L'aiuto da parte degli ex dell'Alta: «Sono loro i nostri eredi»

 Il morale dei Lagunari provenienti dalle due caserme di Mestre e Venezia, secondo i loro ufficiali, è alto. Il fatto di avere veri e propri alloggiamenti, mentre nel 2006 dovevano ripararsi in tenda, gli ottimi rapporti con la popolazione e l’alto grado di preparazione raggiunto dagli eredi dei «Fanti da Mar» della Serenissima sono un buono scudo verso le insidie che il teatro mediorientale tradizionalmente riserva alle forze occidentali che vi si presentino. La grande incognita sarà il grado di copertura che i nostri militari potranno avere in Libano in caso di turbolenze nella zona. Se infatti in Iraq e Afganistan la copertura aerea americana era totale, qui, sotto le bandiere dell’Onu, le forze non hanno alcun tipo di «ombrello» da parte dei caccia, espressamente vietati da Israele nella trattativa che ha portato alla presenza dell’Onu. Ma oltre a essere eredi dei «Fanti da Mar» i Lagunari sono eredi anche dei «nonni» che erano Lagunari con l’esercito di leva, quando il Serenissima era (lo è stato fino al 1994, quando si temettero derive leghiste) un reggimento esclusivamente veneto. «Noi pensiamo a questi nostri eredi - spiega Gan Paolo Saltini, presidente nazionale dell’Associazione lagunari truppe anfibie (Alta) - preoccupati per il clima in cui operano. Supportiamo le loro famiglie anche psicologicamente: sanno di poter contare sempre si di noi». «Siamo molto legati agli attuali lagunari - rilanciano Leonardo Sautariello (Alta Marghera) e Livio Eolo Londei (Alta Mestre) - abbiamo organizzato ritrovi e anche l’ultimo dell’anno con le famiglie dei militari in missione in cui abbiamo creato collegamenti con il Libano per farci gli auguri».