2) fori nel ghiaccio ed immersioni

 

Abbiamo iniziato a fare immersioni dai fori, sempre per fare campionamenti sia del sedimento del fondale che di animali, vertebrati ed invertebrati, nonostante le mie innumerevoli immersioni sotto i ghiacci è sempre una grande emozione, si entra in questo tunnel di ghiaccio del diametro di un metro e mezzo e profondo quanto lo strato di Pack che generalmente è di due metri, e poi sotto nel buio più assoluto.

Iniziata la discesa gli occhi si cominciano ad abituare al buio ed ecco apparire i primi massi che caratterizzano il fondale Antartico, l'adrenalina è al massimo e ti aiuta a non percepire la morsa del freddo. Arrivato sul fondo appaiono le prime forme di vita, stelle marine di dimensioni inimmaginabili, spugne e alghe mai viste, pesci stranissimi che mi circondano incuriositi, si capisce che non sono abituati alla presenza dell'uomo, addirittura si lasciano toccare, e ho quasi dei sensi di colpa a catturare qualche campione a beneficio dei ricercatori.

Dopo mezz'ora inizio la risalita, l'unico vincolo con la superficie è la mia braga e la luce circolare del foro da dove sono entrato poco prima, quasi mi dispiace abbandonare quel mondo unico nel mondo della subacquea, l'unico rumore è l'aria che espiro dal mio erogatore, ma la morsa del freddo comincia a farsi sentire, soprattutto  nelle estremità del mio corpo, le mani e i piedi diventano quasi insensibili, le mie labbra non le sento più già da qualche minuto, è proprio ora di risalire!

La risalita deve essere lenta e carica di  attenzioni; il controllo della velocità, scaricando l'aria del gav e della muta stagna, una manovra errata potrebbe farmi rovinare sullo strato di ghiaccio che forma il Pack marino, non si può lasciare nulla al caso! A tre metri, quindi appena sotto l'apertura del foro sulla Banchisa, mi fermo per qualche minuto, in modo da espellere tramite la respirazione l'azoto disciolto nel sangue, terminata questa operazione entro nel tunnel di ghiaccio e riemergo in superficie dove il mio  collega mi accoglie con un gran sorriso, e grazie a lui, che mi ha tenuto la braga per tutta l'immersione che ho potuto effettuare quest'ennesima immersione in Antartide, ci siamo fatti dei segnali convenzionali per tutta l'immersione, ha rappresentato l'unica garanzia di non perdermi sotto i ghiacci, l’unico contatto con il mondo esterno, l’unico contatto con la vita.

Per fare il nostro mestiere bisogna avere una grande fiducia e stima l'uno dell'altro e come al solito la fiducia riposta nel collega/amico non è stata tradita. Grazie a queste persone e alla preparazione fisica e professionale che posso avere il privilegio di essere uno dei pochi uomini al mondo che si è immerso sotto i ghiacci  dell'Antartide. A presto.

San Marco!

Guido

 

dicembre 2007

 

 

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