PERSONNEL RECOVERY (Recupero del Personale)
Siamo nel bel mezzo dell’esercitazione
federata Esercito-Associazione d’Arma-Protezione Civile denominata
DELTA2018. La prima fase condotta con i gruppi sportivo-militare nel
week end passato è andata oltre le aspettative, il posto tatticamente
parlando era molto bello, i gruppi si sono divertiti moltissimo ed il
gruppo ASAT dell’ALTA Mestre ha portato a termine brillantemente la sua
missione valida come esame finale per la qualifica anfibia civile.
Insomma tutto sta procedendo benissimo e bisogna che continui tale per
la buona riuscita dell’intera esercitazione e per l’eco che questa dovrà
portare fino allo Stato Maggiore dell’Esercito che ha dato il premesso
perché essa avvenga per la prima volta anche in cooperazione tra
personale del Reggimento e soci dell’ALTA.
Ora siamo alla fase due, solitamente la parte
che interessa il Reggimento Lagunari ma alla quale quest’anno potranno
partecipare anche membri dell’ALTA e c’è un problema, il Reggimento è in
approntamento per la grossa esercitazione “Joint Stars 2018” da condurre
a giorni in Sardegna ed il personale e i mezzi a disposizione sono
ridotti. Qualche giorno prima è sfumata la possibilità di avere un
elicottero dal quale il commando, con discesa in “Fast Rope”, avrebbe
dovuto penetrare nella ex colonia e prelevare i piloti di un altro
elicottero abbattuto e lì rifugiatisi (Personnel Recovery). La soluzione
è una azione dal mare, verranno impiegati dei battelli rigidi e
l’occasione per una partecipazione del personale ALTA è quella di dare
un appoggio con i gommoni del gruppo ASAT. E qui sorge il secondo
problema, i ragazzi disponibili di ASAT sono pochi a causa di impegni di
lavoro, troppo pochi per fare almeno due team su due gommoni. Senza
pensarci due volte mi offro di partecipare, che sarà mai, dopotutto sono
passati solamente venticinque anni.
L’operazione è prevista giovedì sera
all’imbrunire, mi metto in strada alle due per arrivare un po’ prima e
prepararci, ci vogliono due ore di strada per arrivare a Caorle, è quasi
all’estremo opposto del Veneto. Lungo l’autostrada il tempo non promette
niente di buono, cielo molto grigio, plumbeo, e un po’ freddo, ogni
tanto incontro anche pioggia. E va bene, se deve essere una impresa che
lo sia fino in fondo. Arrivato alla sede del Comando di Esercitazione
incontro il comandante del Battaglione Lagunari ed il Capitano
incaricato di seguire l’esercitazione con il quale faccio un piccolo
briefing sull’operazione. Gli altri ragazzi ASAT sono a prelevare i
gommoni per cui tocca a me capire bene cosa c’è da fare e accordarmi con
l’ufficiale su come agire, per fortuna avevo bene a memoria tutta la
mappa della zona avendola preparata qualche giorno prima per i gruppi
sportivo-militare. Cinzia è l’infermiera di ASAT e decide di venire
anche lei, così ci avviamo verso il porto Falconera lungo il canale
Nicesolo dove ci sarà il randezvous tra i battelli del Reggimento
Lagunari ed i gommoni di ASAT. Prima delle 19 arrivano i battelli, sono
quattro ma uno è già in avaria, nel frattempo che i ragazzi si preparano
a bordo sistemando l’equipaggiamento, il pilota cerca di sistemare il
motore del battello in avaria, ma con scarsi risultati. Bisognerà
attraccarlo ed impiegarne solo tre. Un paio di lagunari accennano
qualche battuta per prenderci un po’ in giro, loro sono i “Lagunari del
Reggimento Serenissima” e noi sembriamo ragazzi travestiti da Lagunari
che giocano a fare la guerra, ma poi il maresciallo che guida il plotone
viene a presentarsi e definiamo i dettagli dell’operazione. Il rapporto
si distende e diventa collaborativo. Intanto il cielo diventava sempre
più cupo e cominciava di nuovo una pioggerellina fastidiosa, i Lagunari
del Reggimento indossano tute di neoprene nere, noi semplici mimetiche
ma va bene, eravamo abituati così ai nostri tempi. Il ritardo dei nostri
gommoni mi mette un po’ di tensione, so che quello piccolo (15 CV) tre
giorni prima aveva lasciato in panne il nostro Presidente, temo che oggi
non ce la faccia. Finalmente alle 19.30 arrivano, sembra tutto regolare,
formiamo i team e prendiamo posto sulle imbarcazioni, su quello grande
in quattro con l’infermiera mentre sul piccolo siamo solo in tre,
l’ordine di muovere è per le 19.45. Al momento esatto i tre battelli con
i Lagunari muovono in fila indiana giù lungo il canale Nicesolo in
direzione del mare e noi con i gommoni ci accodiamo a breve distanza.
