La città di Tiro è stata, oggi, teatro di un incontro tra gli amministratori pubblici locali e il generale di brigata Flaviano Godio, comandante del Settore Multinazionale Ovest di Unifil. Un appuntamento promosso dal presidente delle municipalità di Tiro, Abdel Mohssen Hussieni, a cui hanno partecipato circa 20 sindaci delle municipalità, oltre a rappresentati di organizzazioni non governative impegnate in progetti di cooperazione nel sud del Libano, e al console onorario d’Italia a Tiro, Ahmad Seklawi.
In apertura dei lavori, Abdel Mohssen Hussieni ha ricordato l’impegno profuso dai soldati italiani per realizzare attività a sostegno della popolazione locale. “Noi sappiamo apprezzare voi italiani, e, questo, perché avete saputo conquistare i nostri cuori – ha detto Abdel Mohssen Hussieni -. Ci avete offerto, e continuate a offrirci, il sostegno e l’amore di cui abbiamo bisogno. Voi siete qui per la pace e per realizzare dei progetti di ricostruzione e di sviluppo”. “Quando vi definisco miei figli – ha aggiunto - lo faccio nella consapevolezza che siete delle persone che meritano la massima stima, e questo indipendentemente dalla storia che lega i nostri due popoli”.
“Permettemi di dire che qui mi sento a casa – ha commentato il generale Godio -. Sono venuto in Libano sereno e consapevole di quanto i cavalieri della Pozzuolo avevano saputo fare nella prima missione. Ora, come allora, sono tre gli attori nel sud del Libano: Unifil, Forze armate e autorità libanesi e la popolazione locale. Quello che posso affermare e che sicuramente la presenza di Unifil, in questi due anni, ha contribuito molto alla stabilità di quest’area, e un segno tangibile della ritrovata fiducia sono i numerosi lavori in corso che si vedono ovunque, sia nelle costruzioni private sia nelle infrastrutture quali, ad esempio, le strade”.
Il generale Godio, rivolgendosi ai sindaci delle municipalità di Tiro, ha, quindi, affermato che “la nostra più grande gratificazione è vedere che siamo in grado di assicurare stabilità e sicurezza. L’impegno che mi assumo, a nome di tutti gli uomini e le donne che ho l’onore di comandare, è che nei prossimi sei mesi tutti noi faremo il possibile per assicurare il rispetto della Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”.