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Ciao Presidente, oggi, giorno di Natale, sono solo a casa, mia moglie è partita per un giro di visite parentali, mia figlia, per andarsene in giro con il ragazzo. Quindi, come era prevedibile, dopo avremi visto una cassetta video, visti i programmi che immancabilmente ogni Natale le varie TV ti ammanniscono, non ho resistito e mi sono attaccato al computer e ho pensato di dar seguito ai miei racconti di naja a puntate. Quindi, ammazza alla perseveranza, siamo arrivati alla quinta puntata: mi schiaffo dentro un CD dei Dik Dik (lo so, non è il massimo della modernità, ma queste furono le mie musiche; anzi, mi aiutano a ricordare proprio quei tempi...), e mi concentro nel ricordare i fatti di quei momenti. Siamo ancora nell'estate del 1966 ed io mi trovo in servizio alla Cp. Mortai da 120mm del Btg Anf: "Marghera" in quel di Malcontenta. Tra pochi giorni si verificherà il fatto che mi vedrà migrare al "mitico" Btg Anf. "Isonzo". Intanto la vita di caserma si svolge tra alti e bassi. Alla sera, quando i servizi me lo permettono (non dimenticate, sono un "baffo", per cui tutti i picchetti armati ordinari, PAO, nome militarizzato che approssimativamente inquadra coloro che per quella sera andranno a pulire i cessi truppa, i marmittoni della cucina, il viale centrale, le stoviglie del circolo ufficiali e sottufficiali, spaccio ed altre mirabolanti sorprese sempre in agguato), me ne fuggo a Mestre a vedermi un bel film o a strangolarmi un pizza pluristratificata, per cui risco anche a diluire la micidiale vita di caserma. Faccio amicizia con un Sergente bresciano, mi dice che da civile lavora presso una fabbrica d'armi a Gardone Valtrompia, piccolino, capelli biondo-rossicci, adetto all'armeria di Compagnia, che in occasione di un controllo mi chiama con un altro baffo a dargli una mano a riordinare l'armeria: com'è mia abitudine, ci tengo a far sempre le cose fatte per bene e quindi con l'altro, ci diamo da fare come matti ma alla fine l'armeria della Mortai è uno specchio: arriva l'ispezione ed il sergentino viene complimentato per lo stato dell'Armeria. Da quella volta, quando il nostro è caporonda, ci convoca per essere assegnati a questa: la ronda a Marghera era fantastica, ci vedevamo due film (l'accesso ai cinema era abbligatorio e gratuito), qualche bar dove scappava sempre che ti offrissero qualche cosa (più da bere che da mangiare per la verità), per cui più di qualche volta rientravamo alquanto fatti di ombre. Quando mi viene alla mente il Sergentino bresciano, la memoria è offuscata da una grande malinconia per un fatto che successe tra noi e che purtroppo non fu mai chiarito: c'era in aria la possibilità che si verificasse un controllo analitico del materiale d'armeria, così ci mettemmo con registri, calcolatrici e quant'altro a fare un bell'inventario di tutto il materiale in dotazione; una battuta tira l'altra ed io chiedo al sergente: "quanti mesi di arresti ti becchi se manca, magari, un cinturone od una fondina?". Il Sergentino mi sgrana tanto d'occhi e non vuole neanche considerare una tale evenienza ,per cui ci raccomanda di non fargli scherzi, anche perchè il furto, era diventato il passatempo preferito da gran parte dei commilitoni, quindi ci scherza su asserendo che non saremmo riusciti a portargli via neanche un'ago infilato in quel posto. Una sfida, insomma! Noi, di contro, che lo scherzo glielo volevamo fare, pensammo bene di imboscarci nelle tascone della tuta mimetica, proprio una fondina della Beretta '34, in canapa, per poi, una volta finito il lavoro e usciti dall'armeria, fargli vedere che eravamo riusciti a far scappare fuori qualche cosa sotto il suo naso. Così non fu, porca miseria. Il nostro, più furbo di quel che dava a vedere, all'uscita ci blocca e ci perquisisce sicchè saltano fuori le fondine: lui si incazza e ci assicura che con l'armeria e con la ronda abbiamo finito; noi a spiegargli che volevamo solo fargli uno scherzo e che una volta fuori dell'armeria gli avremmo reso le fondine...discussione acerba, quasi scontro, noi come due coglioni presi in flagranza di reato, lui indignato che quasi ci piangeva sopra