10 agosto 2000 Comunicato del Presidente Nazionale |
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Miei Lagunari,
Il Presidente della Repubblica Carlo
Azeglio CIAMPI ha rifondato la festa
della Repubblica, ripristinando il ricevimento al Quirinale del 2 giugno e la
parata militare ai Fori Imperiali, scomparsa da dodici anni per un malinteso
senso di pacifismo. In questi
anni abbiamo
guardato, con
una certa invidia,
alla vicina
Francia che il 14
luglio dimostrava
la propria identità nazionale
mentre nel nostro
Paese ciò avveniva in sordina,
quasi con vergogna. CIAMPI ha rifondato la festa
nazionale
dell'Italia. Non
avevamo dubbi
sul Suo patriottismo, ricordando la commozione del Suo
volto durante l'esecuzione dell'inno
d'Italia la sera del Capodanno 2000.
Una festa nazionale è anzitutto una
parata militare, perché (come scrive
Sergio ROMANO) soltanto le Forze
Armate possono ricordare a un Paese che
la sua storia è sempre, in ultima analisi,
la storia del coraggio e dei sacrifici con
cui la nazione ha costruito se stessa e difeso la propria integrità territoriale".
Questo concetto lo conoscevano bene i
cittadini romani che partecipavano con
adesione massiccia, convinta ed entusiastica alta parata del 2 giugno degli anni
60. Abitando allora a Roma, ne sono
testimone.
Dagli anni 80 sono stati fatti
accantonare questi sentimenti
togliendo visibilità ai simboli che
li sostanziano e sostituendo il sentimento di Nazione con l'europeismo, quasi che
Europa (oltre tutto solo monetaria) significasse negazione di Patria. Hanno varato
leggi che privilegiavano l'obiezione di coscienza con la conseguenza
di ridurre il gettito della leva. Poi ci hanno detto che la leva era soltanto
"una tassa da abolire" e da sostituire con la professionalizzazione.
Ed il popolo, anche per questo, si è disaffezionato verso tutto ciò che sapeva di
organizzato e di statuale. La riprova
non risiede solo nel fenomeno dell'astensione, come crede il mondo politico. Il
mondo associazionistico percepisce invece
altri inquietanti segnali nel campo della
solidarietà, della partecipazione, dell'altruismo, mentre le Associazioni
d'Arma
avvertono l'abolizione de//a leva come
un colpo di grazia. Sia chiaro, colpo di
grazia non solo sulla vita dell'Associazione (sarebbe il meno) ma
su quel mondo di valori che la leva rappresenta e che, colpo su colpo, in questi
anni è stato compromesso. Anche per
questo siamo contrari all'abolizione integrale della leva ritenendo che
lasciandone una minima parte si salverebbe quel
mondo di valori e di tradizioni che essa
rappresenta. Comprendiamo che i nuovi
compiti affidati all'Esercito e le nuove
tecnologie richiedono una professionalità
prima non necessaria, ma riteniamo possibile contemperare le due esigenze: professionismo e sistema dei
valori della leva
(per il gettito di quest'ultima una classe
politica coraggiosa potrebbe correggere
gli effetti negativi della legge sull'obiezione). Attenzione. La
professionalizzazione dell'Esercito non è argomento di Oggi.
Ne sentivo parlare già negli anni sessanta, osteggiata però
da politici che, ritenendola
possibile strumento di un
eventuale golpe, la respingevano ritardando di
fatto l'ammodernamento dell'Esercito.
Ora, spingono
per la professionalità.
Il Presidente
CIAMPI,
indubbiamente orgoglioso del periodo di servizio militare da Lui prestato,
premiato dall'adesione popolare alla parata militare (riprova che il popolo sente
ancora questi sentimenti, quando c'è chi
riscopre i simboli che li rappresentano), sta cercando di ridare visibilità al
sistema di valori e di salvarlo. Gliene siamo grati e speriamo che in questo
salvataggio rientri, sia pure in minima parte, anche quello della leva, per noi valore
insostituibile. |
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