IL FUTURO DELL’ESERCITO ITALIANO TRA OPPORTUNITÀ E INCOGNITE
Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha preso parte
in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti al convegno dedicato
all’Esercito Italiano
organizzato dal Ce.Si. (Centro Studi Internazionali)
“Il
futuro del nostro Esercito deve stare a cuore a tutti coloro i quali
hanno responsabilità pubbliche, e a maggior ragione se queste sono di
natura politica”.
È quanto ha affermato il Sottosegretario
Rossi,
intervenendo al convegno organizzato dal Ce.Si. sul tema “Il
futuro dell’Esercito Italiano tra opportunità e incognite”.
Iniziativa alla quale ha preso parte, tra gli altri, il Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, Generale
di Corpo d’Armata Danilo Errico.
“Dobbiamo disporre di almeno una marcia in più rispetto alle forze
ostili con cui saremo costretti a confrontarci, dobbiamo saper aumentare
il ritmo e l’intensità delle operazioni, se questo risultasse
necessario, anche in modo non lineare, modificando il nostro ‘modo di
correre’ ovvero - per uscire dalla metafora - entrando in domini di
conflitto differenti rispetto a quelli tipici del peace-keeping” ha
aggiunto.
“Il nostro strumento militare dovrà essere quindi duttile e resistente -
ha aggiunto il Sottosegretario - non
un centometrista capace di scattare e di esprimere immediatamente il
massimo del proprio potenziale, ma solo per pochissimo tempo, perché i
conflitti reali richiedono persistenza. Neppure un “maratoneta”, però,
perché il rischio di mission-creep, e quindi la necessità di poter
dominare una eventuale escalation, è sempre presente”.
Nel suo intervento il Sottosegretario Rossi ha ricordato come la Difesa
sia da tempo impegnata in tal senso: “se
andiamo indietro con la memoria possiamo facilmente trovare tante
occasioni nelle quali è stata messa a dura prova la nostra resistenza,
ma anche diverse circostanze nelle quali abbiamo dovuto aumentare, in
tempi brevi, il nostro sforzo, svolgendo azioni cinetiche più intense,
senza per questo rinunciare o trascurare le attività non cinetiche,
l’addestramento delle Forze locali, la ricostruzione e i buoni rapporti
con le Autorità civili”.
“Lo stiamo già facendo -
ha concluso - ma
questo non vuol dire che le Forze armate di domani debbano o possano
essere la riproposizione di quelle di oggi, magari aggiornate nei
sistemi d’arma e nelle tecnologie”.
Fonte SMD