per la fiducia impropriamente accordataci, noi, aria da "riflettiamoci su con calma", volevamo sprofondare dalla vergona di quell'atto all'apparenza, goliardico, che poi capimmo, programmato male e peggio finito, sicchè quella che era una bella amicizia si ruppe per un quì pro quò e tutt'ora dopo tanti anni nel ripensare a quella storia, mi fa male il cuore, prima di tutto per aver dato addito alla certezza d'essere gente di poca onestà e poi perchè stò sergentino bresciano di cui non mi ricordo più il cognome, era veramente un bravo ragazzo e il fatto di avergli indirizzato un torto anche se inopinato, mi è restato per tutta la vita come una spina sul cuore e sulla mia coscienza di lagunare: Amico mio, se mai Tu dovessi leggere queste righe, sappi che proprio perchè scritte dopo tanti anni, dovresti cercare di capire che esse sono vere e che mai Ti avremmo messo in una situazione negativa per colpa nostra, quindi se potrai, non dico perdonaci perchè il nostro voleva essere solo uno scherzo, ma almeno cerca di capire il nostro fare con trentacinque anni di saggezza in più,da quei tempi: Ti assicuro, se Ti riconoscerai nel racconto, contattami, perchè per me sarebbe una grande cosa rivederTi e finalmente chiudere una partita che mi ha rattristato, quando affioravano i ricordi, per Lungo tempo. Bando alle tristezze e ritorniamo a quelle sere calde dove finito di pulire marmittoni della pasta con il solo ausilio di terra e sabbia raccolta sul posto per mancanza di detersivo, dopo aver raccolto foglia per foglia dal vialetto centrale della caserma, dopo avere scrostato la cacca di una giornata, nei cessi che c'erano dietro la vecchia "Bafile", impiegando come strumenti specializzati, dei rami strappati agli alberi della caserma, ....il giusto riposo. C'era, guardando lo spaccio odierno, a destra, subito a fianco, una specie di giardinetto con fontanella-piscinetta ed annesso una specie di gazzebo-capannina dove trovavasi un distributore di Coca-Cola, un calcetto ed un gigantesco Juke-Box; ebbene, quello era divenuto il nostro punto di aggregazione, di riposo, di sogni ad occhi aperti. E giù, a raffica, senza intervalli, a metter monete da 100 lire con una delle quali si potevano ascoltare tre pezzi musicali: ed ecco, come accennavo all'inizio, uscire da Juke-Box le voci dei Dik Dik con la magnifica " "Sognando la California", le menti andavano alla famiglia, alla ragazza, alla casa, la nostalgia invadeva i cuori, qualche lacrima anche ci scappava..."cielo grigio sù, foglie gialle giù, cerco un pò di blu dove il blu non c'è....". Ma domani sera non siamo di servizio e via tutti al cinema, poi passeremo dalla Stazione di Mestre, alla Casa Rossa (Caserma della Finanza di Marghera), attraverso i binari dove ci faremo quattro risate nel vedere la fila di Canoe Terruncielle (allora alla caserema Matter, ecco perchè oggi non mi è simpatica quella impersonale caserma) che attendevano il turno per farsi una "sveltina" con le prostitute che allora vivevano con gli sfoghi giovanili dei militari per la maggior parte meridionali, perchè come diceva il mio futuro Capitano Canfora dell'Isonzo: "Noi meridionali fottiamo perchè in mente abbiamo sempre quella... voi polentoni avete in mente solo di fadigà, perciò fottete poco". Ogni uno aveva le sue idee, immaginiamoci se si potevano mettere in dubbio le idee del Capitano Canfora, comandate della Compagnia Mortai a Villa Vicentina....per cui siamo arrivati che mentre eravamo in comprensorio ad esercitarsi con il mortaio da 120 mm (pessimo soggetto), arriva il Tenente Turchi e spedisce un certo Salvagno, chioggiotto e per di più pescatore, con una scusa, da qualche altra parte e poi attacca la brutta notizia:"Quì qualcuno deve fare armi e bagagli e andarsene a Villa Vicentina". Ma dato che anche questa volta mi sono dilungato in particolari che giungono improvvisi alla mente, un pò di "suspance"...il seguito ve lo racconto la prossima puntata. Ciao, vecchiacci maledetti, abbiate fiducia, prima o poi concluderò. San Marco!!! Lagunare in congedo Dino Doveri.
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From: Cathy <Kartika85@ciaoweb.it> Subject: ..sorpresa!!!
