Il reggimento lagunari "serenissima"
di alberto scarpitta
Come noto il principale contributo operativo dell’Esercito alla Capacita
Nazionale di Proiezione dal Mare – CNPM (vedi Analisi Difesa luglio
2018) è rappresentato dal Reggimento Lagunari “Serenissima”.
Erede delle tradizioni marinare della fanteria di marina della
Repubblica di Venezia, il reparto è equipaggiato, strutturato ed
addestrato per poter assolvere, oltre ai compiti classici della fanteria
leggera nell’ambito di complessi pluriarma, anche le funzioni di unità
specializzata nella conduzione di operazioni anfibie. Queste ultime
possono essere organizzate sia in ambito interforze, appunto nel quadro
della CNPM per l’attivazione di una landing
force, che single
service, nel contesto delle Azioni Anfibie Autonome, quali le
operazioni riverine,
la difesa di un tratto di costa o le azioni shore
to shore.
Il reggimento è inoltre Ente scolastico della Forza Armata per tutta una
serie di corsi ed addestramenti specifici della specialità, condotti a
favore del proprio personale, dei reparti dell’esercito inseriti nella
CNPM e di altri reparti italiani ed esteri.
La sua struttura organica comprende un Comando, con i tradizionali
Uffici Personale, OAI – Operazioni Addestramento Informazioni, Logistico
ed Amministrativo, la Compagnia Comando e Supporto Logistico (con i
plotoni comando, sanità, commissariato e Tramat), la Compagnia Corsi, la
Compagnia Supporti Tattici Anfibi ed il I Battaglione Lagunari.
Quest’ultimo allinea a sua volta il Comando, tre Compagnie Anfibie (1°
Marghera, 2° Piave e 3° Isonzo) e la Compagnia Supporto alla Manovra.
La composizione dei reparti ricalca gli organici del “Progetto Fanteria
Futura” e tutti i moderni materiali previsti risultano armai disponibili
ed in distribuzione, come i fucili per tiratori esperti ARX-200, i
sistemi controcarro Spike a media e lunga gittata, che hanno rimpiazzato
Milan e Tow, o i recentissimi mortai medi Expal 81-MX2-KM da 81 mm.
Le compagnie anfibie (fucilieri) comprendono pertanto il nucleo comando,
la squadra supporto logistico, tre plotoni fucilieri ed il plotone
supporto alla manovra. I plotoni fucilieri includono tre squadre
fucilieri ed una di supporto alla manovra. Quelli fucilieri contano otto
elementi suddivisi in due gruppi (fire team) di quattro, cui si possono
aggiungere due conduttori.
In ogni fire-team un lagunare è armato di mitragliatrice leggera Minimi,
presente sia in calibro 5,56 che 7,62 mm, mentre un secondo dispone di
un lanciagranate a colpo singolo GLX160 da 40 mm applicato sotto la
canna del fucile ARX160. In ogni squadra è incluso un tiratore esperto
dotato di fucile ARX200 in calibro 7,62 mm munito di mirino ICS 6×40 di
Steiner/BDT, un apparato che comprende telemetro laser e calcolatore
balistico per determinare il punto di mira corretto in relazione alla
distanza del bersaglio.
Gli ARX160 sono equipaggiati con ottica Specter 1-4x o Aimpoint CompM2 e
puntatore/illuminatore laser AN/PEQ-15. Applicate alle armi sono molto
diffuse le impugnature anteriori, sia verticali che del nuovo modello
orizzontale.
Gli occhiali IL per la visione notturna sono capillarmente diffusi in
versione binoculare, sia del modello AN/PVS-15 che del più recente
TM-NVG adottato nell’ambito del programma SIC, Sistema Individuale del
Combattimento.
La squadra supporto alla manovra del plotone fucilieri annovera, oltre
al comandante di plotone, il suo vice, il radiofonista/specializzato C4
e due conduttori, anche un gruppo di fuoco in grado di mettere in opera,
secondo le necessita specifiche della missione, una mitragliatrice
bivalente, un lanciarazzi Panzerfaust 3 e/o un mortaio leggero da 60 mm.
Il plotone supporto alla manovra delle compagnie anfibie comprende
invece un nucleo comando, il nucleo SAOV/T per la sorveglianza ed
acquisizione obiettivi, tre squadre mortai ciascuna con un’arma da 81
mm, la squadra tiro e due squadre controcarro con altrettanti lanciatori
Spike a media gittata.
La compagnia supporto alla manovra del battaglione, caratterizzata da
una forza organica molto più ridotta delle compagnie fucilieri, è
strutturata su plotone mortai pesanti con 4 squadre con armi da 120 mm
TDA MO 120 RT ad anima rigata, plotone controcarro con 4 sistemi Spike a
lunga gittata e squadra tiratori scelti su comandante e tre nuclei, a
loro volta composti di norma da un tiratore scelto, un
osservatore/tiratore esperto ed un conduttore.
