LA CALOTTA La calotta nasce in Francia circa 300 anni fa e prende il nome dal tipo di copricapo (calottina o papalina) indossato dal capo calotta durante le riunioni. Sul finire del diciottesimo secolo la calotta diventa esclusivamente militare ed è l'insieme degli Ufficiali subalterni con a capo un capocalotta per ogni reggimento; lo scopo è quello di giudicare, con il consiglio di calotta, il contegno degli U. subalterni e di aiutare i nuovi assegnati ad ambientarsi. Successivamente, nell'esercito italiano, la calotta mantiene e corregge nel proprio ambito le questioni riguardanti i succitati Ufficiali sia per la condotta privata che per i fatti d'onore. Così si ottiene una rigorosa vigilanza dei subalterni più anziani sui più giovani per evitare errori di comportamento e, se lievi, di correggere eventuali manchevolezze dei più inesperti sia nello svolgimento dei servizio che nel comportamento non coerente con lo spirito di corpo. Il capo calotta ha la facoltà d'intervenire per piccole mancanze ed è autorizzato altrimenti a conferire direttamente con il Comandante di Corpo ed è di diritto il Ten. d'Accademia (non C.te di compagnia) o il S. ten. più anziano in assenza del primo. La calotta ha insomma finalità correttive ed educative del comportamento dei giovani Ufficiali anche per aspetti formali che contribuivano a formare l'immagine dell' Ufficiale .....aveva gli anfibi allacciati correttamente (cioè con lacci non incrociati ma paralleli per consentire di togliere la calzatura velocemente)? Ingrassati e lucidati? I pantaloni della tuta mimetica erano risvoltati nel modo giusto e fermo? .....il cinturone aveva le fibbie lucide ed era ben stretto? ...il foulard del Corpo era indossato correttamente? ... sapeva dare gli ordini con fermezza e decisione e con giusta iniziativa? riconoscere itinerari, località e particolari topografici? Ho citato degli esempi che ho vissuto; il subalterno cioè doveva essere l'immagine dell'Ufficiale bello, pulito e ordinato sempre (anche se era tornato alle 04 da una pattuglia in gommone alla foce dell'ISONZO) al quale si poteva chiedere tutto, dalla serietà e competenza tecnica professionale alla capacità ginnica e sportiva e di gestione di piccoli reparti anche in situazioni di emergenza. Infatti il capo calotta ed il consiglio seguono e coltivano il comportamento dei giovani U. sia nell'osservanza dei regolamenti che dello spirito di Corpo nel servizio e nei rapporti con gli altri Ufficiali mostrando la via da seguire con l'esempio e la guida esperta. Gli interventi correttivi (ovviamente non d'interesse del Comandante) potevano comprendere reprimende verbali elo citazioni all'attenzione della calotta riunita compensate a volte da provvedimenti volontari di offerta di una bottiglia al circolo o di ripetizione di servizi di giornata malcondotti o di partecipazione volontaria a riunioni conviviali goliardiche dei subalterni. Ora la calotta quasi è scomparsa; eppure il reclutamento su base volontaria professionale ed il necessario recupero di valori etici che cominciano a sbiadirsi, renderebbe importante la funzione ( più aderente ed informale) della calotta per la divulgazione, tra quasi pari grado, di valori professionali etici, di senso della responsabilità e della correttezza dei rapporti che la conoscenza e le esperienze dei più anziani potrebbero mettere a disposizione dei più giovani. Ritengo importante ed opportuno un rapporto "informale" di mediazioni tra i livelli gerarchici diversi di cui si sta trattando che, anzi, dovrebbe essere ripristinato al più presto. Il capo calotta organizzava, con il consenso preventivo (a volte imposto dallo stesso) del C.te di Corpo, riunioni conviviali che costituivano motivo di contatto e di conoscenza tra le famiglie e di amalgama tra gli Ufficiali stessi. Il capo calotta con la moglie o la fidanzata accoglieva gli ospiti all'ingresso del circolo e gli Ufficiali subalterni curavano l'organizzazione e si preoccupavano che ogni ospite si ritenesse a suo agio. Il capo calotta con i suoi colleghi (per la circostanza) erano i padroni di casa ed indossava la calotta con i colori del Corpo (per i lagunari a spicchi gialli e rossi). A questi incontri il Comandante e la consorte erano invitati e ricevuti all'ingresso del circolo dal capo calotta. Ora si osservano le leggi ed i regolamenti, ma l'esempio pratico dei colleghi più anziani viene molto prima ed è più immediato perché comprende i primi ed anche le esperienze di vita dei secondi che proprio perché esempi in carne ed ossa sono più considerati. Il rispetto della dignità lo prescrive la legge ma si insegna con l'esempio; la correttezza del comportamento nel dettaglio del rapporti con altri si deve vedere cosi come l'imparzialità che viste praticate valgono anche più che lette e scritte. Anche nel settore pubblico si è appannata la coscienza dell'importanza del senso morale e della condivisione e partecipazione dei colleghi e dipendenti. Infatti, sorgono modalità di comportamento definite in protocolli e codici di buona condotta per orientare il modo di agire anche in situazioni di emergenza per una riflessione morale su ciò che si fa e come si fa. Come subalterno prima e capo calotta dopo ho sperimentato l'importanza di un riferimento all'ISONZO prima e come Comandante poi. Il contatto reciproco con il Comandante ha sempre consentito la migliore soluzione per la vita e l'educazione dei più giovani costituendo un'amalgama di valori condivisi e ricercati da tutti. Gen. Arnaldo Cappellini Già 34° C.te del "SERENISSIMA" e 42° C.te del "NEMBO" |