Missione
Leonte 14
18 luglio 2013
libano, punto nevralgico mediorientale
Riflessione sulla situazione politica e di sicurezza nel Sector West di UNIFIL
Sullo scacchiere mediorientale, il Libano gioca certamente un ruolo di primo piano sotto molteplici punti di vista sia in riferimento alla sua politica interna sia in rapporto all’incertezza del contesto regionale. In questo quadro, la visita compiuta nel sud del Paese, nell’area di responsabilità italiana del Sector West di UNIFIL, da maggio 2013 sotto il comando del generale di Brigata Vasco Angelotti che guida la Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” nell’Operazione “LEONTE 14”, ha fornito l’occasione per comprendere alcune delle principali dinamiche in atto. In base al mandato della Risoluzione 1701, UNIFIL ha tre compiti fondamentali nello spazio che va dal fiume Litani alla Blue Line, ossia monitorare la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele, promuovendo il processo politico; supportare le Forze Armate Libanesi (LAF) dispiegate nel sud; e assistere la popolazione civile attraverso la realizzazione di progetti CIMIC e Quick Impact Project. Si tratta, quindi, di una presenza che fa leva su due livelli, quello militare e quello politico, tendenti entrambi verso un unico obiettivo: il raggiungimento della pace politica tra Libano e Israele. La percezione generale delinea una condizione di calma apparente nel sud, che paradossalmente rappresenta oggi la regione più stabile del Paese. Tuttavia, esiste il rischio costante che le tensioni possano riesplodere se opportunamente alimentate dalle parti. Sono due le prospettive da cui guardare per fornire un’analisi del contesto attuale libanese. Da una parte, l’incertezza del quadro politico interno, dove si riscontra una complessa rete di attori, dai partiti politici alla popolazione, dalle autorità politiche a quelle religiose, dai rifugiati siriani ai campi profughi palestinesi, da Hezbollah alle LAF e alle Forze Armate israeliane, fino ad arrivare ai media. La situazione è resa ancora più instabile a causa della mancanza di un governo centrale, dal momento che dopo le dimissioni del Primo Ministro Mikati avvenute a marzo, il Premier incaricato Salam non è ancora riuscito a formare un Gabinetto. Inoltre, il disaccordo politico sulla nuova legge elettorale ha portato al rinvio delle elezioni parlamentari, inizialmente fissate per giugno, ed ora previste per la fine del 2014. Dall’altra parte, rivestono un’enorme importanza le azioni di due attori esterni, Israele e Siria. Per quanto riguarda il primo, le criticità maggiori sono quelle legate alla demarcazione della “Blue Line”, ossia la linea armistiziale che segna il ripiegamento delle forze israeliane dopo la crisi del 2000. Si tratta di una questione delicata che deve contare sul consenso di entrambe le parti e che viene discussa nell’ambito del forum tripartito (composto dal Force Commander di UNIFIL e dai rappresentanti di LAF e IDF). Ad oggi si è concordata la posizione di circa 250 Blue Pillar su un totale di circa 500 punti ritenuti necessari per coprire i 120 km della linea. Esistono poi i rischi connessi all’esportazione in Libano della crisi siriana, come dimostrato dal recente intervento di Hezbollah a fianco delle forze del Presidente Assad per la riconquista della città di Qusayr, a 10 km dal confine con il Libano. Per Hezbollah si è trattato di evitare una situazione di accerchiamento, visto che la città si trova sull’asse di passaggio degli aiuti iraniani al partito, che passano con difficoltà dai porti libanesi del sud dopo la guerra del 2006 e l’arrivo dei caschi blu. Mentre per Damasco, Qusayr rappresenta la continuità territoriale che va dalla capitale ai porti di Latakia e Tartus nel nord, dove attraccano navi russe e iraniane. L’azione di Hezbollah ha contribuito a minare il già precario equilibrio politico interno e ha portato lo stesso Presidente della Repubblica Suleiman a esprimerne la sua ferma condanna. La situazione attuale ha anche intaccato la disponibilità delle LAF a sud che sono state ridispiegate verso aree maggiormente sensibili, quali Sidone, Beirut, Tripoli e la valle della Beeka. Tuttavia, nonostante tali difficoltà, gli obiettivi raggiunti finora da UNIFIL sono ritenuti soddisfacenti, sia dal punto di vista militare sia sotto il profilo umanitario. I costanti contatti con le autorità civili e religiose fanno sì che il consenso locale alla missione sia alto e che le sue attività siano apprezzate e sostenute. Nel quadro del Libano del sud, UNIFIL svolge una funzione fondamentale di equilibrio, ma molto dipende e dipenderà dalla volontà delle singole parti a voler procedere sulla strada della normalizzazione. Alla luce delle preoccupanti dinamiche che interessano il resto del Libano, la percezione diffusa è che il Sector West rappresenti ora la regione più tranquilla del Paese, considerato che, per ovvi motivi, non c’è interesse a creare nuovi focolai d’instabilità anche in quest’area. Una donazione di medicinali, destinati alle attività di Medical Care del Contingente italiano in Libano, è stato fatto pervenire dalla rappresentanza di Gorizia e Trieste del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. I medicinali verranno impiegati dai sanitari militari dei caschi blu italiani durante le attività di assistenza alla popolazione che quotidianamente vengono effettuate in tutto il Settore di competenza italiano. La rappresentanza di Gorizia e Trieste fa parte della Delegazione del Triveneto ed è retta dal Comm. Giorgio Miccoli, che ha fatto pervenire al Generale Vasco Angelotti, Comandante del Contingente Italiano e del Sector West di UNIFIL, una lettera con la quale sottolinea l’apprezzamento per le attività svolte dai caschi blu italiani e dei militari della Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, attualmente a guida della Operazione “Leonte 14”. La “Pozzuolo del Friuli” è già stata decorata con medaglia d’oro al merito dell’Ordine Cavalleresco ed è al suo quarto mandato nel Sud del Libano.
Testo e immagini gentile concessione di Ilaria Ierep (Cybernaua)
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