ricordando gabriele
Lo scritto che riportiamo in questa pagina, già pubblicato sul
numero 56 della nostra rivista, traccia il profilo di un uomo che
credeva profondamente nel proprio lavoro e nell'esser soldato. Ritengo
doveroso riportarlo anche on-line per rendere il doveroso omaggio ad un
amico che ha saputo e voluto insegnarci molto. Ciao Gabriele
PZ
Il 19 gennaio scorso il Maresciallo Gabriele
Sandron ha varcato l’ultimo orizzonte. Utilizzo questa frase perché gli
Esploratori Anfibi hanno maggiori affinità con le infiltrazioni occulte
che con gli sbarchi propriamente detti.
Il momento esatto in cui lo incontrai per la
prima volta si perde nella nebbia del tempo. So che iniziò il servizio
militare nella specialità Paracadutisti e, dopo un periodo presso un
ente interforze a Roma, chiese espressamente l’assegnazione alla
specialità lagunari. Tanto bastava. «Non ti chiedo da dove vieni, ma
dove vuoi andare» — è uno dei miei tanti difetti, scusatemi.
Molti ufficiali, sottufficiali e lagunari che
lo hanno conosciuto potrebbero raccontarvi fatti e aneddoti legati alle
funzioni da lui assolte nelle altre sedi del reggimento. Sono sicuro che
ognuno di loro ne ha un ricordo personale, poiché Gabriele non passava
inosservato. Da parte mia, posso assicurarvi che a Sant’Andrea ha
trovato l’ambiente che ben si adattava alla sua personalità.
Entusiasta di questa nostra specialità —unica
e atipica, della Forza Armata— nel plotone esploratori anfibi ha potuto
riversare le sue poliedriche conoscenze. Appassionato delle operazioni
clandestine, ha trasmesso ai lagunari —di leva prima e volontari poi—
una forte motivazione, sorretta da un’incrollabile fiducia in sé stessi.
Anche nei momenti più critici sapeva, con una frase ad effetto,
risollevare gli animi e riportarci alla realtà del nostro essere
soldati.
Il Presidente Nazionale lo ha definito
‘artista’ e chiunque lo abbia davvero conosciuto non può che essere
d’accordo. Uno dei manichini esposti nella sala storica del reggimento
dovrebbe indossare uno strano modello di buffetteria; un articolo di
equipaggiamento che non trovate in alcun inventario dell’Esercito
Italiano. Si tratta del “Tabuda Vest”, ideato e realizzato da Gabriele
per consentire agli operatori subacquei del reggimento di portare, in
immersione, munizioni e altri oggetti utili alla missione. Tabuda –come
avrete immaginato– era il suo nickname, da qui il nome di quell’oggetto.
E questo è solo un piccolo esempio.
Totalmente dedicato alla professione del
soldato, la specialità Lagunari gli ha fornito diverse occasioni in cui
sfruttare le sue idee innovative, per assolvere con maggiore efficacia i
compiti assegnati, soprattutto quelli dell’unità dedicata alla
ricognizione e condotta di forme particolari di lotta in cui era
chiamato a servire.
Potrei parlarvi dei metodi per sparare a
distanza artifizi fumogeni e pirotecnici con lui sperimentati. Oppure di
come pensava di adattare un’imbarcazione scartata da altri così da
renderla uno strumento versatile ed efficace, in grado di aumentare le
capacità del plotone di operare sul mare. O ancora della sua particolare
abilità nella realizzazione dei sopravestiti utilizzati per mimetizzarsi
nei diversi ambienti. L’immagine seguente lo ritrae assieme ai
sottufficiali del reggimento che, molti anni fa, partecipavano alle
competizioni per tiratori scelti —che ancora non erano presenti negli
organici dei reparti— del 5° Corpo d’Armata.
In questa foto, più che in altre,
Gabriele è sé stesso: un guerriero.
