Cari militari del contingente italiano UNIFIL,
l'iniziativa che il Ministero della Difesa ha condiviso con il Ministero della Pubblica Istruzione "La pace si fa a scuola" mi offre l'occasione di rivolgermi direttamente a voi grazie ai moderni strumenti della comunicazione. Strumenti che consentiranno alle mie parole di raggiungervi rapidamente ovunque vi troviate, in Patria o all'estero, nelle missioni per la pace alle quali tanti di voi hanno dato, e continuano a dare, il loro contributo di volontà, di impegno professionale, di solidarietà, di umanità.
L'iniziativa ci offre l'opportunità di allargare l'interesse e la partecipazione intorno ai temi della pace, della libertà, del rispetto dei diritti umani, estendendo i nostri orizzonti al mondo della scuola, a quello dei volontari civili, italiani e di tanti altri Paesi.
Voi state operando per costruire quella pace. Un impegno straordinario al quale l'Italia è chiamata dal progetto di società che, nell'articolo 11 della Carta Costituzionale, ci chiede di rifiutare la guerra come mezzo di composizione delle controversie tra i popoli e, contemporaneamente, di spenderci in difesa della pace promuovendo e partecipando alle organizzazioni internazionali che perseguono questo ideale.
"La pace si fa a scuola", dunque, e voi, che i banchi di scuola li avete lasciati da poco per abbracciare la professione militare, state mettendo in atto questo grande progetto teso a contribuire agli obiettivi ambiziosi della Comunità Internazionale. Così fate, da anni, in tante aree di crisi in tutto il mondo. Così fate in Libano, puntando a consolidare la sovranità di quello Stato, affinché possa esercitare il pieno controllo sul proprio territorio.
La nostra volontà, la nostra ispirazione e determinazione che l'articolo 11 ha definitivamente scolpito nella nostra Costituzione, deve purtroppo, ogni giorno, fare i conti con la realtà di un mondo che pacifico non è.
E' anche compito del nostro Paese, perciò, adoperarsi fattivamente per il raggiungimento di un ordine internazionale che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Per questo dobbiamo essere in grado di utilizzare le nostre risorse militari per affrontare tutte le sfide e i rischi che gravano sulla sicurezza nostra e del sistema internazionale nel quale siamo inseriti.
Questo vale ovunque la pace sia in pericolo ma innanzitutto nella regione nella quale la geografia e la storia hanno collocato il nostro Paese.
Ricorrendo ad un esempio, ho sempre affermato che ciò equivale a partecipare allo spegnimento degli incendi che divampano nel campo del vicino, guidati dalla consapevolezza e dalla preoccupazione che le fiamme non raggiungano anche il nostro campo. Questo è il senso della nostra partecipazione alla missione ONU in Libano.
Tutto questo si chiama solidarietà, si chiama impegno civile, si chiama desiderio di consegnare alle generazioni che verranno un mondo migliore, libero dai veleni della violenza, del terrorismo, della sopraffazione.
La pace è figlia dell'unità delle Nazioni di tutto il mondo. E la prova che la Nazioni Unite hanno dato di fronte alla crisi libanese è un augurio per una azione internazionale sempre più forte ed incisiva, perché sorretta da comuni valori di pace, solidarietà e reciproca fiducia.
Quei valori che voi difendete in quella terra per mandato della Repubblica e con l'apprezzamento di tutti gli italiani, apprezzamento rappresentato nel voto corale del Parlamento.
Questo è anche un modo per trasmettere con l'esempio un messaggio importante: la difesa dei deboli e della convivenza civile è il fine della nostra azione, il fine dell'azione delle nostre Forze Armate. Trasmettere questo messaggio attraverso un comportamento coerente ed imparziale è un fattore di forza per una missione militare che è a favore della pace.
A partire dall'iniziativa "la pace si fa a scuola" vi invito perciò a mantenere un contatto costante con il mondo della scuola, perché la vostra dedizione, la vostra sensibilità, il vostro comportamento coerente e il vostro rispetto per la vita umana, possano alimentare la nascita di fermenti nuovi e innescare circuiti virtuosi di sicuro effetto per la pace ed il benessere di tutti i popoli del mondo. Dimostrerete così che indossare l'uniforme e cercare la pace non è un paradosso, ma la condizione ordinaria delle nostre Forze Armate.