece in tre
battaglioni (Nord, Centro e Sud) le unità assegnate in tutta Italia al
Servizio difesa installazioni. Oltre ai tre reggimenti San Marco la
Brigata (che mantiene la propria sede a Brindisi) ha alle sue dipendenze
il Quartier generale, il Gruppo mezzi da sbarco, il Battaglione supporto
al comando e il Comando servizi base/Comar Brindisi del quale è prevista
breve la soppressione che vedrà un accorpamento di funzioni al
Comforsbarc che la Marina valuta possa permettere di ridurre di circa il
20 per cento il personale nella sede di Brindisi. Per di più Comforsbarc
gestirà l’intero patrimonio infrastrutturale dell’area brindisina,
reimpiegherà il personale civile di base arsenale (Maribase e Marinarsen)
di Brindisi ed espleterà l’attività di Comando di Presidio Militare. Gli
effettivi previsti sono circa 3.800 dei quali 2.500 circa assegnati
direttamente alla Brigata San Marco.
A Herat ?
Circa l’impiego in Afghanistan della brigata è
probabile che avvenga in uno degli ultimi due turni previsti nel 2014
prima del termine della missione. L’attuale rotazione che coinvolge le
brigate dell’Esercito vede gli alpini della Julia in procinto di
sostituire a Herat i colleghi della Taurinense. A settembre è prevista
la partenza della brigata Aosta e nel marzo 2014 della Sassari che
potrebbe prolungare la missione fino alla chiusura, a fine anno, oppure
venir avvicendata per questo compito da un’altra brigata. La San Marco
potrebbe inserirsi in quest’ultimo turno o al posto della Sassari
considerato che i ridotti effettivi proiettabili oltremare (comando,
supporti e Primo reggimento San Marco) saranno adeguati alle dimensioni
che il contingente italiano avrà a quell’epoca. Dopo il ritiro del
reparto da combattimento schierato a Farah (la Task Force South oggi
ribattezzata Transition Support Unit- South), previsto a settembre di
quest’anno, il contingente italiano scenderà sotto i 2.500 effettivi e
resterà in Afghanistan una sola task force tattica. I fucilieri del San
Marco, che hanno già operato in Afghanistan Occidentale presidiando
l’area calda di Bakwa e Gulistan, verrebbero integrati dalle consuete
unità specialistiche dell’Esercito (in particolare genio ed elicotteri)
e dell’Aeronautica (cacciabombardieri Amx e velivoli teleguidati
Predator). L’assegnazione all’operazione afghana non costituirebbe solo
motivo di prestigio per la neonata brigata della Marina ma consentirebbe
anche l’accesso ai fondi stanziati dal governo per le missioni
all’estero destinati ad addestrare ed equipaggiare le unità prima
dell’invio nel teatro operativo. Fondi che negli anni scorsi erano pari
a circa 5 milioni di euro per ogni brigata e che oggi potrebbero essere
più contenuti, proporzionalmente con la riduzione del contingente a
Herat, ma che in ogni caso costituiscono una preziosa risorsa specie
considerando i tagli selvaggi apportati in questi anni alla voce
Esercizio del bilancio della Difesa che finanzia anche addestramento,
carburante e manutenzioni. Da un punto di vista interforze la
costituzione della nuova Brigata Marina rappresenta un’occasione mancata
per creare una struttura congiunta con l’Esercito che inglobasse anche
il Reggimento lagunari “Serenissima”, sul piano operativo già inquadrato
per muovere col San Marco in operazioni anfibie come quella effettuata
in Libano nel 2006. L’occasione per costituire sul piano formale la
brigata anfibia interforze era del resto propizia ora che i Lagunari
stanno per lasciare la brigata Pozzuolo del Friuli, il cui scioglimento
è previsto a fine anno (al ritorno dalla missione in Libano), per venire
probabilmente assegnati alla brigata aeromobile Friuli che ovviamente
non ha specifiche competenze in operazioni anfibie.
Fonte Analisi Difesa