A colpo sicuro di luigi scollo
Il generale
Luigi Scollo, comandante dell’11° reggimento bersaglieri durante la
battaglia dei “Due ponti” di Nassiriya (14-16 maggio 2004) e
decorato con la Croce d’oro al merito per
questa operazione, trasferisce tutte le sue competenze tecniche nel
volume "A colpo sicuro. I tiratori scelti
dell'Esercito Italiano dal secondo dopoguerra agli anni 2000" che
ripercorre lo sviluppo della figura del tiratore scelto nell’Esercito
italiano dal secondo dopoguerra fino alle recenti operazioni in Bosnia,
Kossovo, Iraq e Afghanistan.
Scollo, generale in pensione dell'Esercito ed ex comandante della
Brigata Garibaldi, durante la presentazione al Circolo unificato di
Milano ha raccontato che per molto tempo in Italia il ruolo del tiratore
scelto è rimasto confinato ai corpi speciali. Anche perché l’argomento
non è mai stato apprezzato dai politici (e non solo), ma oggi non può
non esser conosciuto a causa delle guerre asimmetriche accese in tutto
il mondo. “Provocare
danni collaterali è un boomerang con cui i
politici non vogliono confrontarsi. Il tiro selettivo, a lunga distanza,
non ne provoca ed è anche più conveniente di altri sistemi d'arma
proprio in termini di denaro: due cartucce .338 costano 14 euro, contro
razzi o bombe di mortaio che costano decine di migliaia di euro”.
“Costruire e mantenere la capacità è la cosa più difficile, ma
bisogna mantenere chiare le priorità. Volevo informare il pubblico di
quello che i militari fanno quando sono in missione. Il cittadino ha il
diritto di sapere”, racconta
ancora Scollo. “Almeno
oggi è prevista ed è organica una squadra su più nuclei a seconda del
reggimento. Una decina di soldati specializzati: scelti tra coloro che
danno garanzie di essere addestrati con profitto, prima devono
frequentare il corso di tiratore esperto alla scuola di fanteria, poi il
corso per tiratore scelto, quindi anche quello di istruttore, infine c'è
il mantenimento che va fatto da reggimento e annualmente esercitazioni
generali con una o più coppie in cui si simula un'azione, naturalmente
tutto in previsione della prevedibilità dell'impiego operativo
dell'unità”. Scollo
per elaborare la dottrina ha attinto alla normativa esistente, per
esempio quella statunitense alla Setaf di Vicenza a partire dalla fine
degli anni Ottanta, grazie all’illuminato colonnello Aldo Limoncelli. Ci
sono ampi margini di miglioramento: “Per esempio si usa munizionamento di fabbrica, la
ricarica si potrebbe utilizzare per elevare ancora il livello dei
tiratori scelti”. Chi arriva a fare quel lavoro ha già
carattere superiore alla media, deve abituarsi la pericolo e alla morte
in maniera continuativa. E deve essere considerato per la sua utilità
dai comandanti che ne hanno la responsabilità
Scollo ha
sperimentato una squadra di sei tiratori scelti proprio nella battaglia
dei “Due ponti” a Nassirya. “È
stato un battesimo del fuoco movimentato e poco fortunato. Li ho mandati
a fornire appoggio a un complesso che era in difficoltà, hanno sbagliato
strada e il loro Vm è stato colpito da un razzo rpg che non è esploso e
dalle schegge di un secondo, sono stati feriti lievemente e hanno
sgomberato. Il capogruppo è tornato alla battaglia sebbene fosse anche
lui ferito, dopo hanno agito a distanze più brevi”.
Per trovare altri candidati al ruolo di tiratore scelto ci si potrebbe
rivolgere ai cacciatori di montagna, suggersicono dal pubblico. “Bisognerebbe
parlare anche con l’Uits, ma in Italia è difficile per come sono
demonizzate le attività del tiro e della caccia”.
Nel volume, edito da Itinera
Progetti e distribuito
dalla Libreria Militare,
particolare risalto viene dato all’addestramento e all’evoluzione degli
armamenti impiegati dai tiratori scelti, tra cui i fucili di grosso
calibro e le armi d’assalto. A corredo del testo tante immagini storiche
e 16 tavole uniformologiche di
Pietro Compagni, raffiguranti uniformi e armi dei
tiratori scelti appartenenti ai corpi dei bersaglieri, degli alpini, dei
paracadutisti, dei lagunari e dei carabinieri.
Per gentile concessione
armietiro.it