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Caro Pierangelo, questa sera sono di buzzo buono e con un pò di tempo da dedicare alla letteratura raffinata, quindi........ beccati la quarta puntata della mia maestosa opera e come ti avevo accennato, questa, potremmo titolarla "arrivano i vecchi ovvero la calata dei barbari". Ritorniamo con la mente a quella caldissima estate del '66. Malcontenta arsa. Btg Anf. "Marghera". Stiamo armeggiando con le fasi d'istruzione al mortaio e altre cose similari, che arriva la ferale notizia:i nostri "nonni" sono di ritorno da un periodo di guardia ai cosiddeti "forti o polveriere"! La cosa ci mette in stato di allarme ed infatti a metà della mattinata, cosa mai successa, nel bel mezzo di una applicazione nel comprensorio, rientriamo in Compagnia senza nessuna spiegazione plausibile, in tutta fretta. Dopo la pulizia di rito del Mortaio, ci spediscono sopra, nelle camerate che si trovavano ai tempi, nella casermetta "A. Bafile", al secondo piano sopra la sala mensa: subito notiamo che girano per i corridoi, facce mai viste, sogghigni mefistofelici, occhiate per traverso,d a ambo le parti valutazione delle personalità che avevamo di fronte. Lo stomaco in sobbuglio, sensazione di rogne incombenti. Uno mi fa:"tu da oggi ti chiami Buffalo Bill, poi riceverai istruzioni su quanto, cosa, come e quando dovrai fare a sostegno della serena vita che da oggi comincia per noi "vecchi Lagunari". Siccome ad ogni "vecchio" viene assegnato un "baffo", per te che hai la faccia da bamboccio, ti abbiamo riservato Tizio (giuro,non mi ricordo più come si chiamava quell'essere gigantesco che mi avevano benevolmente affibiato come "nonno". Sicuramente dalla parlata, della zona di Portogruaro, più sull'uno e novanta che sull'uno e ottantacinque, voce tonante, pronto alla risata e molto scherzoso, infatti non sono mai riuscito a prenderlo sul serio), che ti farà un c..o così; adesso tu ed altri sei maledetti baffi, andate in cortile dietro la Bafile ed a braccia portate su il "vecchio" che è molto stanco dopo l'affaticante periodo ai "forti". Così, mi ricordo come fosse adesso, andammo giù in cortile dove il soggetto era disteso sugli zaini degli altri vecchi,e ce lo portammo sù,d opo prove e riprove,in camerata per distenderlo delicatamente sulla sua branda. Un particolare mi resterà sempre impresso: gli altri lo portavano a mò di ferito in battaglia, mentre io, su sua specifica richiesta, dovevo: "tenergli sollevata la testa perchè la vecchiaia poteva influire sul suo stato di salute (poteva andargli il sangue alla sua delicatissima testa) e quindi complicargli la vita al fine di raggiungere il sospirato congedo"! Ho una foto impressa da trentacinque anni, nella mente: noi sette coglioni che trasportavamo a braccia su per le scale 'sto energumero come se la sua incolumità e comodità fosse la cosa che più ci importava della vita. Da quel giorno, con buona pace di ufficiali e sottufficiali, non vi fu un attimo di tregua: fare il cubo alla mattina, il tuo ed il suo (il cubo andava fatto nella maniera in cui quando passava ad ispezionarli il sergente d'ispezione o qualche altro disgraziato sadico, e gli lasciava cadere una moneta da cento lire sulla coperta: se questa era ben tesa, la moneta rimbalzava almeno una volta in su, mentre se la coperta ed il cubo erano flosci, la moneta floppava tragicamente, ti disfacevano il cubo e dovevi rifarlo per l'ennesima volta sinchè la moneta saltava), preparare la branda la sera di entrambe, lavare le stoviglie tue e sue dopo tutti i pasti, pulire le sue scarpe ed anfibi (uno spasso....dopo una giornata estiva di marcia gli anfibi erano intrisi di sudore "santo" del Vecchio, per cui l'operazione ci diede modo anche di conoscere in anteprima l'uso della maschera anti-gas), stirare camicie e pantaloni prima che il Vecchio uscisse in libera uscita e poi tutti i servizi che appunto gli anziani non avrebbero più fatto, come scopare, lavare pavimenti (con la segatura, che se ne restava qualche scaglietta magari dietro una gamba della branda, ti ritrovavi in tabella per il prossimo PAO-picchetto armato ordinario, che in sostanza non era altro che nettar cessi, lavar marmitte, scopare il vialetto centrale dalle prime foglie autunnali che ostinatamente si erano messe in mente di cominciare a cadere come prima o dopo fanno tutte le normali foglie di questo mondo a parte quelle dei sempreverdi di cui sembrava che la caserma ne fosse "giustamente" sprovvista. Il momento tragico però arrivava alla notte: e non era uno scherzo perchè e mi ripeto, dopo una giornata di esercitazione con il mortaio, marciare, correre e quant'altro, si sentiva la neccessità di schiacciare un pisolino come Dio lo comanda.....ma i Vecchi imperversavano la notte perchè loro avevano dormito tutto il giorno imboscati di quà e di la.........quindi, gavettoni di vari e sconosciuti liquidi, girate di branda continue,d entifrici ed amenità del genere che alla fine sfocciavano nella rapprsentazione della quale ogni uno