A DISTANZA DI 36
ANNI DALLA MORTE DEL LAGUNARE VALERIO NIERO, IL MIO RICORDO.
Era fredda quella
mattina di febbraio ed il Lagunare Niero Valerio (iscritto alla facoltà
di farmacia) durante una esercitazione di sbarco sul litorale di Cà Vio
moriva; aveva 21 anni nel 1980.
La beffarda sorte per un giovane che non fu un
eroe, lasciò dopo il dolore, un vuoto immenso, che alcuni amici
cercarono di colmare con la costituzione dei “Giovani Democratici” per
seguire passo dopo passo tutto l’iter processuale.
Molte sere entravamo in caserma alle 11, dopo
essere stati con gli amici dei PECURI ai “Mulini di sopra”, quella sera
fu l’ultima volte che lo vidi, parcheggiamo la sua auto blu sotto la
cisterna dell’acqua, a margine della stradina un po’ nascosta, su quella
parte del muro di cinta a est della caserma, che solo chi ha conosciuto
quel luogo e quegli anni ne sa quali siano i significati più segreti.
Spavaldamente ci separammo pronti per
l’indomani.
Quel 1° febbraio, mentre svolgevo l’appello dei
presenti in polveriera in quel di Malcontente (Venezia), qualcuno del
servizio comunicazioni prima ancora di entrare attraverso il
cancello gridando, mi disse: - è morto il tuo amico caporale biondo del
7° scaglione della compagnia mortai.
Ho impiegato più di un’ora per realizzare che si
trattava di Valerio, perché di Lui non erano i capelli che lo
identificavano, anche se a dire il vero lo chiamavamo “pomata” per via
della cura che metteva nel assestare i capelli.
Valerio era allegro e generoso, simpatico e
presente nei momenti del bisogno (come la sua immediata
partenza all'indomani del terremoto in Friuli), se molti lo
ricordano ancora è perché nella sua breve vita ha saputo mostrare quella
cifra superiore che dovrebbe essere viva in tutti i giovani.
Cordialmente
Giovanni Boldrin <boldringiovanni@gmail.com>