NUOVO
VESSILLO PER I LAGUNARI DEL I BATTAGLIONE
Pensavo che questo sogno natomi negli oramai andati e
lontani tempi della mia adesione all’ALTA, non si potesse avverare mai più.
E invece quanto è vero “mai dire mai!”.
Mi domandavo come un Reperto, i Lagunari, sempre
chiamatisi “fuori” dal gruppo, distinti, atipici, bastardi dentro, nobili ed
inusuali ed… ecc. ecc., non riuscissero a cogliere la lacuna di una
incredibile costumanza ed abitudine che li pone per quel verso “confusi ed
identificati” con altri.
Noi con le nostre particolari mostrine da ufficiale e
sottufficiale, uniche nell’Esercito, pentagonali (“a cassa da morto”, si
diceva nei reparti della Xa MAS), all’uso della Marina Militare, antica
eredità della nostra comunanza con l’allora Battaglione San Marco, con le
mostrine del personale di truppa, sui polsini di giacche di questi tempi e
giubbe nonché cappotti di una volta, con il MAU (acronimo rimodellato per
cacofonia, di “mostrina unità anfibia”), unico, emblematicamente forte e più
che sufficiente distintivo d’appartenenza che contraddistingue il Lagunare,
glorioso simbolo serenissimo singolarmente apposto sull’uniforme: noi, un
“unicum”, differenti dal resto dei reparti italiani. Noi, che la leggenda
vuole, quando qualcuno c’impose di adottare distintivi d’altri, o levare il
nostro, facemmo il diavolo a quattro sinché restammo come siamo. Noi “fuori
del coro” come mentalità e va da se, come immagine uniformologica.
Ma… incredibilmente abituati a fregiarsi come vessillo,
gonfalone, insegna, del Leone di San Marco che è proprio dei “cugini” del
San Marco.
Come è triste vedere noi dell’ALTA rappresentati in
certi frangenti (a parte i Gonfaloni di richiamo ufficiale alla Città
Serenissima), di questo simbolo improprio; e le foto dei mezzi di reparto,
in Iraq, in Libano, ora in Afghanistan, inalberare il Leone, sempre di San
Marco per carità, sempre della Città che ci vide nascere ed adottare, ma in
realtà, con la sua raffigurazione del Leone belva evangelica, detta
araldicamente “passante o andante” dei cugini brindisini.
Si. Perché il “nostro” Leone è differente. E differenti
sono i Lagunari.
Perché il pressappochismo invece della distinzione?
Il nostro Leone, e tutti, e quando dico tutti dico
tutti, lo sappiamo, è il Leone, con quella punta di orgoglio dialettale, che
fieramente denominiamo “in moleca”.
E’ il Leone che la disciplina araldica ha identificato
come “Leone in maestà”. Mi si perdoni la frase "è il Mao del MAU".
Quindi il nostro Leone non è lo stesso del Rgt. San
Marco che noi per inerzia o per indolenza continuiamo ad esibire in
manifestazioni, su mezzi e su luoghi.
Il “Leone in maestà” ha grande dignità e storia. Già
bassorilievi e mosaici ce lo danno nel VII ed VIII secolo. E’ nei tempi
moderni meno esibito (anche i simboli sottostanno a mode, si vede), ma ai
tempi della Guerra di Chioggia, 1379/1381, pari dignità di rappresentanza
aveva, e forse più del Leone Rampante in quella epoca pure innalzato, dello
stesso garrire assieme al Leone Passante sui pennoni delle galere a Lepanto,
ma che appunto cominciava a “passare” da poco tempo, forse qualche secolo.
Ad ogni uno il “suo” Leone di San Marco dunque!
