In molti la pensano così, qui nella base di Bala Baluk, ultimo pezzo di terra dell’Afghanistan italiano. I soprannomi in ambiente militare sono molto diffusi: c’è “micio”, “don” e “baffo”, che racchiude un po’ tutti perché indica il sottoposto di qualcuno e, tra i graduati, c’è sempre un sottoposto di qualcuno.
Ma questo è particolare, perché Bulldozer non si ferma davanti a niente e nessuno.
Leggenda narra che il sergente maggiore Fiore Damiano è sempre pronto ad accendere fuochi e fornelli per cucinare pasti caldi ai suoi commilitoni. Anche alle due del mattino.
Da qui, l’epiteto che non lascia dubbi. E fa bene Bulldozer a non fermarsi, perché qui le criticità sono tante. A partire dal mangiare. Il comandante della F.O.B., Luigi Puce, ci ha spiegato che è grazie a lui che si è riusciti a trascorrere le festività natalizie con pranzo e cena degni di tradizione, visto che ha messo da parte come fa un buon padre di famiglia, pasta, pesce e qualche bottiglia di vino.
Già perché a Bala Baluk nulla è dato per scontato. La mattina non c’è il latte, e si è costretti ad accontentarsi del thè, il caffè è affidato alla buona volontà di alcuni, mentre il pane è un optional di cui si può fare benissimo a meno, perché qui non arriva. “Non c’è neanche la coca-cola!”, esclama Nino, un sottufficiale originario della provincia di Messina che vive a Venezia.
Non solo il rischio della vita, ma sono anche queste le difficoltà che devono fronteggiare i nostri militari in uno degli avamposti più a rischio. Certamente non ci sono tutti i confort di una base, dove ci sono incarichi e competenze comunque diverse, come l’internet point, o la sala telefoni.
Il lavandino dell’infermeria perde da un tubo, i bagni sono insufficienti: otto per oltre 200 persone e spesso si intasano. Anche per i cani c’è poco spazio.
Tango dell’unità cinofila deve correre nell’area Z.A.E., la zona atterraggio elicotteri, quando ovviamente questi non arrivano o decollano. Di notte, abbiamo fatto un giro nelle tende e anche lì ci sarebbe da pensare. Brande ovunque, qualcuna anche con una tela protettiva, una sorta di baldacchino.
Chiediamo cos’è e ci risponde un giovane sergente che ci spiega che è un riparo dagli insetti e dai ragni-cammello che pure qui si trovano. Una tenda gonfiabile di queste costa all’incirca 18 mila euro, e basti pensare che con 15 mila ci si può costruire un’intera palazzina, da queste parti, affermano dalla base.
Anche su questo dobbiamo riflettere.