30° anniversario di consegna del
tricolore per la sezione di treviso
L’A.L.T.A. di Treviso, nella ricorrenza del
100° anniversario dei tragici avvenimenti di Caporetto (24-10-1917) e
della consegna del Tricolore alla Sezione (11-10-1987), ha organizzato
una cerimonia commemorativa nel Sacrario Militare di Fagarè della
Battaglia. Oltre al Medagliere Nazionale erano presenti 15 Sezioni con
il proprio Labaro, il Medagliere Nazionale A.L.T.A. molte Bandiere
Tricolori, la Bandiera del Centenario, Labari di svariate Associazioni
d’Arma e i Gonfaloni decorati di Medaglia d’oro dei comuni di Treviso e
Vittorio Veneto, oltre al Gonfalone di San Biagio di Callalta.
Hanno partecipato all’evento Il
Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Pierpaolo
Baretta, la Deputata Europea Elisabetta Gardini, il Sindaco di San
Biagio di Callalta Alberto Cappelletto,
la Consigliera comunale del comune di Treviso
Maria Tocchetto, l’Assessora del comune di Vittorio Veneto Barbara De
Nardi, il Ten.Col. Massimiliano Bianchi del 184° Btg. Sostegno Cansiglio,
il past President A.L.T.A.Gen. B. Giampaolo Saltini e il Presidente
Nazionale A.L.T.A. Gen.Div. (ris) Luigi Chiapperini, un picchetto di
Lagunari ed un picchetto di Arditi in divisa d’epoca.
Dopo gli onori al Tricolore e la deposizione
di una corona d’alloro ai piedi del pennone che reca la bandiera sempre
issata, è stata celebrata la Santa Messa da don Franco Zoggia che,
durante il rito, ha ricordato tutti i caduti di tutte le guerre e tutti
i caduti in missioni di pace con particolare riferimento al Cap. Lag.
Riccardo Bucci al quale è intitolata la Sezione di Treviso.
Dopo i discorsi di rito, il Presidente della
Sezione Dr, Sante Dall’Onore, ha omaggiato le autorità con dei crest
A.L.T.A. a ricordo della manifestazione.
Nel piazzale antistante il Sacrario, la
Sezione di Portogruaro, che ringraziamo di cuore, ha montato una tenda e
due gazebi nei quali si è svolto un rinfresco, molto apprezzato dai
presenti, con tramezzini offerti dal Vicepresidente Nazionale Giuseppe
Macchioni, panini con porchetta, mortadella, formaggio, stuzzichini vari
e bibite in quantità. Un ringraziamento speciale, oltre che ai Soci
della Sezione di Portogruaro, va alla nostra Protezione Civile che con i
suoi uomini e donne ha provveduto a fornire le misure di sicurezza
necessarie per l’attraversamento della trafficatissima strada antistante
il Monumento
Sacrario militare di Fagarè della Battaglia
Il Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia
è uno dei principali monumenti funebri dedicati ai caduti della Grande
Guerra. Si trova poco distante dalla riva destra del Piave, in un punto
strategicamente rilevante durante la Battaglia
del Solstizio, dove il letto ghiaioso del fiume
si restringe e crea una grande ansa. Ospita i corpi di 5.191
soldati italiani riconosciuti, di un austro-ungarico e di un americano
nonché le spoglie di 5.350 combattenti rimasti ignoti.
Il Sacrario che oggi si può visitare venne costruito nel 1933
dall'architetto Pietro del Fabbro e terminato due anni più tardi. In
realtà, un primo monumento esisteva già dal 1919 quando
Alterige Giorgi pensò ad un grande obelisco che ricordasse i
caduti italiani e che celebrasse la recente vittoria italiana
sull'esercito austro-ungarico. Questa grande opera fu affiancata poi da 4
bassorilievi ideati dallo scultore triestino Mascherini che
ripercorrevano le tappe salienti del conflitto: "24
maggio 1915 L'entrata dell'Italia in guerra", "24
ottobre 1917 La barbarie nemica sul suolo della
Patria", "15
giugno 1918 Di qui non si passa" ed infine "3
novembre 1918 Trionfo delle armi italiane". Ma il
regime fascista, il quale aveva intrapreso la celebrazione della
vittoria italiana con la costruzione di grandi sacrari (Redipuglia, Monte
Grappa e Asiago su
tutti), decise di ampliare ulteriormente questo luogo della memoria.
Pietro del Fabbro pensò quindi ad una grande esedra di nove navate che
custodisse i loculi dei caduti e che circondasse l'obelisco originale.
Il Sacrario è ben visibile dalla strada che collega Treviso a
Oderzo. Sopra le navate si legge a grandi caratteri una delle frasi più
celebri della Grande Guerra: "Il
Piave mormorò non passa lo straniero". La visita
inizia seguendo il vialetto a sinistra dove si possono vedere due
cannoni da 105mm e un barcone, verde metallo, che venne
utilizzato per la costruzione dei famosi ponti
di barche sul Piave. Appena entrati, una teca
custodisce quel che rimane del celebre muro di una casa di Fagarè
su cui venne scritto "Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!" mentre
nella prima navata, oltre ad ammirare i primi loculi, si apre una stanza
che funge da piccolo museo con l'esposizione di alcuni reperti
rinvenuti nella zona.
La visita prosegue camminando lungo le navate verso destra dove, in
ordine alfabetico, si trovano gli altri loculi interrotti da una cappella
sormontata da un grande mosaico in cui è raffigurato un fante
morente, avvolto nella bandiera italiana e sorretto da Cristo. A lato si
possono leggere il numero dei morti, le loro nazionalità e una lapide
che riporta la poesia "Ucciso", opera di Ernest Hemingway e dedicata
al suo amico Edward McKey, qui sepolto. Dopo la nona e ultima esedra,
un'altra teca custodisce un secondo muro, sempre proveniente da
un'abitazione di Fagarè, su cui fu scritta la frase "Meglio vivere un
giorno da leoni che cento anni da pecora" e i bassorilievi
dell'obelisco originale, distrutto dai nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale in quanto chiaramente anti-austriaco e anti-germanico. A
salvarsi furono solo i bassorilievi, molto probabilmente smontati e
nascosti dal custode fino al giorno della Liberazione.
L'invito alla cerimonia