Radiati senza rimpianti gli ultimi VCC2 della famiglia M113, la mobilità
delle compagnie del I battaglione in configurazione terrestre è affidata
ora essenzialmente ai VTLM Lince 4×4, alcuni dei quali dotati di
torretta remotizzata Hitrole Light, un sistema in grado di operare in
tre configurazioni di armamento differenti, equipaggiate
alternativamente di mitragliatrice leggera MG-42/59, della pesante
Browning da 12,7 mm o del lanciagranate automatico Mk19 da 40 mm.
La Compagnia STA – Supporto Tattico Anfibio caratterizza la specialità e
le consente la piena mobilità in configurazione anfibia. Annovera il
Plotone Recon, reparto ad altissima specializzazione che esamineremo più
avanti, il Plotone Mezzi Anfibi dotato di 15 cingolati AAV-7 in versione
trasporto truppa, uno posto comando ed uno recupero, ed il Plotone
Natanti, che raggruppa barchini d’assalto a chiglia rigida con motore
fuori bordo da 110 CV, battelli pneumatici Zodiac FC470, un’imbarcazione
R.A.B. (Rigid Alluminium Boat), motobarche, vedette e mezzi da sbarco.
La Compagnia Corsi riveste infine un ruolo essenziale nella vita del
reggimento, gestendo la formazione del personale di recente assegnazione
fino all’acquisizione della qualificazione anfibia. Fornisce inoltre i
propri istruttori per numerose attività addestrative, alla torre di
ardimento o nelle moderne istallazioni di simulazione del combattimento,
e provvede direttamente alla gestione ed alla manutenzione di numerosi
barchini e gommoni impiegati per le proprie attività didattiche.
La compagnia forma direttamente i propri quadri, ad esempio mettendo in
opera il corso IMTCA di Istruttore Militare di Tecniche e Combattimento
Anfibio.
Della durata di 4 settimane, questo iter abilita elementi esperti e di
comprovate capacità all’insegnamento delle tecniche e procedure per
operare in ambiente anfibio e fornisce la qualifica di istruttore
all’inserzione ed estrazione del personale da velivolo ad ala rotante
con tecniche di discesa rapida, un vero e proprio “rope master”.
Il corso di qualificazione
anfibia
Il Reggimento Lagunari opera a livello tattico sia come unità di
fanteria convenzionale che in veste anfibia, nell’ambito della CNPM o
autonomamente, in modo unitario o frazionato per aliquote di compagnia,
plotone o squadra, dando vita a moduli strutturati sulla base delle
specifiche esigenze della missione secondo il principio della task
organization.
La spiccata polivalenza del reparto e la sua predisposizione ad operare
anche in configurazione anfibia richiedono elevata flessibilità
operativa e versatilità di impiego, la capacità di agire per piccoli
nuclei con spiccata autonomia decisionale e l’abilitazione a condurre
azioni particolari.
Grande attenzione deve pertanto essere riposta nella selezione e nella
formazione ed addestramento del personale di ogni grado assegnato al
reggimento, che deve superare uno specifico corso di qualificazione.
L’addestramento di specializzazione viene pertanto condotto direttamente
al reparto con la frequenza, per tutti i futuri lagunari
indipendentemente dal grado ricoperto e dalle funzioni assegnate, del
corso di qualificazione anfibia Alpha, che mira ad unire la preparazione
tipica della fanteria leggera all’abilitazione alle tecniche e procedure
specifiche delle operazioni anfibie.
Si tratta di un iter selettivo il cui superamento, in media ottenuto
solo dal 50% circa dei partecipanti, costituisce la condizione di base
per l’accesso alla specialità.
Per quanto riguarda il personale di truppa il Serenissima, in precedenza
alimentato con VFP4, da qualche tempo riceve invece VFP1, Volontari in
Ferma Prefissata di 1 anno, che vengono contattati da team di
reclutatori del reggimento direttamente ai RAV.
In questa sede i potenziali aspiranti vengono sottoposti ad una prima
selezione per accertare il possesso dei requisiti fisici minimi
richiesti, con il superamento delle seguenti prove fisiche di ingresso
alla specialità:
– corsa piana di 1500 metri nel tempo massimo di 8 minuti
– 15 piegamenti sulle braccia, 6 alle parallele, 30 addominali e 3
trazioni alla sbarra nel tempo di un minuto per ciascun esercizio
– Salita alla fune di 4 metri e successiva discesa controllata, con
arresto a comando di 30 secondi
– Salto in alto di almeno 1,2 metri
– 50 metri di nuoto continuativo e 30 secondi di galleggiamento da fermo
con entrambe le mani fuori dall’acqua.
