CHI ERA GIUSEPPE MIRAGLIA
Visto che voci sulla dismissione da parte del nostro Reparto della base di Sant’Andrea ricorrono sempre più frequenti sia sulla stampa che in ambienti amministrativi veneziani,
pur tuttavia noi sempre ossequiosi verso la ufficialità a divenire e non ancora manifestata tangibilmente da nessuno, siamo però sollecitati e comunque motivati a causa del clima d’incertezza del futuro, ma soprattutto per l’amore che portiamo per i luoghi calcati da Lagunari, nel soffermarci su una porzione di storia del luogo e degli uomini che come soldati vi soggiornarono in tempi eroici.
In particolare sulla figura di Giuseppe Miraglia, al quale la Caserma dei Lagunari è dedicata.
Giuseppe Miraglia nasce il 21 giungo del 1883 a San Petito, piccola frazione di Lugo di Romagna.
Elena Mazzarini, lughese e di famiglia nobile, e Nicola Miraglia i di lui genitori. Il padre, tra gli altri prestigiosi incarichi, rivestirà nel 1896 l’incarico di Direttore Generale del Banco di Napoli, istituto di credito in quel momento in brutte acque ma salvato dal crollo proprio dall’energica direzione del Miraglia.
Fin dall’età giovanile Giuseppe Miraglia è fortemente attratto dalla vita militare. Il 15 Aprile 1900, è ammesso in qualità di “allievo”, alla Regia Accademia Navale di Livorno.
Come guardiamarina presta servizio sulla Regia Nave “Amerigo Vespucci”.
Sempre con lo stesso grado verrà imbarcato sulle corazzate “Andrea Doria”, “Dandolo” ed “Eugenio Filiberto”.
Nel 1906 raggiunge il grado di Sottotenente di Vascello e verrà assegnato sulla torpediniera “Dogali”. Lo vediamo poi in servizio sulla corazzata “Vittorio Emanuele”, sull’incrociatore “Aretusa” e nave cisterna “Sterope”.
Dal 1911 al 1912 Miraglia presterà servizio con imbarco sulla torpediniera “Liguria”, sul rimorchiatore d’altura “Ercole”, sull’incerociatore “ Lombardia” ed ancora sulla “Vittorio Emanuele”, quindi sulla torpediniera “Curtatone” e parteciperà alla guerra italo-turca imbarcato sull’incrociatore “Goito”.
Viene promosso a Tenente di Vascello nel 1912 e con questo grado sarà assegnato all’incrociatore “Vettor Pisani”.
Intanto agli albori dell’avventura aeronautica iniziata poco addietro dai Fratelli Wright nel 1903, anche in Italia vengono organizzati una serie di circuito aerei che indurranno Miraglia alla passione per il volo.
Il 17 marzo 1914 il T.V. Giuseppe Miraglia è assegnato su domanda, alla neo costituita Scuola Aviazione di Venezia.
La Scuola Aviazione di Venezia può essere fatta datare dagli ultimi mesi del 1912, quando si cominciarono i lavori all‘Arsenale Militare di Venezia e dove si predisporrà per l’ufficiale collocazione della “Regia Scuola di Aviazione”.
Nel 1913 Venezia vede effettuarsi le prime sperimentazioni di volo con “idrovolanti”.
Miraglia comincerà la sua istruzione di pilota, in qualità di “osservatore”, essendogli utili ed opportune le precedenti qualificazioni e studi avvenuti presso l’Accademia Navale; Egli sarà protagonista durante questa fase, di una nutrita serie d’incidenti, sia come aviatore che osservatore.
Nel 1914 viene costituita la Squadriglia di Sant’Andrea in conseguenza della chiusura della Regia Scuola Idrovolanti presso l’Arsenale Militare Marittimo.
S’iniziò l’armamento di una Squadra Idrovolanti individuando la nuova sede nella utilissima e consona zona lungo le rive del canale adibito a “Siluripedio” (poligono per siluri – n.d.r.), presso la piccola isoletta di Sant’Andrea sita a pochissima distanza dal Lido di Venezia.
Il 30 settembre 1914 il TV Giuseppe Miraglia consegue il Brevetto di “Pilota Aviatore Militare”.
Dopo poco Miraglia assume il comando della Squadra Idrovolanti Sant’Andrea.
Essa diverrà in sostanza, “l’occhio lungo” di Venezia su Pola importante base che non dimentichiamo, in quel tempo era zona austro-ungarica.
Nel periodo successivo Giuseppe Miraglia diventa la punta di diamante dell’ardita e rischiosa compagnia aviatoria di Gabriele D’Annunzio.
Il 24 maggio del 1915 l’Aviazione di Marina austriaca inizia i bombardamenti su Venezia.
A fare capo da tale data, la Squadriglia Idrovolanti di Sant’Andrea comandata da Miraglia, parteciperà a molteplici ed infinte serie di azioni come primo pilota del gruppo D’Annunzio.
