Video della missione iSaf
(Per gentile concessione di YouReporter)
17 febbraio
I Lagunari abruzzesi in Afghanistan
TG3 Regionale - Abruzzo
(12,5 Mb)
24 febbraio
Afghanistan, i Ch47 Chinook chiamati ad un duro lavoro
(6,56 Mb)
Sono i giganti dell'aria tra gli elicotteri. Raramente li si sono visti operativi come sullo scacchiere afghano, dove la loro sagoma, imponente è molto famigliare, almeno dai tempi del Vietnam.
I ch 47, i Chinook, sono nell'esercito italiano ormai da oltre 30 anni, ma restano fondamentali.
Qui si muovono in continuazione, li abbiamo visti alla base di Herat, a quella di Farah, nostri o americani. E scaricano gli oltre 30 soldati che riescono a contenere ciscuno, ovunque, muovendosi spesso in coppia.
È impressionante salire su questi bestioni, per assistere alle operazioni di manutenzione, che impegnano a fondo ed in continuazione tecnici ed equipaggi. Piloti e personale dei Ch47 si impegnano con il loro lavoro senza sosta, i cieli afghani continuano ad essere solcati dai loro caratteristici doppi rotori, operazione dopo operazione. Che, con gli "insurgent" che non danno tregua e mettono in gravi difficoltà la coalizione, certo non mancano.
Immagini di Angelo Cimarosti
25 febbraio
Afghanistan, Lagunari a Farah: la vita vista dall'altana
(2,20 Mb)
C'è un posto, nelle basi in Afghanistan, che si trova più al confine degli altri. Si tratta delle altane, le torrette dove chi sta di guardia deve garantire una parte consistente della sicurezza dei suoi colleghi.
A Farah Ida, primo caporal maggiore, di Vasto, e Vincenzo, suo parigrado nei Lagunari, di Palermo, sono già da alcune ore in un turno, prima che a coprire questo ruolo importantissimo arrivino a dar loro il campo degli altri soldati. Da un lato c'è la grande concentrazione. Inutile dire che, assieme agli uomini che escono per le operazioni, il loro sia un compito esposto. Soprattutto si tratta di soldati che sanno cosa devono fare per prevenire possibili pericoli, per dare l'allarme in caso di minaccia reale, e per rispondere se necessario.
Nel frattempo, dalla loro altana, in un venerdì, giorno di festa, la vita quotidiana di Farah scorre come in un film, con una luce bellissima. Sullo sfondo una moschea, una delle poche cose ad avere tonalità diverse nella gamma delle mille sfumature brune e bruno rossicce dell'Afghanistan. Passano continuamente moto e motocarrozzette, il mezzo di locomozione più comune da queste parti.
Giovani, anziani, un via vai continuo. E bambini, che come in ogni parte di mondo, giocano senza sosta con un pallone. Ida dice che è diverso da quello delle altre volte. Nulla sfugge ai soldati sull'altana. Soprattutto la vita che passa, lungo la strada di Farah.
Immagini di Angelo Cimarosti
27 febbraio
Afghanistan, quando arrivano le bambine
(10,206 Mb)
Le leggi tribali, le abitudini di secoli, ancora più che la shari'a, relegano le donne in Afganistan ad uno stato di sottomissione assoluta. questo si riflette anche negli aiuti. Impossibile per l'Isaf imporre regole senza una compartecipazione dei villaggi, della popolazione. Tutte le volte che qualche riformatore , si badi bene afghano, ha cercato di migliorare la condizione della donna , è andato incontro a rivolte, pagando con la vita o la deposizione dal potere.
L'approccio dell'Isaf e dei PRt (i team di ricostruzione di ogni singola provincia), non può che essere graduale.
Lo si vede anche dalle piccole cose, come nella distribuzione di regali ad una scuola. La stessa società afghana favorisce automaticamente i bambini sulle bambine. I Lagunari , nel villaggio di Janacan, provincia di Farah, hanno cercato comunque di distribuire equamente gli aiuti anche a loro.
Immagini di Angelo Cimarosti
1 marzo
Afghanistan: ecco per chi rischiamo la vita
(13,20 Mb)
La morte del tenente Ranzani è avvenuta durante una attività umanitaria per un villaggio, aiuti medici. Gli italiani in forza all'Isaf svolgono questo genere di operazioni quotidianamente, partendo da tutte le basi di competenza. Per esempio 24 ore prima nel distretto di Farah, dove ci sono i Lagunari al comando del colonnello Giovanni Parmiggiani, è stato distribuito materiale scolastico in un piccolo villaggio. Un'attività comunque non esente da rischi.
Immagini di Angelo Cimarosti
3 marzo
Afghanistan: Lince, un pezzo d'Italia a 4 ruote
(10,90 Mb)
Li vediamo sempre nei telegiornali, sono quasi un simbolo per le missioni italiane, in particolare quella in Afghanistan. I Lince, con le loro 7 tonnellate blindate, sono stati studiati per proteggere il più possibile i cinque soldati che trasportano. Proprio per questo motivo i famigerati ied, gli ordigni improvvisati, sono sempre più potenti, perché si tratta di un mezzo di trasporto che resiste ad esplosioni potenti.