Sino ad alcuni anni fa la grande maggioranza delle reclute proveniva
dalle regioni meridionali ma negli ultimi tempi, complice probabilmente
la crisi economica e la diffusa disoccupazione giovanile, è aumentato
costantemente anche il numero di chi è originario del settentrione
d’Italia ed ora la composizione regionale del reparto appare abbastanza
equilibrata. Non siamo certo ai livelli del reclutamento regionale dei
tempi della leva, ma ora non è raro sentire echeggiare la cadenza veneta
nelle caserme dei lagunari.
Al termine della loro formazione di base presso i RAV i volontari che
hanno superato le prove di selezione vengono inviati al Reggimento per
la fase di specializzazione e la frequenza del Corso di Qualificazione
anfibia.
A tale proposito va segnalato che fino alla metà del 2018 i volontari
giungevano al reparto dopo 10 settimane di addestramento di base ai RAV
ed ulteriori 8 settimane di Modulo K, un corso destinato ad approfondire
la formazione tecnico-tattica del combattente che culminava con gli
assalti a fuoco di squadra.
Questo iter è ora cambiato ed i VFP1 trascorrono ai RAV 11 settimane,
suddivise tra modulo base di 7 e modulo avanzato di 4, per poi essere
inviati direttamente ai reparti senza la frequenza del modulo K. Fa
accezione solo il personale assegnato alle specialità Paracadutisti ed
Alpini.
Gli aspiranti Lagunari giungono pertanto al Serenissima con soli tre
mesi di vita militare alle spalle e con una formazione basica piuttosto
limitata, che dovrà essere completata ed incrementata successivamente al
reparto.
Qui i giovani soldati sono sottoposti nell’arco di due settimane ad un
programma di educazione fisica inteso a migliorare e rifinire la loro
condizione fisica generale e completano le selezioni, ripetendo i test
fisici già superati, con l’aggiunta di una prova di assenza di vertigini
e discesa in fast-rope di 6 metri da struttura fissa.
Successivamente l’iter prosegue con il cosiddetto 1° Modulo di tre
settimane finalizzato alla preparazione fisica e caratteriale del
personale per il successivo 2° modulo. Sono pertanto introdotte ed
affrontate in modo graduale e progressivo alcune tematiche operative che
saranno oggetto della qualificazione. Nonostante non sia considerato
selettivo, il 1° Modulo produce già un discreto numero di abbandoni fra
aspiranti che, non sufficientemente motivati, lasciano la specialità per
proseguire altrove la propria ferma annuale.
Il personale selezionato accede invece al 2° Modulo della durata di
cinque settimane, svolto presso le tre sedi del reggimento da parte di
istruttori della Compagnia Corsi e che costituisce il Corso di
Qualificazione Anfibia “Alpha” dell’Esercito.
Gli obiettivi dell’iter includono il completamento della formazione
individuale del combattente, il perfezionamento delle sue capacità
psico-fisiche, l’approfondimento delle tecniche e procedure di
combattimento nel contesto delle operazioni anfibie, l’impiego dei mezzi
specialistici in dotazione.
Viene acquisita l’abilitazione alle tecniche di superamento ostacoli e
di cooperazione, trasporto, sbarco e discesa dagli elicotteri, sono
forniti elementi di dottrina delle operazioni anfibie e delle norme di
navigazione. Vengono infine impartite istruzioni sulle tecniche e
procedure di pronto soccorso, delle trasmissioni e di sopravvivenza in
ambiente ostile per elementi isolati ai fini del successivo
recupero (Personnel Recovery).
Per raggiungere tali finalità il corso è stato recentemente
ristrutturato in cinque moduli successivi, costituiti sia da lezioni
teoriche che da attività addestrative pratiche condotte sul terreno, e
da un’esercitazione continuativa finale. Al termine di ciascun modulo è
previsto un test o una prova pratica valutativa, con l’assegnazione di
un punteggio espresso in ventesimi.
Il conseguimento della qualifica richiede il raggiungimento di almeno
12/20 in ciascun modulo, oltre al superamento di alcune prove di
sbarramento, come la corretta discesa dalla torre di ardimento, il cui
fallimento determina anche quello dell’intero iter.
Il corso comprende quindi:
–
Modulo
Anfibio. Include una intensa attività fisica
con una serie di marce veloci in assetto da combattimento con zainetto
tattico da 10 Kg ed arma su distanze di 4, 6, 8 e 10 km, condotte ad una
media di 7 km/h determinata degli istruttori, che alternano due minuti
di marcia veloce e due minuti di corsa. A queste fanno seguito una
marcia zavorrata in assetto pesante di 20 km con zaino di 20 kg e
verifiche di topografia e tecniche di orientamento. Si procede quindi
con gli aspetti più prettamente anfibi, ossia esercizi di acquaticità,
di galleggiamento, sopravvivenza in acqua e nuoto operativo. Seguono
prove di guado ed attraversamento di un corso d’acqua, eseguito a
coppie, con idonea preparazione dell’attrezzatura e stagnazione dello
zaino. Si apprende poi a pagaiare sul battello pneumatico ed a
raddrizzarlo in caso di ribaltamento, una prova valutativa di
sbarramento. Successivi esercizi di presa di terra su costa bassa e su
costa alta concludono questa fase.