Lo si potrebbe facilmente definire un soldato
d’altri tempi: romantico, guascone (nel senso più nobile del termine),
sempre con il sorriso, come di chi prende la vita apparentemente
scherzando… tranne nel momento dell’azione. Se ne avete la possibilità,
riguardate il filmato “I Lagunari” —realizzato dallo SME nel 1990— e
fermate l’immagine su Gabriele. Osservatene il viso serio, attento, con
gli occhi che trasmettono concentrazione ai dettagli del briefing
pre-missione o nell’attesa dal “Go!”
sull’elicottero. «Il successo della missione, e la vita degli altri
dipende da ciascuno di noi. Non falliremo!» è quello che ci
ripetevamo in Cala Sub e, credetemi, era una sicurezza avere Gabriele in
squadra. Chiedetelo ai lagunari che negli anni ha contribuito a formare.
Come la maggior parte di noi, era
particolarmente versato per i metodi non ortodossi di portare a termine
le missioni. Come quando, vestito da prete, riuscì ad entrare in una
base dell’Aeronautica Militare in pieno stato di allarme. Solo il
Colonnello Sadler (USAF) -capo dei valutatori NATO- sapeva che doveva
trattarsi di uno dei lagunari incaricati di compiere azioni intruder
nelle installazioni esercitate. Il detto “improvvisare, adattarsi e
raggiungere lo scopo” è comunemente associato agli US Marines ma poteva
invariabilmente descrivere la sua filosofia nell’operare.
Se c’era un esercito straniero cui amava fare
riferimento questo era quello Francese. Forse per il fatto che sua
moglie Sonia fosse italo-francese, o forse perché condivideva il mio
associare situazioni descritte nel romanzo di Jean Lartéguy “Les
Centurions” con situazioni vissute dal plotone, o forse altro…
chissà!
Sonia, che per diverso tempo conobbi con il
solo pseudonimo, è stata al suo fianco fino all’ultimo momento,
assecondando, in silenzio, il fatto che lui desse tutto sé stesso al
servizio militare. A volte, troppo spesso, ce ne dimentichiamo, ma dare
tutto agli altri mettendo in secondo piano chi sta a casa richiede
famiglie speciali.
Negli ultimi anni di servizio Gabriele ha
riversato la propria creatività nella realizzazione di foto, poster e
filmati che potessero raccontare cosa significa essere un soldato e,
soprattutto, un lagunare. Le immagini da lui create catturano
l’attenzione, costringono ad immedesimarsi nella situazione
rappresentata, parlano all’anima di chi le guarda. In sintesi,
dovrebbero ravvivare l’orgoglio di appartenere alla specialità e
stimolare il senso di emulazione nei giovani che cercano una propria
strada nella vita. «Non è sempre facile. C’è fatica e disagio, ma se
hai il cuore forte, vieni con noi!» era il messaggio che credevo lui
volesse trasmettere quando mi chiedeva cosa io vedessi nei suoi
prodotti.
“Quando l’avventura è una
professione” è lo slogan del 21e Régiment d’Infanterie
de Marine, cui il reggimento lagunari “Serenissima” è gemellato.
Riuscite a immaginare qualcosa di più appropriato per descrivere il
nostro fratello lagunare Gabriele Sandron?
Avrebbe potuto dare di più all’Associazione
Lagunari Truppe Anfibie se la lotta contro il male che lo colpì proprio
nel momento di cessare il servizio attivo non gli avesse chiesto tempo
ed energie. Chi lo sentiva lontano dall’A.L.T.A. si sbaglia. A modo suo
ci era vicino e per lui il nostro Leone di San Marco era un simbolo
sacro.
Per ricordare Gabriele, a modo nostro, nella
foto che qui sotto lo ritrae è sovraimposto il simbolo degli esploratori
anfibi che, in segno di lutto, ha le ali nere, in onore del suo essere
Paracadutista, come i nostri attuali Recon.
Bonne chasse, Tabuda !
Gennaio 2024
Alberto “Gufo” Mantovani