Hamidullah
Una storia per il vostro Natale
Nell'infermeria della Fob a Bala Baluk, in Afghanistan opera il medico tenente colonnello Andrea Polo. Ne vede di tutti i colori, come tutti i medici. Ma il caso di un bimbo che ha in cura l'ha colpito i modo particolare. Ci ha mandato alcuni versi, che noi volentieri pubblichiamo:
Hamidullah
In un mondo che non è mondo è nato, che nessuno sapeva, un bimbo dagli occhi pieni di cielo.
Per l’ingiustizia che conosco è senza scarpe di una povertà che spaventa, scalzo in questo deserto che non piove come la speranza che non è tra queste dune secche e montagne spoglie.
Un sasso gli ha fatto un buco in un piede e per la miseria è diventato una caverna, adesso un incubo per i sogni che a volte si posa tra le lenzuola di un bianco pregiato.
Visione crudele che fa tremare per chi la vede e scappa, è un bambino innocente che non può più giocare che morirà se non curato, non amato del suo viso che ha perso il sorriso.
Di suo padre come lui morente di speranze perdute, di sua madre che non conosco per i muri di culture si diverse che l’amore non ha volo che la felicità cosi triste ha perso gli occhi.
Ma il cielo è uno solo per il mondo e sopra questi deserti afghani neri è la bellezza senza veli, senza eguali ancor vergine senza specchi per quante luci vostre che non sono luce che sviano gli sguardi come le palle colorate per chi le posa su abeti morti.
Io cammino tra questi deserti in questo tempo santo e tra le sabbie aride calpesto occhi che non vedono, che non hanno mai visto.
Ma Natale non è ancora stanco che ancora verrà e allora non è tardi per alzare lo sguardo per Hamidullah ormai nella vostra strada del suo mondo che non sapevate per la luce dell’amore che è del cielo solo uno, sopra le vostre vite e sarà volo.
Andrea Polo