Mi piacerebbe qui riprodurre la serie infinita di Leoni
in Maestà (in moleca) che vengono elencati nel prestigioso libro “Il
Gonfalone di San Marco –Analisi storico-araldica dello stemma, gonfalone,
sigillo e bandiera della Città di Venezia – di Giorgio Aldrighetti e Mario
de Blasi”, di cui sopra un esempio lapideo ed antichissimo, e così forse
dare al nostro simbolo il rispetto e la dignità dovuta. Ma non è questa la
sede, semplicemente perché qui parliamo di orgoglio. Orgoglio di essere
rappresentati alfine, con un simbolo “tutto nostro”.
Quale grande gioia e senso di giustezza ed appartenenza
ha vibrato in me alla vista del simbolo che sopra vi mostro!
Quanto orgoglio Lagunare nel vedere finalmente il
“giusto” emblema sventolare sui quartieri a noi affidati in quel del
Distretto di Bala Baluk nel sud-est del martoriato Paese asiatico.
È la bandiera, il vessillo, il gonfalone, il drappo,
l’insegna, e chi più ne ha più ne metta, che ho sempre sperato, fosse
adottato, collegato, unito ai Lagunari.
Questo è il “nostro” Leone di San Marco!
Così lo vedevo nella mia fantasia, nelle mie
progettazioni inutili, rendendomi conto che se la parte militare non lo
avesse spinto, noi consociati, nella nostra atmosfera di tranquillo e
sonnacchioso reducismo, mai e poi mai avremmo promosso la correzione di una
evidenza, anche se dispiace ammetterlo, così “macroscopica”.
E qui veniamo alle dovute competenze.
Ringrazio rispettosamente come Lagunare e spererei che
in questo frangente fossi unito idealmente a tutti i Lagunari dell’ALTA, il
Tenente Colonnello Luigi Puce ora Comandante del 1° Battaglione Lagunari
attualmente in missione.
Era un pezzo che lo vedevo impegnato in elaborazioni
grafiche. Un sentore lo avevo ma ho ansiosamente atteso il risultato.
Per concretizzare questa idea per i Lagunari, ... a
volte si dice…, c’è voluto un salentino d.o.c., che quando parla di
Lagunari, gli s’infiammano gli occhi; che mi racconta infervorato di molte
città costiere ed interne della sua orgogliosa Puglia, dove sono incastonati
nei palazzi e nei monumenti, molti antichi Leoni di San Marco di quando
Venezia era detta “ La Dominante” e si dava da fare sul serio.
Più volte mi ricordava che come è vero che molti di noi
veneti ci fregiamo di aver fatto il servizio militare nei Lagunari e quindi
con un senso d’appartenenza esclusivo, è anche vero che se all’Ufficio di
Leva ci avessero spedito a “Vattelapesca di Sotto” in un anonimo reparto di
fanteria, dei Lagunari manco avremmo saputo che esistevano. Veneti o meno.
Ma non per Lui, pugliese puro sangue che cominciò la sua carriera militare
con la ferma volontà di accedere ai Lagunari e nei Lagunari addivenire e
rimanere.
È giusta questa precisazione. Un conto è avere voluto,
un conto è il caso per mezzo di un anonimo furiere del Distretto.
Il Gonfalone sopra fotografato è un prototipo, ma c’è
da rimarcare che apprezzo molto quei particolari che ancor di più lo fanno
“nostro”, come per esempio sulle sei falde che la leggenda vuole
significhino i sestieri di Venezia, è stato apposto il simbolo delle nostre
Compagnie. Ed inoltre di grande effetto iconografico, ai quattro punti
cardinali del Leone, si distinguano bene altre nostre simbologie di reparto
tra cui spicca quello del Plotone Anfibio Speciale che alla spicciolata
chiamiamo confidenzialmente “Gli Explo”.
Dunque adesso attendiamo il rientro dei Nostri dal
postaccio triste e polveroso, e vi terremo al corrente di come verrà
articolata la presa in adozione.
Un cameratesco ringraziamento per tale fatica ben
riuscita, al Tenente Colonnello Luigi Puce.
Ed un mio sentito, San Marco!
Lagunare
Dino Doveri.