di noi si era dovuto specializzare: che faceva il Juke Box,c hi Tarzan, chi la dolce danzatrice del ventre;a me, come prima raccontavo,avevano affibbiato la "parte" di Buffalo Bill..... Vado a spiegare: i Vecchi tutti comodamente sdraiati sulle proprie brande, entravo io dentro la camerata spalancando la porta come fosse quella di un saloon texano, quindi recitavi la filastrocca "...io son Buffalo Bill, i congedi per i nonnini son vicini! Se qulacuno oserà mettere in pericolo i congedi, dovrà passare sotto il tiro delle mie pistole. Buona notte nonnini, i congedi son vicini". Finito di recitare 'sta cretinata dovevo alternativamente saltare sopra una branda,s trisciare sotto un'altra, così via sino ad avere impegnato tutte e dico tutte le brande della camerata, naturalmente sparando di quà e di la con le mani a guisa di revolver, agli immaginari pellerossa che avrebbero potuto danneggiare i congedi dei nonnini, urlando come un forsennato "muori brutto Apache (e quì di solito veniva nominato un ufficiale od un sottuff. in grande auge), schiatta muso rosso (altro nome, magari il ministro della Difesa), bang, bang, fiiii, bang, sfissssc, ecc. ecc., sinchè arrivavo all'ultima branda quindi con un balzo e ci riuscivo sempre, mi arrampicavo sulla mensola metallica sopra la branda dove erano sistemati gli zaini quadrati, e da li soffiavo sulle punte dei due indici, pardon, sulle canne delle Colt, per espellerne il fumo di tanti colpi, come si vede in tutti i film western che si rispettino e terminavo finalmente 'sta indegnità recitando: a morte tutte le schifose firme! Generalmente la schiera dei nonni era soddisfatta della mia prestazione sicchè riuscivo a cavarmela con una sola esibizione. Per notte. Tutte le notti. Io mi son sempre chiesto perchè riuscivo a sopportare sempre bene questo tipo di cretinate senza nessuna reazione? E chi mi conosce sa che ho un caratterino mica male; comunque mi sono anche risposto: perchè mi ci divertivo anch'io! Al culmine della sarabanda, era venuta in uso un altro tipo di cerimonia: appena suonato il silenzio dovevamo agghindarci nelle seguenti condizioni, cose che a raccontarle adesso c'è da vergognarsi seriamente: dunque, calzettoni lunghi ed anfibi di tela, mutende della naja, le cosiddette mutande tattiche, guanti di lana, torso nudo, elmetto con candela accesa fissata in cima, vanghetto tattico; così conciati in quattro baffi per volta andavamo a passo di marcia a presentare i vanghetti, pardon, le armi, a tutti i nonni, quindi prelevare un nonno che portavamo, con tutta la branda, non racconto mai bugie, sino agli orinatoi, dove il nostro, mollemente sdraiato sempre i branda sollevava con fare affaticato il lenzuolo e da li orinava in direzione del cesso del quale lo avevamo messo vicino e di fronte. Quindi ritornavamo in processione nella camerata dove con estrema delicatezza deponevamo il soggetto e ce ne andavamo finalmente, ma non prima di aver recitato la solita filastrocca "buona notte nonnini,i congedi son vicini.......ecc. ecc.". Quando 'sta rappresentazione veniva richiesta verso le due o le tre della notte....bhè...lo ammetto, pure a me passava la voglia di riderci su. Non ci rise su una notte il mio confinante di branda, certo baffo che di cognome faceva Secco e da civile era nelle ferrovie di Mestre mi sembra come apprendista macchinista, quando alla seconda richiesta da parte di un nonno di una seconda rappresentazione, con estrema calma prelevò il vanghetto che era infilato nello zaino appeso dietro la branda e glielo scagliò in direzione della porta sulla quale questo era affacciato,con tanta rabbia ed energia che mezza porta di legno e compensato andò in frantumi: fortunatamente la sua era una cattiva mira ed il vecchio è tuttora vivo. Il Secco fu prelevato tosto e spedito in CPR per qulche giorno,c omunque notammo le incursioni notturne diminuirono sensibilmente e dopo la tragica messinscena della cosiddetta "comunione", (i nostri,forse rattristati e frastornati dalla faccenda del vanghetto scagliato ad altezza testa, ridimensionarono la faccenda della fetta di patata lasciata a maturare per giorni nelle orine dei vecchi, in sostanza la cara e vecchia "comunione" di militar memoria, portando una variazione alla preparazione, usando poi dell'aceto e del buon vecchio pepe e peperoncino messicano. Ha! Cosa non si sarebbe poi fatto, per un venghetto volante! Il mio periodo al Btg. Anf. "Marghera" riserva ancora qualche fatto eclatante e pure un'inopinato ed inprevedibile trasferimento al Btg Anf. "Isonzo" in quel di Villa Vicentina, il nome è una garanzia, chiamata anche da i più estroversi, VILLA TRISTE! Ciao a tutti e non temete, ci sarà un seguito. So che in fondo in fondo, ma tanto in fondo, mi amate. Lagunare Dino Doveri.