Mi stavo chiedendo, durante la Giornata del Ricordo dei
Caduti, il 4 Novembre ultimo scorso (2011), di cui in precedenza vi
abbiamo dato la cronaca, invitato caldamente dagli Amici clodiensi nel
partecipare con loro al cerimoniale della giornata, se la città simbolo
della laguna sia Venezia oppure Chioggia?
Indubbiamente Venezia ha
assunto una funzione accentratrice. Laguna, è nell’immaginifico
popolare, Venezia!
Essa è conosciuta nel mondo intero e transumanze
bibliche di turisti di ogni angolo terraqueo la vedono meta di
peregrinazioni ed icona di quel incredibile luogo che è la laguna.
Tuttavia vivendo Chioggia dal didentro, non si può
non cogliere che al di là degli stereotipi turistico/vacanzieri della
Città dei Dogi, il contatto diretto, vero, bagnato, infangato,
impregnato di salsedine, abbrustolito dai venti onnipresenti, condito di
sentori umidi di basse maree e di alghe abbarbicate e di effluvi saturi
di “freschin” (forma dialettale che alcuni in italiano danno come “rinfrescume”
ed altri danno come “mucido”, ma temo, fortemente temo, che sia un
termine dialettale “veneto” intraducibile!) ,
la simbiosi con la laguna è qui molto più vera e
concreta che non a Venezia, certamente gioiello di trionfi d’arte e
d’immagini storiche, ma ora molto lontana dalla realtà del suo “fondante
ambiente primigenio”.
Tutta ‘sta menata,… perdonatemi, per porre una
domanda all’incauto navigante che approda sulle banchine di questo Sito
dell’Associazione d’Arma dei Lagunari: sia più corretto e consono
riferendoci al periodo cessato della “Leva Obbligatoria”, ciò che fu il
soldato Lagunare tipo, intendere il veneziano o il chioggiotto
(clodiense)?
Avendo passato la vita tra gli estremi della laguna
di Venezia, prima a Chioggia e poi a Jesolo, con sistematiche presenze
nella città del Leone Alato, mi arrogo di poter sentenziare, appunto
conoscendo bene di che parlo, un mia opinione che reputo molto vicina al
reale.
Io che sono partigiano oscenamente parziale, dati i
miei trascorsi clodiensi, voterei
sempre e comunque per questi ultimi sapendo però di non peccare
di partigianeria. Comunque motivato oltre che dalla sfacciata simpatia
che nutro per i “ciosoti”, anche per fatti contingenti e indiscutibili.
Tra cui ciò che sotto vado a svelare.
Durante il convivio della giornata di cui già detto,
vengo edotto che uno degli iscritti alla Sezione ALTA di Chioggia, ha
“le mani in pasta” nell’opera di riqualificazione della Torre Campanaria
della Chiesa di Sant’Andrea,
proprio a pochi passi dall’antica Pescheria,
e soprattutto, collegato ad un incredibile reperto
medioevale quale l’Orologio pubblico ivi installato.
Amare la propria città sino ad
atti pesanti ed incisivi essendo Essa dipendente ed interconnessa con la Laguna?
Dare forza alla relazione, e poi accrescerla, anche
perché si è fatto il servizio militare obbligatorio di leva proprio
nella specialità delle Forze Armate italiane che meglio si collega con
il senso di “lagunarietà”?
Beh…si! A tanto arriva l’Amico clodiense di cui vi
parlerò.
Ricevuto l’invito dal dinamico e simpatico Lagunare
Gianni Lanza, di Lui si tratta,
io che su quei gradini esterni della torre di cui
parliamo, ci ho passato molte giornate della mia infanzia, giocando tra
scavezzacolli nel doposcuola,
e che per provare l’emozione di come si suonano le
campane, chiesi al campanaro di allora (anni ’50), di provare a tirar di
corda ed aggrappato per il risucchio della cima dal movimento della
campana, andai a sbatacchiare la “tenera” capoccia sul soffitto ligneo
della postazione, marcandomi ben bene sul cranio il segno circolare
della vitrea “boccola” di scorrimento del canapo …… insomma, non esitai
ad accettare.