–
Modulo Fries e Rappelling. Alcune
giornate sono destinate ad una formazione di ardimento da struttura
fissa, una installazione che consente di addestrare il personale alle
operazioni di superamento ostacoli verticali e discesa dagli elicotteri.
Gli allievi iniziano scivolando con la tecnica del fast-rope o canapone
senza equipaggiamento, da altezze in progressione di 3, 6 e 12 metri. La
discesa deve risultare controllata, con la possibilità di arrestarsi a
comando per alcuni secondi. Successivamente il personale che ha
dimostrato una sufficiente dimestichezza con questa tecnica riprende la
trafila dalle varie altezze con equipaggiamento completo, zaino e
fucile. Si tratta di una prova di sbarramento e chi non dimostra piena
confidenza e sicurezza deve lasciare il corso. In questa fase è compresa
la conoscenza dei nodi più comuni da effettuare con le cime per fissare
l’equipaggiamento, permettere il superamento di ostacoli ed interruzioni
e per effettuare una imbragatura speditiva per calarsi da una parete o
da elicottero. Si procede quindi con esercizi di discesa in corda doppia
dalla torre di ardimento con una posizione “a bandiera”, sul fianco e
non di spalle, una tecnica idonea all’uscita dalla carlinga dei vettori
ad ala rotante.
–
Modulo
Trasmissioni, con lezioni teoriche e prove
pratiche sull’impiego degli apparati radio in dotazione e le corrette
procedure di comunicazione.
–
Modulo
sanità per
l’apprendimento delle procedure BLS, Basic Life Support. Sono lezioni
teoriche seguite da una fase pratica sulle tecniche di primo soccorso e
stabilizzazione di un ferito in un contesto tattico.
– Modulo Personnel Recovery,
che
fornisce le nozioni di base per fronteggiare le diverse possibili
situazioni operative di isolamento. Dopo una prima fase teorica viene
svolta un’esercitazione pratica relativa alle tecniche, tattiche e
procedure previste in ambito SERE di livello “B”, in cui gli elementi di
sopravvivenza e resistenza trattati sono finalizzati al successivo
recupero del personale isolato secondo le modalità di personnel recovery.
– Esercitazione continuativa anfibia.
Al
termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una valutazione
complessiva finale costituita da un’attività continuativa di due giorni
imperniata sulla realizzazione di un colpo di mano anfibio. I
partecipanti costituiscono l’elemento d’assalto, quello d’appoggio e la
squadra di sicurezza per la conquista di un determinato obiettivo, prima
del ripiegamento finale.
La percentuale di successo del corso varia di volta in volta, ma si
aggira in media attorno al 50% dei partecipanti. Gli elementi ritenuti
non idonei al termine o durante le varie prove previste dall’iter
vengono messi a disposizione dello Stato Maggiore Esercito per il loro
successivo trasferimento ad altro reparto.
La formazione successiva
Il personale che termina felicemente il corso riceve l’attestato di
qualificazione anfibia, caratterizzato anche esteriormente da un
apposito nastrino da apporre sull’uniforme, ed acquisisce il diritto di
indossare il basco verde e gli alamari con il leone di San Marco che
identificano la specialità.
I volontari neo-qualificati vengono quindi assegnati alle compagnie
operative per il completamento della loro formazione sulla base dei
diversi incarichi che andranno a ricoprire.
Per i fucilieri, ad esempio, era sinora previsto un modulo di 6
settimane imperniato sulle attività e le procedure della squadra e del
plotone. Tale fase potrebbe subire variazioni a causa del minore livello
di operatività raggiunto dal personale al momento dell’assegnazione
reparto, non essendo più previsto lo svolgimento del modulo K.
Gli argomenti non più trattati ai RAV o alla Scuola di Fanteria, ed in
particolare le procedure tecnico-tattiche della squadra fucilieri in
attacco, dovranno infatti essere adeguatamente approfonditi in ambito
reggimentale.
A tale riguardo risulterebbe probabile anche un prolungamento del 1°
Modulo a cinque settimane per migliorare la preparazione delle reclute
prima dell’inizio del corso di qualificazione.