Nessun mezzo comunque riesce ad essere di sicuro in senso assoluto, questo deve essere chiaro. Anche il fatto che assieme alle nostre perdite ci siano dei feriti, significa che comunque la protezione in qualche modo funziona anche negli attentati più devastanti. Ma il limite di sicurezza si abbassa. Basta vedere gli impressionanti mezzi in dotazione esercito Americano, sempre più pesanti e tecnologicamente avanzati.
Tra gli uomini essenziali, nelle missioni, c'è il "rallista", come ad esempio "Holly", il nickname di Marco, lagunare, 26 anni, di Ciampino. Holly fa anche da "vigile", con fischietto per bloccare auto che si possano inserire nel convoglio. E, soprattutto, ha cuore e cervello collegati per aiutare i suoi colleghi, poco più sotto. Perché il Lince è un pezzo d'Italia su 4 ruote, sulle strade dell' Afghanistan.
Immagini di Angelo Cimarosti
8 marzo
Afghanistan, Lagunari nella fortezza di Alessandro
(6,61Mb)
Dalla distanza questi sono solo muri, giganteschi, di fango. Sembra che non contengano nulla, e che il Lince italiano si stia muovendo nel deserto. Ma le mura dei giganti non contengono il vuoto, come può sembrare. Contengono i 2300 anni di storia della cittadella di Farah, fondata da Alessandro Magno. Quando i Lagunari si muovono tra sabbia e cielo, tra fango e vento, lo fanno nel silenzio di 23 secoli di storia.
L'Afghanistan è anche questo. E' il fascino che attirerebbe qualsiasi viaggiatore, un po' Chatwin, un po' Belzoni. Ma questa non è una terra per turisti. Essere qui, serve per capire il paese, ad occidente dell'Afganistan, non lontano dal confine di quella che fu la Persia: questo luogo ci spiega quando questo incrocio di civiltà è importante strategicamente. Se no non ci sarebbero passati Greci e Sassanidi, Savafidi, Timuridi e gli eserciti di Gengis Kahn, quelli di Tamerlano fino agli Hotaki nel '700 e qui siamo già in quello che sarà l'Afghanistan moderno.
Trent'anni fa i sovietici, di cui rimangono questi blindati e cingolati, ridotti a carcasse. Un monito di quanto sia impossibile conquistare il territorio senza il consenso delle etnie locali. Loro si dissoleveranno in ruggine. Resteranno solo le mura di fango della cittadella di Farah Immagini di Angelo Cimarosti
Afghanistan, la ricostruzione di un esercito
(7,83 Mb)
Il tenente italiano dei Lagunari dà gli ordini in inglese. L'interprete li traduce in pashto. L'Anp (Afghan National Police) la polizia afghana, e l'Ana (Afghan National Army), l'esercito locale, prova e riprova, con i nostri soldati, l'irruzione in una casa.
Linguaggi, abitudini, armamento, tutto è diverso, tutto è in contrasto. Eppure questo è il "mentoring", ossia l'assistenza che la missione multinazionale dell'Isaf cerca di dare alle forze afghane, perché queste si reggano sulle proprie gambe e siano in grado di tenere in mano un paese in guerra ormai da 30 anni. D'altronde Robert Gates, il segretario alla Difesa Usa dice che le forze americane sono "ben posizionate" per lasciare entro il 2014 il paese con una cornice di sicurezza adeguata tra le forze afghane appositamente formate.
Certo, fa una certa impressione vedere i pick - up con i nastri di munizionamento pronti all'interno della nostra base a Farah. La sfida delle forze Nato, in fondo, sta tutta qui. Di qualcuno bisogna pure fidarsi per iniziare ad uscire da una situazione in cui gli eserciti americano e occidentali sono impegnati da 10 anni. Ma la sfida va giocata. Non sappiamo se sia questa una delle strade per la "exit strategy", ma senza questo passo non si va da nessuna parte.
C'è un molto orgoglio nei combattenti pashtun, come capita anche con i tagiki. Non si tratta di insegnare a fare la guerra a chi ce l'ha nel sangue. Ma coordinarsi con le forze straniere, avere dei metodi più efficaci. Per far sì che andati via gli elicotteri le strade non cadano di nuovo nell'anarchia.
Immagini di Angelo Cimarosti
11 marzo
Afghanistan: Lagunari, sullo "scoglio" di Farah
(7,47 Mb)
Le tradizioni dei Lagunari servono per sentirsi vicini a casa e uniti tra uomini e donne soldato in missione. Così nella base di Farah, in Afghanistan, può capitare di trovare Salizzada San Marco, Calle del Prete, la chiesa-tenda di San Marco con una reliquia da Venezia e uno spirito di corpo di grande tradizione.
Immagini di Angelo Cimarosti
12 aprile
Lagunari: basco verde solca le onde del deserto
(7,22 Mb)
Dall'Afghanistan a Venezia, sono tornati in Italia i Lagunari. Per sei mesi hanno presidiato una delle zone più pericolose. E per loro a fine missione una sorpresa, il nuovo basco verde.
Il servizio di Ferdinando Avarina per Rete Veneta Tg Padova