L’elenco delle incursioni, scaramucce, duelli e combattimenti è pressoché infinito e non è questo ne il luogo ne l’ambito per dettagliare l’imponente attività, se non rimarcarne il brillante spirito combattivo, l’enorme coraggio e l’esemplare senso del dovere.
Miraglia arriva ad alzarsi in volo di combattimento, anche più volte al giorno.
La sera del 20 dicembre del 1915, Gabriele D’Annunzio è a cena a Sant’Andrea da Miraglia ed in proposito il Poeta Soldato scriverà : “…si parla di Sant’Andrea, delle nuove costruzioni, della primavera prossima”.
“Ci alziamo per andarcene. Beppino (Miraglia - n.d.r.), mi accompagna. La sera egli è di guardia. Parliamo della solitudine. Del riparo che è nella solitudine”.
“Beppino è contento di venire domani a pranzo da me, dell’ultima cena, prima del volo senza ritorno”.
“Or ceniamo e trinchiamo, compagno; domani saremo pasto di pesci. Gli occhi gli ridono di un’allegrezza infantile”.
“Ci accomiatiamo. Egli è sul bordo del barcone e mi guarda. Mi volto due o tre volte e salutandolo con la mano. Sparisce”.
Forse un presagio si ricava da queste righe di D’Annunzio?
“Il 21 dicembre 1915 alle ore 11,35” scriveva nel suo rapporto il T.V. Carlo della Rocca che assumerà poi, dopo l’incidente, il comando della Squadriglia Sant’Andrea: “il Comandante di questa Stazione di Aviazione, Sig, Miraglia, usciva in volo per allenamento…
L’apparecchio compì un lungo giro sullo specchio d’acqua prospiciente S. Elisabetta del Lido… ma ad un certo punto l’apparecchio cambiò direzione dirigendo invece verso San Nicolò. L’inclinazione del volo librato aumentò ancora leggermente e l’apparecchio discendeva con velocità fortissima. Arrivato all’altezza di circa 40 metri, l’apparecchio assunse di colpo la posizione verticale e precipitò… nella caduta l’apparecchio si frantumò, le ali si riunirono e poi si abbatté sul lato destro”.
Il Comandante Miraglia cessò di vivere sull’imbarcazione sulla quale era stato issato dopo il disastro.
Il 27 dicembre 1915 si celebrarono i funerali con ritardo per permettere al fratello Luigi in servizio a Valona in Albania, di partecipare alle esequie.
Saranno presenti i colleghi di Sant’Andrea, Gravina, Bologna, Bresciani e D’Annunzio.
Il Comandante Giuseppe Miraglia è tutt’ora sepolto presso il Cimitero dell’ Isola di San Michele in Venezia.
Sulla sua tomba fu eretto un cippo donato dagli amici del Gruppo Idrovolanti Sant’Andrea, sul quel si può leggere la frase di D’Annunzio: “Qui si scioglie il peso mortale del Tenente di Vascello Giuseppe Miraglia che ebbe d’Icaro l’anima e la sorte ma le sue ali immortali solcano tuttavia il cielo della Patria sopra il mare liberato”.
Sua Maestà il Re dedico “motu proprio” la Medaglia d’Argento al valore militare (1915).
Inoltre il Comandante Miraglia ricevette:
Medaglia Commemorativa per l’opera di soccorso sui luoghi devastati dal terremoto di Messina (1908);
Medaglia Commemorativa della Guerra Italo-Turca (1911-12);
Medaglia Commemorativa Guerra 1915 -1918;
Medaglia Interalleata della Vittoria;
Croce d’ Oro per anzianità di servizio.
Alcuni anni dopo, il 23 giungo 1929 viene varata con il nome “Giuseppe Miraglia”, la prima “portaerei”; sarà una “porta idrovolanti”, della Regia Marina Militare, della quale il motto è “Nunquam Dicit Sufficit” ovvero “Mai dire basta”.
La Stazione Idrovolanti dell’Isola di Sant’Andrea, chiamata fino a quel tempo “Pier Fortunato Calvi”, viene successivamente intitolata a Giuseppe Miraglia per onorare la memoria di colui che per primo ne ebbe il comando ed al cui sviluppo aveva dedicato tutto il suo impegno e la sua fede.
Dagli anni 50/60 ad oggi (ottobre 2009), con lo stesso titolo, è comando della Base Natanti del Reggimento Lagunari “Serenissima” nella tradizione gloriosa del vincolo guerriero con la Città di Venezia.
San Marco!
Elaborato dal Lagunare Dino Doveri con la consulenza e ricerche di Bruno Fanton.
Materiale storico ed immagini tratte dal Libro “Giuseppe Miraglia” di Giovanni Solli edito da Walberti.