Il reggimento assicura anche la formazione dei lagunari assegnati alla
compagnia supporto alla manovra o ai corrispondenti plotoni delle
compagnie fucilieri. Ad esempio i futuri mortaisti affrontano corsi
propedeutici alle successive scuole tiro. Il personale assegnato alla
Compagnia Supporto Tattico Anfibio acquisisce direttamente in sede le
patenti nautiche per i battelli in dotazione e quella di pilota per il
cingolato anfibio AAV-7. Per la conduzione delle imbarcazioni di
maggiori dimensioni è invece necessaria la frequenza del corso di
comandante di unità navale d’altura presso la Marina Militare.
Solo per taluni incarichi specialistici, come meccanici o primi
soccorritori, sono invece previsti particolari iter formativi svolti
presso altri enti scolastici.
Completato l’addestramento di base di forza armata, l’iter formativo del
lagunare continua con l’acquisizione delle competenze richieste per
essere inserito nei pacchetti di forze che il reggimento assegna alla
Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare in ambito interforze.
Tale formazione ulteriore si sviluppa sia al reparto che a cura della
Marina Militare e comprende innanzi tutto due brevi corsi definiti “gap
filler” svolti in sede: il primo, di due settimane ora ridotte ad una,
dedicato ad un addestramento alpinistico di base, il secondo, anch’esso
di una settimana, impartisce invece nozioni basiche sul maneggio degli
esplosivi.
Successivamente il personale di recente assegnazione frequenta il Corso
Integrativo di Qualificazione Anfibia svolto a cura della Marina in
media due volte all’anno.
Della durata complessiva di quattro settimane, il corso è articolato in
due fasi di due settimane ciascuna. La prima si svolge in ambito
reggimentale nella caserma Bafile di Malcontenta, ma a cura degli
istruttori del Battaglione Scuole “Caorle” della Brigata Marina San
Marco, ed è imperniata principalmente su lezioni teorico-pratiche di
addestramento alla cooperazione con gli elicotteri, con esercitazioni di
l’approfondimento e verifica delle competenze già acquisite nelle
tecniche di discesa in fast-rope ed in corda doppia dalla torre di
ardimento.
La seconda fase si svolge invece a Brindisi, dove i frequentatori
vengono ospitati a bordo di una delle navi da sbarco di tipo LPD della
Marina (San Giorgio, San Marco o San Giusto), dove si impratichiscono
innanzi tutto con le terminologie, le norme e le prassi della vita a
bordo.
Successivamente i Lagunari apprendono ad impiegare i mazzi da sbarco
della Brigata Marina ed effettuano navigazioni e sbarchi sia tattici che
logistici partendo e rientrando nel bacino allagabile della nave,
utilizzando i barchini, i gommoni, i mezzi da sbarco di tipo LCM e LCVP
denominati Gis e MDN, oltre che i cingolati anfibi AAV-7.
Il personale ha quindi modo di effettuare numerosi rilasci da
elicottero, in fast-rope o corda doppia, imparando a conoscere le
macchine in dotazione all’altra forza armata: l’NH-90 ed il possente
EH-101.
L’iter si conclude con un’esercitazione anfibia finale riassuntiva.
Ottenuta anche l’abilitazione anfibia della Marina i lagunari vengono
sottoposti in sede ad addestramenti volti da un lato a mantenere ed
approfondire le competenze già acquisite, ad esempio con settimane
destinate ad attività anfibie a Sant’Andrea o alla cooperazione con gli
elicotteri dell’AVES, dall’altro ad incrementare il bagaglio
professionale dei singoli e l’operatività delle minori unità, con
particolare riguardo ai periodi che precedono uno schieramento nei
teatri esterni.
A tale riguardo la caserma Bafile di Malcontenta ospita alcune
installazioni addestrative moderne ed efficaci. All’interno di una
vecchia costruzione, ad esempio, è presente un apparato di simulazione
del tiro con armi portatili FATS (Fire Arms Training System) con quattro
postazioni. Si tratta di un ben noto sistema interattivo per
l’addestramento al tiro con pistola e fucile Beretta ARX-160 che
permette di verificare, in tutta sicurezza e senza alcun costo, la
precisione del tiro degli allievi e, soprattutto, di analizzare le loro
reazioni di fronte a situazioni impreviste e minacce improvvise, quali,
ad esempio, la presenza di civile inermi o di ostaggi nel corso di uno
scontro a fuoco.
In un grande schermo vengono proiettate immagini relative e varie
situazioni tattiche differenti, scelte tra le numerose presenti nella
memoria del sistema, e gli allievi, muniti di armi del tutto simili a
quelle reali per peso, forma e caratteristiche tecniche, debbono
confrontarsi con le varie tipologie di minacce.
Al termine dello “scontro a fuoco” il sistema produce una tabella
riassuntiva dei risultati conseguiti, dei colpi messi a segno e se hanno
raggiunto parti vitali del corpo. Sono inoltre segnalati gli eventuali
ingaggi effettuati erroneamente verso soggetti non combattenti.
