DALLA TRAGEDIA DI FAMAGOSTA AL TRIONFO DI
LEPANTO
Mi è parso adatto all’arricchimento nel contesto storico,
dato che molte volte tra noi ho udito quel “…ed eredi dei Fanti da Mar della
Serenissima…”, casualmente trovata ed attentamente letta, la epica poesia che
qui sotto vi riporto. Quindi pubblicarla acciocchè ritengo che le sue righe e
le immagini dipinte, possano, come ha emozionato me, fare altrettanto con voi.
E poi perché apprezzo queste righe, belle.
La composizione dell’ottimo dottor Bruno Bianco, veneziano lidense, ma Pola la sua terra natia, ci fa un “escursus” epico su i due
scontri dell’Assedio di Famagosta e la Battaglia di Lepanto, e nel quale mi è
parso che Egli abbia dipinto con gli acconci e ispirati tratti, i fatti storici
descritti.
Di mio mi permetto solo introdurre ad una lettura più
“radente”, con dei brevi cenni sulle vicende cantate.
Famagosta, sita ad oriente delle frastagliate coste
Cipriote, già “Serenissima” conquista a datare dal 1489, viene presa d’assedio
dalla flotta di Mustafà Pascià.
Dopo un assedio di un anno, senza possibilità di resistere
oltre, lasciato solo da alleati discordanti, Marcantonio Bragadin, (Venezia 21
Aprile 1523 – Famagosta 17 Agosto 1571), militare della Repubblica di Venezia,
appartenente al corpo dei “Fanti da Mar” della Serenissima, già nominato
Capitano e Governatore dell’Isola di Cipro, decide di firmare la resa dopo
aver avuto impegno solenne da parte dell’ottomano comandante Mustafà, che
tutti gli assediati avrebbero avuto salva la vita.
Tuttavia i turchi non onorarono l’impegno e con somma viltà
infersero agli arresi, morte e vilipendio, sottoponendo poi il Bragadin, a
giorni di torture e dandogli ancora vivo la definitiva fine mediante
scuoiamento.
L’eroica resistenza di Famagosta conclusasi con
l’indicibile fine del Bragadin, fornì i tempi affinché la Coalizione Cristiana
rivedesse le beghe interne e si organizzasse in una poderosa flotta comandata
da Don Giovanni d’Austria e composta oltre che da legni veneziani, anche da
navi spagnole nella maggioranza, ma anche genovesi, napoletane e pontificie e
persino sabaude e maltesi, e molte ancora.
Nel Golfo di Corinto, in vista di Lepanto, la Domenica del
7 Ottobre 1571, la flotta della Lega Santa si para davanti a quella ottomana,
composta da oltre 200 galere, sei galeazze, trenta navi da carico, circa
13.000 marinai, 40.000 rematori e 28.000 soldati.
Tra i veneziani, i fratelli del Bragadin, Antonio ed
Ambrogio, l’ammiraglio Amerigo Barbarigo, il Comandante della flotta di
Venezia, Sebastiano Venier e molti ancora.
Vi risparmio la descrizione della battaglia marittima. Di
fatto una schiacciante vittoria della Cristianità sulla compagine di Alì
Pascià comandante supremo della flotta turca.
Famagosta e Marcantonio Bragadin, Capitano dei “Fanti da
Mar” e Governatore di Cipro, era più che vendicata.
Da Lepanto in avanti, l’impero ottomano, conobbe un
progressivo declino.
Lag. Dino Doveri
Dedico a
Ferruccio Falconi
Capitano
di Mare
Che ha saputo esaltare le
imprese della Repubblica
Con le campane
della Vittoria.
4
AGOSTO 1571
Disonore e fango colino su quel giorno
marcio, di quando promettesti finti onori
all’eroico che respinse centomila giannizzeri
con cinquemila alabarde a difesa.
Incominciasti dal naso
“ per gradire” e le orecchie,
antipasto di quella forza crudele
che ti dava il diritto del numero.
Bragadin non l’avevi illuso,
sapeva del tradimento,
ma i barili di polvere erano vuoti
e spiavano cannoni spenti.
I giannizzeri presero a frustarlo
vestito ancora del manto.
I capelli agitavano oro,
lo sguardo acceso
roteava attorno, incredulo e frastornato.
Ancora troppo bello
a vedersi, e il macellaio ottomano
gli si fece più dappresso,
lo appese ai piedi, come pecora,
e incominciò a raschiare il suo grasso
con una lama di raso,
ben attento perché la pelle non si lacerasse,
futura tasca di paglia
da appendere al pennone estremo della galea
di Lala Mustafà.
A questo punto la Lega
non poteva più restare immobile,
sciolse la rotta Venezia verso i ponti nemici
con sei galee, fresche di arsenale.
Frusciavano appena, nell’approssimarsi,
circondate da legni più piccoli,
disposti a corona,
miriadi di gemme taglienti,
le altre galeazze amiche.
Era la festa di Santa Giustina e a casa suonavano
le campane del mattino
mentre i legni impeciati di fresco
gonfi di cannoni e di orgoglio,
per una sicura rivincita,
solcavano silenziosamente l’acqua.
Più dietro, l’intera flotta
lucida di rostri
disciabolati dai foderi
per penetrare meglio il legno ostile.
Monaci salmodiavano,
bastoni lunghi filavano ovatta
e incensi, tinti in vernici opache
pronti a intingersi nella fiamma.
Dall’altra parte dello schieramento
si chiedeva al profeta delle battaglie
di dispensare grano, dalle balle
squassate nell’interno di quei resti
sacrificati con un santo inganno.
Ritmavano piedi scalzi come scudi,
danze, cimbali e suoni di corni
senza accorgersi, nel frastuono,
che i forti di Lepanto si allontanavano.
Alì, riposato e pasciuto,
dimentica le torri dai mille cannoni
che restano in splendido isolamento,
isole di nebbia, sempre più indietro.
Quando poi le ombre si avventano
scambia il loro silenzio per terrore
acceso al nemico dai propri cimbali.
Esplodono improvvisi i morsi della paura,
avidi di cenere rossa e di sangue,
e a nulla possono più, gli scalzi turchi
cosparso miele ed olio sui pennoni
per contrastare vesti di metallo.
Perché sui corpi adesso si cammina,
e ci si avvinghia,
si arrotolano lame.
Al fuoco dei tiratori
scelti dei quartieri veneziani
che mirano dai ponti ben stipati,
i giannizzeri vacillano.
E’ Alì, lui, quell’uomo!
Suoi gli alamari.
Cade.
La testa sale su una picca-ostensorio.
Nell’ammiraglia è issato un Crocefisso,
dalle sartie fuggono a frotte gabbiani.
Più tardi, raggiunta la laguna
altre nuvole, ma di campane,
per celebrare il trionfo.
Si beve su coppe di Cipro,
si inneggia al leone del mare
che freme, ancor oggi, su un portico alato
respiri di pietra, nell’isola di Bragadin.
Dott. Bruno Bianco
Scrittore e poeta
Lido di Venezia
Monumento a Marcantonio Bragadin
Il martirio di Marcantonio Bragadin a Famagosta
La battaglia di Lepanto
Sebastiano Venier
Galea veneziana nella battaglia di Lepanto (www. tropeammagazine. it)
Vivissimi ringraziamenti al Dott. Bruno Bianco per la
squisita disponibilità