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- From: "Frank Suha" <pmcmssr@yahoo.com> --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Caro Pierangelo, Ho chiuso il precedente scritto praticamente a "vestizione lagunare" compiuta ed è appena il secondo giorno che mi trovo presso il Btg. Anf. Marghera,sarà circa la fine del Luglio '66. Veniamo a sapere che il Comandante della compagnia Mortai da 120 è un certo Capitano Maddalena, figura piuttosto evanescente, perchè non lo vediamo mai; c'è o non c'è? Praticamente il facente funzione di comandante di compagnia era il Tenente Turchi, persona,mi sembrava amodino, non sbraitava mai, molto misurato, signorile, molto compreso nella sua veste di insegnante di "tecnica mortaistica"; evidentemente il suo regno era l'aula di insegnamento dove cercava di immettere nelle nostre testacce dure, come funzionava e agiva il mortaio; parabola, bomba P.E.P.A., parallellismo, azimuth, cariche aggiuntive, falso scopo.....tutti termini che ci venivano con pazienza estrema, ripetuti decine di volte, ma era dura, ce ne fregava assai a noi di queste cose. Ma Dio vede e provvede.... Intanto notiamo che l'atmosfera cambia: i "nonni" (pochi per la verità, infatti scopriamo che il grosso è a fare la guardia ai cosiddetti "forti o polveriere", quei due o tre gatti che sono rimasti in compagnia attendono vigliaccamente di essere sostenuti nelle loro future scorribande ,dagli altri il cui ritorno ci viene illustrato come una delle sette piaghe d'Egitto), cominciano a reclamare ciò che gli spetta: il nostro sudore ed il nostro sangue di miti "baffetti" freschi di CAR. Si cominicia la bagarre con un paio di "girate" per notte, (ribaltamento totale del materasso, con il legittimo occupante disteso nel sonno, cosicchè ti trovavi a pancia in giù, tra il telo della branda ed il materasso che ti stava dopo, sopra), poi era in uso, appena finito di mangiare, lavare le stoviglie tue e quelle del "vecchio"; altra rottura di palle era costituita del lucidare le scarpe e gli anfibi del nostro amico, ma tutto si manteneva statico in attesa che arrivassero gli altri vecchi dalla polveriera: eravamo in attesa di un qualche cosa che cominciavamo a temere più della morte. Un buon diavolaccio di Sottotenete di complemento, certo Bordon,c he Dio vegli sempre su di Lui, per quanto bravo ragazzo si è dimostrato quando poteva romperci le ossa ed invece non fece, ci introdusse assieme al quel figlio di buona donna e che poi si rivelò quasi come un fratello maggiore, l'allora Sergente Stefano Elisei, alla conoscenza in diretta del leggendario "Mortaio Pesante da 120 mm". La "Bestia" era, lucido d'olio, in tutta la sua fulgida pesantezza, anzi erano mi sembra, sei pezzi, montati in armeria e corredati di zaini portapezzo, congeno di puntamento, paline ed accessori varii, in un'ordine e pulizia sconvolgenti, non un capello, non un granello di polvere, tutto allineato, tutto perfettamente collocato con cura maniacale: e la "Bestia" era lì che ci spettava, composto dai suoi tre pezzi: piastra, bipiede e che Dio lo maledica, il cosiddeto "tubo" o bocca da fuoco! Cominciamo a smontarlo e a spupazzarcelo per capire come sarebbe dovuto essere da noi, poveri diavoli, trasportato; durante questa operazione capiamo subito che il "bimbo" ha una inusitata caratteristica:è strà di là di pesante. Da quel giorno, ogni giorno che Dio mandava sulla terra, ce lo siamo caricato sulle spalle e via in "comprensorio" ad imparare a cosa serviva e come avrebbe dovuto funzionare 'sto affare; incominciai ad avere con 'sto attrezzo, un rapporto d'amore e odio: odio perchè 'sto maledetto,quando marciavi, pesava sempre di più, amore perchè il Sergente Elisei ci aveva convinti che con quell'affare noi mortaisti saremmo stati gli angeli custodi, in un'azione di guerra,dei nostri fratelli di naja assaltatori durante uno sbarco, per cui avremmo dovute divenire così bravi che di noi si doveva dire che "spaccavamo il culo ai passeri", metafora per metterci in testa che la precisione di tiro, da allora, doveva rimanere il nostro unico scopo di vita. Poi vi era la componente della velocità con cui dovevamo assemblare in batteria la "Bestia": quindi ininterrotte serie di arrivi sul posto e assemblaggio del pezzo con tanto di presa di tempo; siamo riusciti,dopo questa portentosa cura di Elisei, a montare il pezzo pronto per il fuoco, in "bolla" e quindi in perfetto essetto, in pochissimi secondi! Cominiciava in noi a formarsi l'idea di cosa si voleva da uno che si fregiava con la qualifica di "Lagunare": non si voleva il meglio...si voleva di più! Quindi, sbudellati da una mattinata di "monta e smonta",q uando qualcuno riteneva che eravamo prossimi all'ammutinamento, ci caricavamo in spalla, (maledetto il "tubo" che ti faceva ondeggiare durante la marcia, maledetto per la postura curva che ti trinciava i muscoli della schiena, maledetto per i suoi 30 Kg che a ogni passo aumentavano non si è mai ben capito perchè) e rientravamo in caserma, non prima di aver ricevuto, passando davanti alla palazzina del Comando di Battaglione, il fatidico e inesorabile ordine "diii....corsa!". Ecco, lì, in quella situazione, stanchi,sudati, provati da una mattinata di "cura Elisei", in pieno Luglio-Agosto,con 'sto pindolo sulle spalle