Ma il vero gioiello della base è rappresentato da una modernissima
installazione per l’addestramento al combattimento ravvicinato nei
centri abitati (FIBUA, Fighting in Built-Up Areas) a livello di squadra
fucilieri, secondo le tecniche di CQB, Close Quarter Battle. Sono
condotte lezioni teoriche e pratiche riguardanti il movimento in aree
urbanizzate, le tecniche di irruzione e di bonifica degli edifici.
Un ampio capannone dismesso ospita una struttura abitativa composta da
più stanze, tutte collegate fra loro. Di volta in volta una squadra di
otto uomini si avvicina all’edificio, predispone l’irruzione ed inizia
il movimento, in sequenza, con team di quattro uomini, destinati,
secondo procedure ben sperimentate ed interiorizzate, ad entrare in
successione nelle varie stanze coprendone ogni settore ed angolo morto,
eliminando eventuali minacce e procedendo speditamente verso il vano
successivo, mantenendo il collegamento costante con l’altro team, cui si
garantisce scambievolmente sicurezza e copertura.
L’intera sequenza, sia all’esterno dell’edificio che all’interno delle
stanze, viene ripresa da varie telecamere a circuito chiuso che
trasmettono le immagini alla postazione di controllo. Qui gli istruttori
seguono attentamente l’azione sui monitor, per poi riesaminarla con gli
esecutori, al fine di verificare il livello formativo raggiunto e
suggerire modifiche e correzioni.
Non va poi dimenticata l’importanza che riveste ai fini addestrativi
l’esistenza, immediatamente al di fuori della caserma, di un vasto
comprensorio militare, che permette agevolmente lo svolgimento di varie
tipologie di atti tattici a livello squadra e plotone, in attacco ed in
difesa, incluso il combattimento negli abitati o la messa in opera di un
posto di osservazione. Questo terreno viene inoltre utilizzato per
l’abilitazione dei conduttori dei VTLM alla guida fuoristrada.
Il plotone Recon
Inserito nella Compagnia Supporto Tattico Anfibio di stanza nell’isola
di Sant’Andrea (o delle Vignole), il Plotone Recon è una piccola unità
ad alta valenza operativa destinata a compiti di ricognizione e
sorveglianza ed alla conduzione di attività non convenzionali in ambito
anfibio, quali ricognizione preventiva delle spiagge di sbarco con
l’eventuale distruzione degli ostacoli antisbarco, sabotaggio e colpi di
mano contro obiettivi costieri, infiltrazione con qualunque tipo di
vettore in territorio occupato dal nemico ai fini informativi .
I suoi membri, selezionali tra i migliori lagunari già pienamente
qualificati, possiedono tutti la qualifica di Esploratore Anfibio,
ottenuta dopo un corso assai impegnativo di 20 settimane tenuto
direttamente presso il reggimento ed il cui superamento richiede doti
non comuni di resistenza fisica e mentale, tenacia, determinazione e
ferrea volontà.
L’accesso a questa formazione è preceduto da un’accurata selezione
fisica dei candidati, ovviamente tutti volontari. Le prove
iniziali da superare includono 2000 metri di corsa piana da completarsi
in meno di 9 minuti, 7 km di marcia veloce con zaino da 15 kg da
concludersi entro un’ora, 30 piegamenti ed altrettanti addominali in un
minuto a serie e 12 minuti di galleggiamento.
Gli allievi che superano questa preselezione iniziano quindi le dieci
settimane della prima fase del corso, essenzialmente destinata alla
verifica ed al miglioramento delle doti fisiche e caratteriali dei
partecipanti.
Nelle prime settimane si susseguono marce veloci in assetto leggero, una
marcia di regolarità di 20 km con arma e zaino di 30 kg ed una prova di
resistenza sui 50 km.
Successivamente si verificano ed approfondiscono le conoscenze di
topografia e si mettono alla prova le capacità di navigazione terrestre
con marce topografiche diurne e notturne di lunghezza crescente, dai 6
ai 30 km, tutte da completarsi con arma e zaino di 20 kg.
Accompagnano la progressione esercizi di superamento ostacoli e prove di
ardimento, mentre sono impartite lezioni teorico-pratiche sule tecniche
di sopravvivenza: come procurarsi cibo, acqua ed un riparo.
La prima parte del corso si conclude quindi, solitamente a ridosso delle
vacanze di Natale, con un’esercitazione continuativa di sopravvivenza,
evasione, fuga e resistenza agli interrogatori condotta per circa 10
giorni sull’Altipiano di Asiago.
Si tratta di un addestramento molto impegnativo, che mette a dura prova
gli allievi che affrontano, forse per la prima volta, situazioni
operative di totale isolamento, potendo contare solo sulle proprie
forze, abilità e determinazione. Molti partecipanti non riescono a
trovare in sè stessi le forti motivazioni necessarie a superare la prova
e lasciano il corso.