L’adrenalina sale, sembra essere tornati indietro a 25 anni fa, e tutti
gli insegnamenti e le esperienze riaffiorano. Il mare è molto mosso ed
il gommone salta parecchio sulle onde ma il pilota è molto bravo a
tenerlo sempre di prua, l’altro ragazzo invece è giovane e non sa bene
come posizionarsi per assorbire i balzi e rimanere ben fermo allora gli
sistemo bene le gambe e si và. Arrivati al largo dell’obbiettivo
l’ordine è “circling” in attesa del via dal comando, i battelli dei
Lagunari sono esattamente di fronte all’obbiettivo, noi invece un po’
spostati a nord, il nostro compito è sbarcare e fornire copertura sulla
spiaggia all’arrivo del commando, da eventuali reazioni ostili
provenienti proprio da nord della Colonia.
L’attesa fa salire l’adrenalina ma la
condizione del mare ci tiene molto impegnati, non c’è tempo per pensare
ad altre cose, finalmente dopo un paio di circling riceviamo l’ordine di
sbarcare ed il mio pilota dirige il gommone verso la spiaggia. Do la
direzione, un po’ in diagonale, giusto per arrivare a sbarcare 70-80
metri immediatamente a nord della Colonia ed il secondo gommone ci
segue. È molto dura, le onde sono alte ed il motore troppo poco potente,
ad un certo punto cavalchiamo una onda molto alta che ci spinge veloci
verso la spiaggia, do il comando di sganciare il motore e di andare a
manetta su fino in secca. Approdati! Il ragazzo salta dalla prua e va a
fare subito copertura mentre io ed il pilota saltiamo giù, prendiamo il
gommone e lo trasciniamo completamente in secca, e poi a terra. Anche
gli altri sono sbarcati, pochi secondi per guardarci negli occhi,
verificare che siamo tutti pronti, e partiamo, dobbiamo penetrare sulla
spiaggia e porci in diagonale verso nord-ovest per coprire lo sbarco dei
“fratelli” Lagunari. Loro nel frattempo hanno continuato il loro
circling fino a che hanno visto noi sbarcare, poi si sono diretti verso
la costa. Noi avanziamo per sbalzi alternati dei due “fire team”, le
tute bagnate e la sabbia rendono il movimento pesante, ma ce la stiamo
cavando bene, ogni tanto do uno sguardo agli altri per darci la
direzione giusta e via fino a che arriviamo più o meno in posizione,
faccio muovere un paio di ragazzi dell’altro fair team e siamo
perfettamente allineati. Con perfetto tempismo sbarcano anche i nostri
fratelli Lagunari sotto la nostra copertura, con il loro movimento
tattico penetrano sulla spiaggia fino a giungere davanti la Colonia. È
quasi buio, alcuni fanno sicurezza fuori dall’edificio mentre un team
entra, sono dotati di visori notturni, cercano i due “piloti” rifugiati,
li trovano, e li fanno evacuare. Noi nel frattempo siamo sempre in
posizione, lì fermi sdraiati sulla spiaggia, le mimetiche bagnate
intorpidiscono le gambe e mi ritornano alla mente gli sbarchi fatti a
Febbraio quando c’era il ghiaccio e penso, allora era peggio. Finalmente
li vedo uscire dall’edificio e dirigersi verso la battigia, noi
rimaniamo fermi a completare la nostra azione di copertura. Quando li
vedo appostati sulla riva e i loro battelli arrivare per prelevarli, do
l’ordine di ripiegare. Ci muoviamo ancora per balzi alternati dei due
fire team e raggiungiamo i nostri gommoni, li imbracciamo per le
maniglie e li trasciniamo in acqua. Cominciamo a pagaiare per portarci
un po’ fuori e permettere ai motori di scendere in acqua ma il mare è
troppo mosso e le onde ci spingono indietro. Decido di scendere per
tenere fermo il gommone fin che il pilota lo mette in moto. L’acqua con
le onde arriva alla cinta, è fredda ma non troppo, sinceramente pensavo
peggio. Raddrizzata l’imbarcazione, risalgo e continuo a pagaiare,
finalmente il 15 CV va in moto, allora si va. Ora dobbiamo affrontare le
onde, ma sento una certa eccitazione nel team, dentro di me penso che
siamo stati proprio bravi. Il pilota affronta di volta in volta le onde
più alte di prua e poi vira, dobbiamo doppiare la diga foranea del
Nicesolo prima di infilaci dentro. Ormai è già buio, da riva non ci
vedono più ma ormai siamo entrati nel canale, non ci sono più le onde e
possiamo lanciarci a far planare il gommone. Arrivano anche i battelli
del Regimento che ci affiancano e ci scambiamo saluti e sguardi
compiaciuti, probabilmente si son ravveduti che non siamo ragazzini
travestiti da Lagunari ma bensì Lagunari in congedo con ancora il nostro
bagaglio di esperienze e lo spirito di un tempo. Arrivati al molo del
porto Falconera, ci congediamo dai “fratelli” con l’augurio di rivederci
“alla prossima”, e quale miglior augurio tra chi sente di appartenere
allo stesso gruppo.
Tornati alla base mi cambio i vestiti bagnati
saluto tutti e mi rimetto in macchina per tornare a casa, due ore di
strada sono tante e c’è tanto tempo per pensare e gustare la
soddisfazione di com’è andata la giornata.
“Alla prossima”
San Marco!
Lag. Cassetta Michele