che ti faceva ondeggiare con il pericolo di perdere l'equilibrio da un momento all'altro, io penso che molti di noi saranno stati vicino all'infrangere con un atto inconsulto, quello che è il confine tra il bene ed il male: la soppressione fisica di un essere umano, se esseri umani si potevano considerare i varii Elisei, Berto, Sergenti maledetti, ecc. ecc. Eppure è durante quelle esperienze che ho capito cosa voleva significare (e quì non me se ne voglia se dico che ormai a tutt'oggi è scomparso),lo "Spirito Lagunare". Altro personaggio di triste ricordo, nell'ottica di allora, certo Sottotente Morosini,si diceva che fosse discendente dei Morosini anche Dogi di Venezia, per cui ti voleva far veder lui chi erano 'sti Morosini e questo si concretizzava nel farci metter in tuta da combattimento, quindi ci portava a passo di marcia cosidetto "alla Lagunare", (che poi era un mezzo andamento da "marcia" olimpionica), sino all'entrata della polveriera di Malcontenta, poi ci faceva deviare a sinistra verso Fusina e da lì un bel "diii..corsa", in tuta da combattimento, anfibi di cuoio, e naturalmente basco e fazzoletto,finchè tra vomiti, bestemmie, e promesse di aspettarlo fuori della caserma per regolarizzare il tutto alle vie di fatto, semprechè Lui non avesse voluti avvalersi dei gradi superiori,( cosa che poi, non avvenne mai), la corsa terminava per poi rientrare in caserma sempre con passo alla Lagunare. Morosini..Morosini... Dopo la cura descritta, magari andavi a vedere i cosiddetti "servizi" e come era ovvio nella tua condizione di "stramaledetto baffo", ti scoprivi che quella notte eri stato designato per la tua prima guardia! La mia prima, ma proprio prima prima, vista la mia condizione di evidente e spaventosa stanchezza, qualcuno stabilì di farmi fare il primo turno, alla guardia della cassaforte del Battaglione, nel corridoio degli uffici del Comando: quella fu la prima ed unica volta in cui provai e,porca la peppa.....ci riuscii,a dormire in piedi. Con il mento appoggiato ad un fazzoletto da naso più volte ripiegato perchè facesse da tampone, posto sulla punta della baionetta del Garand appoggiato a terra, rivolto come "il dormitore angolare di fantozziana memoria" verso l'angolo tra due lati del suddetto corridoio, in questa posizione, io sono tutt'ora convinto di essere riuscito, magari per pochi secondi alla volta, di dormire in piedi. Cari e numerosi lettori delle mie avventure militari,anche per questa volta un presentimento mi spinge a pensare che vi ho già portato sull'orlo dell'autosoppressione fisica, per cui stabilisco di risparmiarvi, PER ORA, ulteriori racconti di questa storia vissuta da tutti i Lagunari e vi rimando al prossimo,diciamo così, capitolo, che vorrei titolare:"la calata dei barbari ovvero arrivano i vecchi....". Ciao a tutti i Lagunari e al Presidente della Sez. di Bargamo, vecchia pellaccia, Pierangelo Zanotti, con un sincero San Marco! Lagunare Dino Doveri.
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From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@tiscalinet.it> Spero di rivedervi presto, anche se il lavoro mi assorbe sempre parecchio, sopratutto da settembre in poi, un saluto a tutti gli amici Lagunari di Bergamo e d'Italia. San Marco !!!!!!
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From: "Gianluca Frinchillucci" <gfrinc@hotmail.com>
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From: "Elio Mazzocato" <e_mazzocato@libero.it>
Cari amici dell'ALTA, sono contento di comunicarvi che il maggiore del USMC John Manza è riuscito a ritrovare il suo amico, l'ufficiale del Rgt. San Marco. Ricorderete la mail del maggiore di qualche tempo fa (21 maggio 2001). Quindi possiamo dire missione compiuta. Cordiali saluti Mazzocato Riccardo.
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From: "Dino Doveri" <d.doveri@libero.it> Ciao Pierangelo, Presidente della Sezione ALTA di Bergamo. Sono il Lagunare Dino Doveri e per quelli che non mi conoscono,sono quello che ha scritto la puntata precedente del 10 Giugno u.s.e che aveva come argomento il primo giorno d'arrivo al Reggimento, nel 1966. A dirla qui, in parole povere,contrariamente a quello che speravo, nessun contatto è scaturito, ne per ricordare i tempi passati, ne per eventualmente disquisire su quanto era tra le righe, raccontato. É anche vero,come Tu mi dicevi, che non tutti i Lagunari usano Internet e se anche vi fosse un uso da parte dei nostri, nella media, è proverbiale la scarsa propensione nel dialogo per una "forma mentis" ,che li vede in tutt'altre faccende,affaccendati. Per cui insisto! ...."