Il Ministro della Difesa On. Ignazio La Russa ha presenziato oggi alla cerimonia di cambio
tra la brigata alpina Julia e la brigata paracadutisti Folgore alla guida del Regional Command West
Uno sforzo eccezionale prodotto su un’area grande quanto l’Italia del nord con molti risultati all’attivo: zone un tempo infestate dagli insorti oggi pacificate e ripopolate di vita, oltre un centinaio i progetti di sviluppo, migliaia i poliziotti e soldati afgani addestrati, centinaia gli ordigni disinnescati dal genio con risultati tra i migliori di tutta ISAF.
La dottrina “italo-Petraeus” come il generale Bellacicco ama chiamare il lavoro dei suoi 8000 uomini sul terreno ha portato, nel solco tracciato dai predecessori, ottimi risultati.
La scelta di porre la città di Herat tra le aree che accederanno alla transizione ne è il risultato più brillante.
Mettere la popolazione al centro degli sforzi, coinvolgere le comunità e i leader locali nell’affrontare i problemi (governance), usare flessibilità senza rinunciare ad essere determinati, adoperare le armi solo se attaccati e quando necessario, realizzare i progetti di ricostruzione tramite ditte locali affidabili.
Un sistema graduale che ha avuto nell’area del Gulistan la sua più brillante attuazione. Il Gulistan un’area che, al confine con l’Helmand vedeva anni addietro una attiva presenza di insurgent e dove l’azione di “clear” prima e di supporto, attenzione e collaborazione poi ne hanno cambiato il volto.
Con la sicurezza riprende lo sviluppo, la vita. A Bakwa, gli alpini hanno riaperto un bazar chiuso da dieci anni, un indice di normalità, uno dei tanti colti in sei mesi. “La riapertura del bazar –spiega il Generale di Brigata Bellacicco comandante del Regional Command West – colpisce gli insorti più di dieci bombardamenti. E’ la vita economica che riprende, la paura che si dissolve”.
Un impegno degli alpini del 7° coadiuvati dalle forze di sicurezza che con la loro azione dimostrano l’attenzione del Governo fin nelle più remote lande.
A nord, a Bala Murghab, gli alpini dell’8° hanno proseguito sulla strada di chi li ha preceduti con il lavoro diuturno, “shona ba shona” con gli afgani, nell’assicurare un’area stabile e incamminata verso lo sviluppo. Operazioni dinamiche hanno portato all’ulteriore allargamento della bolla con la costituzione della sedicesima COP “Croma”. I meeting con la popolazione, l’attenzione alle loro esigenze, il supporto ai loro bisogni ha stimolato l’economia dell’area, economia vitale nel processo di sviluppo della nazione.
Chiave del successo dell’operazione è stata la partnership instaurata con i militari del dell’esercito afgano schierati a Bala Murghab, che ha portato al consolidamento di un sistema di capisaldi e trincee a protezione della zona sicura che hanno sistematicamente respinto in numerosissime occasioni gli attacchi degli insorti.
Particolarmente intensa l’attività nelle aree di Shindand e di Farah dove gli alpini del 5° e i lagunari del “Serenissima”, con la collaborazione qualificata dell’esercito afgano e delle forze di polizia ha operato in diverse attività di contrasto all’insorgenza. Attività che hanno permesso di assicurare alla giustizia decine di insugent.
In occasione di un’alluvione che a febbraio ha colpito la valle di Zeerko poi, gli alpini si sono intervenuti quali prima cellula di risposta portando immediatamente soccorso a oltre 6000 sfollati.
Il PRT di Herat è stato additato dalla dirigenza di ISAF come un esempio da seguire per la puntualità dell’operato e per la capacità di coinvolgere la classe dirigente locale nella progettazione e nella realizzazione di quanto serve alla popolazione locale.
Il risultato conseguito di elezione della città di Herat alla fase della transizione non può essere disgiunto dall’operato degli artiglieri del 3°.
Missione complessa quella della Julia, impegnativa e segnata dalla perdita di tre commilitoni, missione che ha ricevuto, alla sua conclusione oggi 04 aprile 2011 il plauso del Ministro della Difesa italiano e del comandante di ISAF, generale Petraeus che ha voluto con la sua presenza non dovuta alla cerimonia del cambio dimostrare l’apprezzamento per il lavoro svolto dalla generale Bellacicco e dai suoi uomini.