Questa fase si conclude con esercizi riepilogativi ed un accertamento
finale di sbarramento riguardante tutti gli argomenti trattati. Il
mancato superamento dell’esame comporta l’inidoneità alla prosecuzione
dell’iter ed il ritorno alla compagnia di provenienza.
La seconda fase di ulteriori 10 settimane comprende una serie di moduli
addestrativi settimanali relativi a specifiche materie. Sono trattati
argomenti quali la pianificazione delle missioni, sia di ricognizione
che di incursione, le tecniche di conduzione delle pattuglie, le
procedure operative standard delle minori unità, l’esecuzione di colpi
di mano ed imboscate. Molta cura viene posta nella predisposizione dei
posti di osservazione per attività di ricognizione, acquisizione e
sorveglianza degli obiettivi, mentre vengono verificate ed approfondite
le conoscenze degli esplosivi e degli apparati delle trasmissioni.
L’attività prettamente anfibia vede il lancio in acqua da elicotteri, il
recupero veloce con battello, il nuoto operativo di superficie e la
ricognizione di una spiaggia a premessa di uno sbarco.
Una pattuglia da ricognizione continuativa e una serie di esami finali
pongono fine al corso.
Chi supera positivamente anche questi ultimi ostacoli e valutazioni, in
media circa un quarto dei partecipanti iniziali, acquisisce la qualifica
di Esploratore Anfibio e viene inviato al CAPAR di Pisa per ottenere, in
4 settimane e dopo 5 salti, l’abilitazione al lancio con paracadute con
fune di vincolo. Il brevetto di paracadutismo militare è infatti da
qualche anno obbligatorio per tutto il personale del Plotone Recon.
Inserito quindi nei ranghi della piccola unità operativa ed affiancato a
colleghi più anziani, il nuovo esploratore completa la propria
formazione con ulteriori corsi ed addestramenti. Vengono conseguite le
patenti per la conduzione dei veicoli e dei natanti in dotazione e si
svolgono attività in montagna che affinano la capacità di operare nelle
più svariate condizioni ambientali.
Addestramenti realistici mirano poi ad approfondire temi già trattati in
precedenza, ad esempio con la piena acquisizione delle tecniche di Fast
Rope Inserrction and Estraction System, impiegate non solo per
l’inserimento degli operatori ma anche per la fase di recupero degli
stessi al termine della missione.
Gli elementi riconosciuti idonei alle severissime selezioni mediche
della Marina potranno in seguito essere inviati al COMSUBIN per
frequentare anche il corso SDO di Sommozzatori Demolitori Ostacoli.
Della durata di circa 6 mesi, il corso fornisce non solo un’accurata
preparazione all’impiego degli autorespiratori ad ossigeno e ad aria e,
successivamente anche di quelli a miscela per raggiungere maggiori
profondità, ma include anche una istruzione completa sull’uso degli
esplositi, sia a terra che in acqua, ai fini di effettuare demolizioni
di ostacoli e brillamento di mine o altri ordigni. In precedenza gli
esploratori anfibi frequentavano al Varignano il solo corso ARO/ARA di
12 settimane per l’abilitazione all’impiego operativo delle
apparecchiature subacquee ad aria e ad ossigeno, esclusivamente come
modalità addizionale di infiltrazione e per la ricognizione preventiva
delle spiagge di sbarco, ma senza la possibilità di procedere alla loro
bonifica.
Da qualche tempo la formazione risulta, come detto, più vasta e
completa, a similitudine di quanto avviene per la componente recon della
Marina.
Successivi specifici corsi, sia in Patria che all’estero, estenderanno
negli anni la professionalità del personale, nella prosecuzione di una
carriera ardua e faticosa, ma non priva di soddisfazioni professionali.
Verso il futuro
Il futuro operativo dei Lagunari non può che essere legato alla loro
specificità: la capacità, unica in ambito esercito, di operare nel
contesto delle operazioni anfibie.
A tale riguardo la creazione della Capacità Nazionale di Proiezione dal
Mare ha costituito un primo passo importante, ma deve rappresentare un
punto di partenza e non una meta finale.
Ancora una volta emerge prepotente la necessità di dare vita ad una
forza anfibia interforze che sappia integrare i reparti anfibi della
Marina e dell’Esercito in un progetto unitario, flessibile e funzionale,
che possa trarre profitto dai punti di forza e dalle specificità delle
due componenti, elidendone scambievolmente le criticità, superando
vecchi e nuovi impedimenti e gelosie.
Un cammino non privo di ostacoli e difficoltà ma che registra qualche
interessante novità.
A tale riguardo si stanno concretizzando alcune importanti iniziative,
finalizzate al raggiungimento di una maggiore omogeneità anche organica
fra i due reparti di fanteria, il 1° Reggimento San Marco ed i Lagunari.