E veniamo a noi. Al buon Gianni Lanza, che stravede
per le cose della sua città, Lagunare tutto d’un pezzo, vecchia maniera,
e convinto assertore dell’associazionismo, non andava giù che il
campanile della chiesa di Sant’Andrea, in centro città, posizione
strategica, manufatto storico, punto forte delle cartoline
didascalizzate “Saluti da Chioggia”,
fosse lasciato a marcire nell’indifferenza e
nell’ipocrita decadentismo della visione attuale delle cose. Egli quindi
si mette a capo di un “Comitato di Restauro” e, amici miei, imbastisce
su un “tourbillon” che constato ora con i miei occhi, ha del portentoso.
Egli, aiutato da Amici Lagunari in congedo della
Sezione ALTA di Chioggia, soffermatevi e valutate o voi che fate dell’
inazione il vostro marchio, il buon GIanni rivolta come un calzino, e
rimesta, e sconvolge, e riordina l’antica e dimenticata torre; dalle
fondamenta alla cella campanaria, la analizza, la esamina, raschia,
smartella, gratta, demolisce e ricostruisce, con metodo ed amore.
Rifà pavimenti in antica trachite ed vetusta pietra
d’Istria, saggia le mura, le perfora, ne fa carotaggi per analizzare gli
antichi materiali edili, misura e calcola.
Essendo la sua professione in relazione al comparto
manutentivo del Comune di Chioggia, si intestardisce e piazza in legno,
ben sette pavimenti (o soffitti, come vi aggrada vederli), lavoro di
alta falegnameria, formando dove prima c’era il vuoto, altrettanti piani
collegati da scala (costruita a sua volta), che fa salire il visitatore
sino alla sommità dell’antica costruzione.
Con questa idea, egli crea in sostanza, sei spazzi
espositivi.
Infatti i piani non sono semplici “pianerottoli di
stazionamento”, ma vere e proprie salette museali.
Dove, con la passione e l’assidua contribuzione dei
Lagunari clodiensi, cerca che ti trova, indaga che ti scopre, spingi che
poi la cosa gira, vengono stanati reperti storici, esposti cimeli e
incredibili testimonianze dei tempi che furono.
Io m’inchino a tanta passione e tanto amore per il
tema; sia al Lagunare in congedo Gianni Lanza, sia ai Lagunari della
Sezione di Chioggia!
Ma, miei temerari lettori che avete seguito fin qui,
non solo i miei arzigogoli e congetture ma anche stupori e convinte
affermazioni, non è finita qui!
Il tema è: “Museo Torre dell’Orologio”. E fin qui
dell’Orologio, il pezzo forte, non ne abbiamo parlato.
Cosa gli frulla per la meninge al nostro Lagunare
Gianni Lanza?
C’è un orologio che non segna l’ora. É bloccato
dall’incuria e dal disinteresse.
Il meccanismo interno è antico assai e molto
affascinante.
E via di brutto con l’Orologio.
Adesso - dopo gli interventi - il quadrante esterno
segna l’ora reale alla cittadinanza: ci si è avvalsi di un moderno
“motore” elettrico
per un semplice motivo: il meccanismo medievale è
stravecchio ed è meglio lasciarlo riposare.
Ma non prima di averlo restaurato con certosina
pazienza ed abilità provetta.
Ora il meccanismo dorme il sonno del giusto, pur se
dimostrativamente é totalmente funzionante, ingabbiato in una teca
protettiva, occupando tutto il quinto piano del museo.
Impressionate il movimento fornito da pesi e
contrappesi (uno dei due contrappesi in pietra venne rinvenuto sepolto
in una dozzinale ri-sistemazione della pavimentazione poi rifatta in
pietra originale). Rimesso l’occhiello annegato nel piombo di fusione
come da ricetta medievale…
Certo è che l’ingegno del tempo incrementato dal
costo allora possibile del lavoro umano, hanno creato un “macchina”
invero stupefacente: teniamo presente che siamo attorno alla metà del
1300.
La fa funzionare per noi l’Amico Gianni Lanza. E mi
invita ad ascoltare in assoluto silenzio.
Inquietante!
Lo debbo riconoscere, il “tic-toc” del pesante
pendolo oscillante: nel silenzio del luogo, incrementato dall’effetto di
rifrazione ed amplificazione delle antiche pietre, esso diventa non più
un ticchettio, ma un sordo, lento ed avvolgente “pum……pam……pum……pam……”.