É passata la prima notte per noi "baffetti" al Marghera.Tutto è nuovo, tutto è diverso dal CAR;si teme di non sentire gli ordini a mezzo tromba, si teme di non capire gli usi che qui vigono, ci si guarda attorno per assorbire il più istantaneamente possibile, i nomi,i luoghi, le manie, le particolarità:..ma qui com'è la disciplina?...e con le libere uscite?...e con le licenze?...ma 'sti "nonni" sono poi così terribili?...ed i superiori in grado (cioè tutti) come sono? Così via per interminabili momenti ma tanto non serve a niente perchè ad ogni impatto è una nuova esperienza, una sorpresa. Senza tante cerimonie,come ho saputo si usava in altri Battaglioni, ci danno il "basco nero",a nzi due, accompagnati da due fregi da basco in filo giallo "Corona-Ancora-Fucili" che dobbiamo cucirci sopra nel tempo massimo non oltre il dopo rancio; ci consegnano invece,come fossero reliquie, sei coppie di MAO da polsino, un MAO da camicia estiva, uno strano paio di calzature in tela, ibrido manufatto con alcune somiglianze a stivali da acqua alta e da scarpe da pallacanestro (siamo nel 1966); quattro fori rivettati fanno bella mostra sulla suola! Noi, a domandarci a cosa caspiterina potessero servire: ci soccorre come sempre, l'onnipotente, l'onisciente "nonno" che ci degna di racconti di "sbarchi" descritti con una ferocia tale che quello visto sul film "Salvate il Soldato Ryan" diventa una cosa da "canoe". A proposito di "canoe", il temine proprio, ci era totalmente nuovo, riuscivamo a mala pena ad interpretare quella gergale parola dandogli un significato che andava dal "diverso" al "sottoprodotto dell'Esercito", dall "inutile"all'"infimo" ma una cosa ci entrò subito in testa: anche noi eravamo stati "canoe", ma da quel giorno, quel Leone di San Marco sfavillante sul MAO che dovevamo portare come unica mostrina, (anche quì il Lagunare era differente dalla "canoa" che ne portava due e sul colletto), ci consentiva di chiamarci e farci chiamare "Lagunare"! Un ultimo oggetto ci consegnano prima di farci scattare di nuovo alle camerate:il foulard da collo del Reggimento Lagunari "Serenissima"! Ci sentiamo il cuore gonfio di emozione, orgoglio e ammirazione ed una malcelata commozione nel divenire assegnatari di quel incomparabile distintivo:ancor oggi mi sembra di sentire l'emozione nel rigirarmi tra le mani il serico tessuto rosso-oro con quel bellissimo simbolo che ricordava la potenza della Serenissima Repubblica di Venezia e la commozione che mi assaliva leggendo quel motto stampato sopra e che poi mi accompagnerà per tutta la vita:"...come lo scoglio infrango,come l'onda travolgo...". Via di corsa in camerata a fare le sartine. Mi accorgo che il basco nero non è un basco, ma un copricapo che ha tutte le caratteristiche dei berretti che si vedevano nei documentari di guerra, portati da marinai tedeschi, con le cuciture esterne che tenevano insieme la parte superiore e le tre fasce laterali, il tutto corredato da due, io le ho sempre chiamate "cordelle", lunghissime che arrivavano oltre il collo della camicia, quasi sulle spalle. Ci dissero che il regolamento prevedeva di portare il basco in oggetto, calcato orrizzontalmente sopra le sopraciglia e quindi energica virata sulla destra sino a coprire l'orecchio: cosa impossibile perchè la fattura e la foggia erano tali che il basco bisognava portarlo, e qui scopro un termine nuovo, alla "Marò". Bèh, solo per raccontarvi un'altra mezza giornata, vi ho annoiato per altre ulteriori molteplici righe, ma quando mi metto a ripensare a quei tempi e al vissuto relativo, mi faccio prendere la mano dal voler descrivere i pensieri ed i particolari. Ciao, tra un altro breve periodo, vi do il seguito; resta ovviamente valevole sempre l'invito a commentare e ad agganciarsi al racconto sino ad adesso esteso, con il racconto delle proprie esperienze, naturalmente indirizzate al Sito ufficiale della Sezione ALTA di Bergamo, che come avrete constatato di persona,è la più completa e interessante. San Marco!!! Lagunare Dino Doveri.
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From: "Dino Doveri" <d.doveri@libero.it> Ciao Presidente, sono il Lagunare in congedo Dino Doveri, 2° 66 (quindi nato nel 1946), C.A.R. a Pesaro iniziato il 06-06-66, dopo, spedito al cosiddetto reggimento in Luglio 66, breve tappa al Comando di Reggimento alla "Pepe" del Lido, apertura del portellone dell'MTP che ci portava dal Tronchetto o Marittima che sia, al Lido, con effetto scenografico di grande impatto: ci aspettava sulla riva a gambe divaricate e battendo pigramente ma deciso, all'uso degli inglesi, una specie di frustino o tale io lo immaginai, un ufficiale con una toppa nera ad un occhio a guisa dei pirati dei film d'avventura! Per noi super baffi, una visione terrificante. Già il fatto che i Lagunari che ci erano venuti a prendere con i mezzi a Mestre, calzavano il "mitico" basco nero, per noi che indossavamo la maledetta "tecia" canoa color caki, era già leggenda di appartenenza a chissà che anda di esaltati di corpi speciali.....ci metteva in una situazione di attesa e panico indicibile, vedere 'sto tizio che sembrava trasudare voglia di consumarci lì, vivi e ancora caldi, accellerò la necessità di alcuni di noi di espletare urgentemente le funzioni corporali che ci trascinavamo sin da Pesaro. Breve sosta per venire primariamente innaffiati dai "vecchi" del Lido con tutto quello che c'era di liquido a portata di mano, quindi assunzione