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I MESTIERI CON LE STELLETTEFatica e avventura, vite da lagunari
Laguna di Venezia. Si supera su di un ponticello malfermo il corso d' acqua che taglia l' isola di Sant' Andrea mentre la Nikon di Walter Meloni spara a raffica su una squadra di uomini del Reggimento Lagunari «Serenissima» che nell' acqua si sono infilati sin oltre le ginocchia. «Adesso siamo in esercitazione ma in situazioni operative reali la notte o il cattivo tempo con nebbia oppure pioggia e stravento - spiega il colonnello comandante, Stefano Petrassi - è la condizione ideale per colpire il nemico che ha allentato la sorveglianza...». Gli fa eco il tenente colonnello Giovanni Parmiggiani: «Bisogna vincere la naturale repulsione dell' acqua fredda e del fango, compagni quasi inseparabili delle nostre operazioni». E scorrono immagini di gente ricoperta di mota o immersa in verdastre pozzangherone. Infatti l' acqua, le terre mobili delle paludi, i canneti e le «fangazze», regni di bisce, rane, zanzare e di più nobili fenicotteri e selvatici, costituiscono il mondo ideale di soldati che ai tempi della Repubblica veneziana erano imbarcati sulle navi della flotta, ma in anni più recenti (ad esempio durante la Grande Guerra) hanno avuto il compito di difendere il litorale nordorientale e in quelli della Guerra fredda di fronteggiare una possibile invasione dai Paesi comunisti. Caduta la cortina di ferro i lagunari, in attesa della costituenda brigata anfibia (lagunari e fanti di marina del San Marco), sono entrati a far parte della brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli e con essa sono andati in Iraq dove hanno pattugliato le storiche rive dell' Eufrate e resistito nel fortino di «White Horse» all' assedio delle milizie islamiche. Ad arruolamento locale sino a quando la leva è stata in vigore (erano quasi tutti giovani di Venezia, Rovigo e Padova), il reggimento è diventato un' unità specializzata nella quale confluiscono giovanotti (solo undici ragazze, una di esse, l' aiutante di sanità Agata Balestri, il giorno dell' attentato a Nassiriya ci hanno detto che piangendo ha continuato per ore a lavorare fra le macerie) che arrivano soprattutto dal Meridione. Un migliaio in tutto, i lagunari dividono le proprie forze fra il comando di Mestre, la sede del battaglione alla Malcontenta e la base di Sant' Andrea. A disposizione armi e materiali finalmente di buon livello dopo anni di vacche magre (si temeva persino lo scioglimento e c' era chi le mute da sub se le comprava in proprio), previsto un addestramento meticoloso (due mesi intensi per diventare lagunare, venti settimane per entrare nell' élite degli esploratori) che può anche comportare corsi simili a quelli delle Forze speciali e dei reparti di ricognizione lontana: lanci dagli elicotteri, assalti anfibi con i barchini e i gommoni, sbarchi dagli AAV 7 (mastodontici cingolati in grado di navigare), incursioni subacquee... «Lavorare in condizioni difficili ed operare in missioni reali pericolose - spiega il colonnello Petrassi - esalta l' amicizia, la solidarietà di gruppo. Lo spirito di corpo fa il resto». Gli fa eco un caporale: «E' vero quel che dice il colonnello, però lo stress gioca brutti scherzi. Provi lei a vivere 24 ore su 24 gomito a gomito per mesi. Non è così raro che si finisca col litigare». Poi, ridendo, ammette: «Però finisce che gli stessi con cui hai sbraitato, ti mancano quando vanno in licenza, magari solo per non poterli mandare in mona, come dicono da queste parti». Fra le difficoltà da affrontare gli scogli burocratici, lo stipendio di certo non alto quando non si è in missione, il precariato di chi è volontario a ferma breve, i guai di salute specie nel medio e lungo periodo, i problemi per la lontananza dalla famiglia... I corsi di sopravvivenza, inoltre, esaltano inventiva, astuzia oltre che sangue freddo e resistenza. Nel «negozio» che ci hanno preparato (si scherza sul locale dove sono state sistemate in mostra le attrezzature principali in dotazione) il caporal maggiore scelto Davide Papa, da otto anni nei lagunari, illustra come si confezioni una bussola con una lametta magnetizzata, come un preservativo possa diventare una borraccia (quasi un litro d' acqua!), come si possa trasformare lo zaino in un salvagente. La panoplia subacquea è invece pertinenza del maresciallo Guido Alessandro, palermitano, 42 anni, istruttore, esperienza con gli incursori di Marina e veterano dell' Antartide con le missioni dell' Enea, nel tempo libero appassionato esploratore di relitti sottomarini. Quindi non solo guerrieri che vivono di rancio (buono, servito dal catering anche se c' è chi rimpiange le spaghettate fuori orario di un tempo) e di armi sofisticate. «Parecchi lagunari - dice ancora Petrassi - riescono ad andare all' università sia pure con evidenti difficoltà nella frequenza, molti si perfezionano o studiano l' inglese, strumento indispensabile a tutti i livelli, specie nelle missioni all' estero». Ramazzotti Giuseppe | ||||||
. | Estratto dal Corriere della Sera, 10 giugno 2005. | ||||||
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