Stupefatti, lasciamo cotanta testimonianza del
passato e approdiamo alla cella campanaria
dove gli antichi bronzi ci risparmiano l’attempato
timpano e ci lasciano rimirare golosi dall’alto, i segreti dei tetti
rossi, le altane e le terrazze, le callette strette che si dipartono a
lisca di pesce per tutta la millenaria città; per incorniciare la
visione, le lagune, i lidi, le navi, il porto, l’antico baluardo della
Serenissima che malinconico ma ancora possente vigila, il Forte di San
Felice, sull’accesso acqueo alla città.
Avevo preso appunti e date, personaggi, autori e
colleganze, ma poi ho scoperto una pubblicazione che meglio di me vi
illustrerà il luogo. E ve la riporto subito sotto.
La visita si è conclusa presso la sede della Sezione
ALTA di Chioggia,
dove abbiamo scattato un paio di foto ricordo per
rimembrare ai posteri la bella accoglienza degli Amici Lagunari
capitanati, per l’occasione in altre faccende affaccendato, Presidente
Lagunare Giordano Daneluzzi.
L’ho tenuto per ultimo il ringraziamento sentitissimo
che debbo all’altro nostro “accompagnatore” e cortese ospite Lagunare
Denis Perini, il quale mi ha omaggiato ed arricchito con una
impressionante serie di bellissime immagini del “mondo chioggiotto”.
Certo è che l’Amico Denis Perini ha colto la mia
malinconia per i trascorsi della mia gioventù e con raffinata
sensibilità mi ha fornito un viaggio nostalgico nel passato. Grazie.
Quindi concludo chiedendovi: sono o non sono questi
“giovani-vecchi Baffi”, dei veri e propri Lagunari che con il loro fare
esaltano lo “Spirito di Corpo Lagunare”, che dati i tempi, le mutazioni
e gli uomini, tende a scomparire?
Alla progenie ed alle discendenze, l’ardua sentenza.
Concludo con i ringraziamenti alla Sezione ALTA di
Chioggia, agli squisiti ed ospitali Lagunari clodiensi Gianni Lanza,
Denis Perini che hanno fatto si di questa bella esperienza che spero
vogliate condividere con me da queste pagine in maniera entusiasta; un
eterno ringraziamento va al Capitano Lagunare (cong.) Alberto Bortoletto
che, nella Sua vigoria fisica ed acuto spirito d’osservazione, altresì
sempre disponibile e pronto con grande ed
amichevole inestimabile supporto, permette che queste mie “mattane”
arrivino sempre a buon fine.
Dal vostro “cronachista” in libera uscita,
San Marco!
Lagunare Dino Doveri
MUSEO “TORRE DELL’OROLOGIO”
Museo inserito nella millenaria torre di Sant’Andrea,
presenta una caratteristica del tutto particolare per
la semplicità, per il percorso storico che propone e, soprattutto, per
il patrimonio meccanico che racchiude.
La massiccia torre è alta 30 m.; le mura alla base uno
spessore di circa mm 1,40 che va via via restringendosi a circa 1 m. alla sommità.
La sua origine è romano-bizzantina ed in passata è
stata un faro ed un punto di avvistamento.
In seguito è divenuta la torre campanaria della
Chiesa di Sant’Andrea Apostolo.
Dal 16 settembre 2006, con l’inaugurazione del Museo,
la Torre
è aperta al pubblico.
IL MUSEO
Salendo lentamente le scale verso la cima della
Torre, e sostando in ciascuno dei sette piani, il visitatore rivive la
storia della città, della Torre della Chiesa di Sant’Andrea, della fede
e della pietà popolare, e dell’Orologio.
Piano terra
Antica croce di ferro,
ritrovata sotto il pavimento durante i 5 restauri.
Alle pareti stemmi delle famiglie cittadine.
Piano 1° e 2°
Mappe della città, dell’antico palazzo pretorio,
della Chiesa di Sant’Andrea e della torre, ricavate da documenti
presenti negli archivi storici.
Piano 3°
Raccolta di numerosi ex-voto dedicati alla Madonna
Addolorata. Preziosa stola donata nel 1912 dal patriarca di Venezia
Aristide Cavallai alla parrocchia.