di un ributtante rancio condito con l'ingestione del fregio in plastica nera del Rgt. Pavia C.A.R., attesa snervante sotto il sole, per darci la definitiva destinazione. A me toccò di andare al Btg. Anf. Marghera a Malcontenta. Ricondotti a Mestre e caricati a mo di bestiame sui camion per Malcontenta, venimmo sbarcati davanti allo spaccio. Quando aprirono tendone e sponda, ci si presentò la visione più apocalittica della nostra storia di baffi. Sopratutto ci fecero una impressione boia i vecchi: appena rientrati da chissà quale durissimo addestramento, con le mimetiche bisunte e lacerate in più parti, sporchi sudati,a lcuni con il fazzoletto nero, altri con il fazzoletto tradizionale,i l basco nero sulle ventitre, noi che eravamo tutti belli lindi e azzimati da CAR,non volevamo neanche scendere dai camion. I degenerati ci aspettavano con le posate in mano al fine di mangiarci lì, prestamente. Abituati al CAR dove non andavi neanche al cesso se non inquadrati, vedere questi che se ne andavano in giro per la caserma frammischiati a Caporali Maggiori ed ai Sergenti alla bighellona, senza ordine, senza inquadramento ci fece temere il peggio: non un ufficiale od al limite un sottufficiale che ci difendesse dagli assalti di quei allupati da bolgia dantesca. Quindi si presenta un Maresciallo e ci da incarico e destinazione di Compagnia. Sempre "fortunello" io; mi dice che sono assegnato all'incarico 110, Compagnia Mortai! Chiedo in giro, mi dicono che incarico 110 vuol dire farsi un c..o niente male anzi,il massimo. Scopro che il 110 equivale a Mortaista da 120 mm. Mi favoleggiano di addestramenti con dure e lunghe marce il tutto corredato di questo infame pezzo del Mortaio da 120 che uno dice pesa 30, l'altro 40, un altro ancora 50 Kili. Qualcuno parla del comandante di Compagnia,c erto Capitano Maddalena che per passatempo mangia i bambini,altri mi raccontano del Sergente Elisei mortaista, descritto come un distruttore di baffi e maledetto militare firmaiolo. Cominciano a venirmi i peli dritti. A remengo quella volta che mi hanno mandato presso 'sta banda di impazziti, maledetta sfortuna persistente, a remengo i Lagunari e tutte le storie che mi avevano raccontato su di essi e che mi avevano entusiasmato nella consapevolezza di andare a far parte di uno dei più pregiati ed "atipici" corpi dell'Esercito. Nel mio intimo stabilisco che quì si fa la fine del sorcio, anzi del castoro che è un animale anfibio. Andiamo in camerata alla Bafile, non dopo aver salutato il Leoncino posto su di una colonnetta a sinistra entrando, almeno una ventina di volte: i vecchi dal balcone sopra l'entrata dirigon con grande passione tutte 'ste manovre, alla fine arrivo all'agognata branda con il recondito convincimento che avrei dormito. Un Sergente, certo Osvaldo Berto, mi ordina di fare da piantone fuori della porta della camerata per le prime tre ore di riposo e se qualche vecchio tenta di entrare, mi ordina di andare a chiamare l'ufficiale di picchetto. Rientrano i "nonni" dalla libera uscita, mi vedono più rincoglionito dal sonno che mai,s anno che il momento e molto delicato, cincischiano, qualche parola per minacciare ritorsioni o altro, ridono,rompono le p...e ma poi se ne vanno in branda. All'una vado a chiamare un altro che mi dia il cambio; mi viene da vomitare da quanto stanco sono, mi appisolo,sento urla,grida, tonfi su per il muro, poi il sonno ha la meglio e mi addormento non prima di aver raccomandato l'anima a qualche santo. Se fossi stato più pratico della faccenda mi sarei raccomandato l'anima a San Marco che come tutti i Lagunari imparano dopo, ha fatto parte come cappellano militare di un non meglio identificato Comado che stà molto in alto, anzi, altissimo. Adesso mi fermo perché faccio fatica a coordinare i ricordi ma al più presto vi do appuntamento per il seguito: tutta la naja. Se qualche lagunare in congedo od in servizio si ricorda esperienze simili o vuol intervenire, io rispondo a tutti. Ovviamente se qualche fratello di naja si colloca nel contesto sin qui descritto e vuole contattarmi, sono disponibilissimo a colloquiare. San Marco!!! Lagunare Dino Doveri
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From: "John Manza" <john.manza@jtf6.bliss.army.mil> Io sono americano e mi chiamo Giovanni Manza. Vorrei trovare un mio amico italiano. Questo amico si chiama "Guiseppe Panebianco". Il signor Panebianco è o è stato un ufficiale nel San Marco Battaglione.
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From: "Stefano Comisso" <xyvjoec@tin.it> C.le Stefano Comisso Abbiamo subito accontentato la richiesta del C.le Comisso alla pagina delle Immagini dei Baffi. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
From: "Marco Macera" <marco.macera@tiscalinet.it>
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From: "Elio Mazzocato" <e_mazzocato@libero.it>
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From: "Federico Salis" <cinese_2000@libero.it> | ||
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