Questi sono al momento strutturati in modo diverso, le compagnie
lagunari sono più numerose mentre i Marò dispongono a livello reggimento
di un maggior numero di assetti specializzati di supporto tattico e
logistico. Anche la mobilità delle unità fucilieri scaturisce da
filosofie operative differenti. Ad esempio i conduttori dei mezzi di
trasporto, oggi essenzialmente i VTLM Lince, nell’esercito sono organici
alle compagnie, mentre la Marina li raggruppa in un apposito reparto.
Anche la componente di élite dei due reparti, rappresentata dai nuclei
Recon, è più sviluppata nel San Marco, differenza che suggerirebbe un
suo potenziamento nel Serenissima, processo certo non di semplice e
rapida attuazione.
Accanto a queste differenze organiche e concettuali, che potrebbero
venire superate nel futuro, entrambi i reggimenti si trovano
nell’urgente necessità di rimpiazzare i VCC su scafo M113 ormai
dismessi, ma che per difficoltà economiche non hanno ancora avuto un
adeguato rimpiazzo, nonostante che negli ultimi anni fossero state
prospettate varie soluzioni basate su veicoli sia di produzione
nazionale che estera.
Il candidato ideale per tale ruolo è rappresentato oggi dal VBA, Veicolo
Blindato Anfibio, di Iveco Defence Vehicles, un mezzo sostanzialmente
analogo a quell’ACV 1.1 che la casa di Bolzano ha realizzato in
collaborazione con BAE Systems e che è stato prescelto dai Marines
statunitensi.
L’avvio della produzione di serie per il mercato americano apre
un’interessante e vantaggiosa opportunità anche per San Marco e
Lagunari, che logica vorrebbe venisse colta.
Il progetto dovrà confrontarsi con i dubbi, i tentennamenti e le
incertezze della nostra programmazione strategica ed industriale,
soggetta a mille condizionamenti politici ed ideologici. Nei prossimi
mesi dovrebbe essere formulata una specifica esigenza operativa che
dovrà faticosamente trovare, nelle pieghe di un bilancio sempre più
anemico, le necessarie coperture.
Infine un cenno alle necessità infrastrutturali, che nel caso dei
Lagunari presentano non poche criticità. Il Reggimento è oggi di stanza
in tre sedi differenti. La caserma Matter di Mestre ospita il comando,
la compagnia comando e quella di supporto alla manovra, mentre nella
caserma Bafile di Malcontenta di Mira è accasermato il I Battaglione con
le tre compagnie anfibie e la compagnia corsi.
Nella base anfibia di Sant’Andrea, infine, è stanziata la compagnia
supporto tattico anfibio, i cui effettivi affrontano quotidianamente i
disagi e le difficoltà di collegamento che caratterizzano, soprattutto
nella stagione invernale, la permanenza in una piccola isola della
laguna. Problematiche che contribuiscono non di rado a dissuadere il
personale del reggimento dal ricercare qualifiche ed incarichi di pregio
e caratterizzanti la specialità, ma che richiedano il trasferimento in
questa sede.
Superfluo poi rilevare come una tale frammentazione stanziale non
rappresenti certo il massimo della razionalità sotto il profilo
amministrativo ed economico, richiedendo, tra l’altro, l’esistenza di
tre differenti Reparti alla sede per la gestione delle problematiche
infrastrutturali.
Da tempo esistono concreti progetti di accentramento che prevedono la
cessione a privati della base di Sant’Andrea ed il cambio d’uso della
caserma Matter.
Secondo tali programmi l’intero reggimento dovrebbe venire raggruppato a
Malcontenta, in una installazione profondamente ammodernata ed ampliata,
che includerebbe la vasta area oggi occupata da una grande polveriera
non più in uso e si spingerebbe sino ai margini della laguna. Da qui
potrebbero operare direttamente i mezzi navali ed anfibi in dotazione,
sfruttando un’apposita darsena da creare ex novo. Una soluzione certo
costosa nell’immediato, ma funzionale e razionale, in grado di generare
risparmi nel medio periodo.
L’attuale situazione economica, la tiepida attenzione che oggi sembra
essere rivolta alle problematiche operative e la mancanza di
progettualità a lungo termine da parte politica rendono il progetto, al
momento di fatto bloccato, piuttosto aleatorio.
L’autore desidera esprimere un particolare ringraziamento a tutto il
personale del Reggimento Lagunari, al suo comandante, colonnello Cocco,
al comandante di Battaglione e il maggiore
Enrico Massaria, ufficiale del reparto addetto alla pubblica
informazione per la cortesia e l’assistenza ricevuta durante la visita.
Alberto Scarpitta
per gentile concessione www.analisidifesa.it