Piano 4°
Quadri della singolare “via Matris”; narrano i sette
dolori della Madonna. Vetrine con reperti di valore storico ed
artistico.
Piano 5°
Macchina dell’orologio medievale (anno 1386).
Documenti dell’archivio e tavole illustrative.
La meccanica del secolo XIV e la famiglia Dondi
dall’Orologio.
Piano 6°
Astrolabio. L’uomo, il cosmo ed il tempo. Quadri
(anno 1906) della “Via Crucis” e completamento del percorso religioso.
Piano 7°
Cella campanaria con i sacri bronzi. Il panorama
sulla città, sulla laguna e il mare si apre alla vista del visitatore.
L’OROLOGIO MEDIEVALE
La macchina antica è staccata e viene fatta
funzionare a scopo dimostrativo durante le visite.
Il quadrante esterno che funziona con un meccanismo
elettrico, presente un nucleo centrale da cui si dipartono 16 raggi, del
quale il più lungo indica le ore. La simbologia va ricondotta alla
concezione filosofica di Raimondo Lullo (1235-1316) secondo cui dal
nucleo centrale, cioè un insieme di 18 radici (9 dignità e 9 relazioni),
spuntano 16 alberi che rappresentano tutto lo scibile e le finalità
umane.
CENNI STORICI
Nel lontano 1386 l’orologio era già posizionato sulla
torre nord-ovest del civico Palazzo Pretorio. A motivo della demolizione
e ricostruzione dello stesso, dal 31 maggio 1839, è stato ceduto dal
Comune alla parrocchia di Sant’Andrea.
Il maestro Aldo Bullo, esperto in meccanismi
astronomici medievali, ha ricostruito con approfondite ricerche
archivistiche la storia dell’orologio e degli orologi cittadini.
Allo studio e valorizzaione di questo “fossile
vivente”, hanno dato il loro contributo il Prof. Ettore Penenstrì del
Dipartimento di Meccanica Università
di Roma - Torvergata
(con la tesi della laureanda Ana Rivero Mediavilla), e l’Ing. Marisa
Addomine presidente del Registro Italiano Orologi da Torre.
L’orologio nel corso dei secoli ha subito alcune
riparazioni e modifiche: in particolare nel 1424 la riparazione visibile
ancor oggi, di quattro denti sulla ruota “magistra” e nella seconda metà
del 1700, la modifica per l’inserimento del pendolo.
La struttura originale è rimasta inalterata nel tempo
e risulta divisa in due parti:
-
quella anteriore
con il rotismo che scandisce il tempo;
-
quella posteriore
con il rotismo preposto ai rintocchi delle ore.
Non si ha motivo di dubitare che l’orologio sia
riconducibile alle officine Dondi, nostri concittadini e famosi
costruttori anche di sofisticati meccanismi, coem “l’Astrario”, di cui
sono presenti ricostruzioni nei più famosi musei del mondo.
Una copia, realizzato dal Gruppo Astrario di
Chioggia, può essere ammirata al piano terra nel Museo Civico “san
Francesco fuori le mura”.
L’orologio porta un
evidente “marchio di fabbrica”: infatti i quattro montanti della
struttura terminano a punta nella parte alta, mentre alla base
presentano i piedi in avanti a forma di “zampa di cane”, particolarità
queste che si riscontrano nell’Astrario e anche nell’orologio di paizza
dei Signori a Padova (anno 1434), opera sicura della fabbrica Dondi.
“…metta a disposizione degli economi del
Comune la somma per le spese dell’orologio e per tenerlo in ordine e
funzionante. 26 febbraio
1386.”
“ Nel maggior Consiglio riunitosi al suono della
campana nella sala maggiore del palazzo alla presenza di 50 componenti
dello stesso Consiglio, con l’approvazione di tutti, eccetto 3, è stati
deliberato:
-
che economi mettano
nelle spese in uscita del Comune quanto è stato speso per l’orologio,
oltre quanto è stato percepito e quanto sraà richiesto da coloro che
hanno anticipato la spesa
-
Che il presente
signor Podestà, e quelli futuri, con il Minor Consiglio possano
spendere, come riterranno meglio opportuno, quanto serve per mantenere
l’orologio sempre in ordine e regolato…”.