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24 aprile 2006

  
      
  

 

Sacramento della Confermazione per i Lagunari del Rgt. "Serenissima"

 

Lunedì 24 aprile nella Patriarcale Basilica di San Marco di Venezia, in occasione della ricorrenza del Santo Patrono della Specialità "Lagunari" il Cappellano del Reggimento don Marco Galanti ha celebrato una Santa Messa nel corso della quale è stato conferito il Sacramento della Confermazione al personale del Reggimento. Molte le Sezioni dell'A.L.T.A. presenti con i propri Labari ed una nutrita rappresentanza, per sottolineare ancora una volta, lo stretto legame esistente tra i Lagunari in servizio e quelli in congedo.

Il Presidente Nazionale

Francomario Colasanti

 

 

 

REGGIMENTO LAGUNARI “SERENISSIMA”

Ufficio Assistenza Spirituale

Il Cappellano Militare Capo

 

FESTA DI SAN MARCO PATRONO DEI LAGUNARI

CELEBRAZIONE DELLA CONFERMAZIONE

Venezia, Basilica di San Marco 24 aprile 2006

 

OMELIA

 

Signor Generale (Signori Generali), Comandante, Presidente dell’ALTA, carissimi Lagunari, parenti e amici tutti,

oggi, vigilia della Festa di San Marco, la nostra comunità militare cristiana si ritrova in questa bellissima basilica a festeggiare solennemente il nostro patrono e protettore e a far festa per alcuni nostri Lagunari che riceveranno il Sacramento della Confermazione, è festa, è la festa della famiglia, è la nostra festa di famiglia e come cristiani militari siamo qui davanti al Signore ad invocare la sua benedizione e a confermare la nostra amicizia attraverso la mediazione del nostro santo patrono Marco. Da lui vogliamo imparare per essere veri amici e autentici testimoni di Cristo morto e risorto.

 

Perdonate se leggo questo scritto che ho preparato, ma l’emozione di dover parlare a tutti voi e la cornice nella quale ci troviamo a festeggiare e a pregare mi impongono di non dimenticare nulla di quello che ho pensato di dirvi come vostro Parroco e pastore.

 

Da pochi giorni abbiamo celebrato con solennità il Triduo Santo e la Pasqua di Risurrezione e ancora tutto risuona della Pasqua, ancora nelle chiese potete vedere i segni di questa festa e anche noi oggi abbiamo sotto gli occhi dei segni che non possiamo non notare: qui alla mia destra il cero Pasquale, il fonte battesimale e alle mie spalle il solenne l’altare dove sotto riposano le reliquie di San Marco, permettetemi pertanto una parola su questi riti che da pochi giorni abbiamo celebrato con solennità, ma il riportarli alla nostra memoria serve per capire la liturgia di oggi e vivere la nostra appartenenza alla Chiesa di Cristo.

 

Insegnare a vivere è la prima preoccupazione della Chiesa. Tutto il suo programma educativo è concentrato in una settimana: la Settimana Santa, quella che riproduce la fase finale della vita di Gesù ma che riassume anche l’essenza di ogni esistenza terrena. Non si tratta di un riassunto della nostra fede e religione, ma è il concentrato di tutta la sapienza, la  storia e la tradizione bimillenaria della Chiesa.

 

Ora le domande che vi pongo e alle quali cerco di dare io delle risposte, alla luce della fede, ma che ognuno di voi deve porre al suo cuore, a voi cresimandi in modo particolare, ma a tutti noi cristiani,  sono queste:

Come si entra nella vita?

Come si affronta la vita?

Gioiosamente!!!!

Questa è la caratteristica del cristiano, qualsiasi cosa accada nella vita questo deve essere lo spirito, come Gesù, che entrò in Gerusalemme in festa pur sapendo che andava verso la sua passione.

Anche la nostra vita come quella di Cristo è contrassegnata dalla croce. Pensare diversamente sarebbe una illusione. Sarebbe come scambiare la vita con una farsa, mentre invece la lezione è chiara: ciò che non è segnato dalla Croce non è cristiano, non è umano.

 

Vita e Croce vanno di pari passo. Più cresce la vita più aumentano le croci fino alla fine, senza scendere mai perché dalla Croce non si scende, ma si risorge.

 

Per una vita così impegnativa Dio ci procura le cose essenziali: il cibo, un amico e una legge.

 

Sono i tre doni che ci vengono riconsegnati il giovedì santo. Il cibo è il corpo stesso di Cristo, l’Eucaristia. Senza quel cibo non si può vivere e credere, è come essere invitati a casa di qualcuno e non mangiare è come voler crescere e non nutrirsi... Pretendere di essere cristiani senza mangiare è folle.

 

Per darci l'Eucaristia ci dona un amico con poteri divini: il sacerdote.

Non guardate l’uomo, ma guardate il suo ministero, gli abiti che indossono dividono l’uomo dal prete e dicono la grandezza del servizio e non giudicano la povertà dell’uomo, fate questo sforzo di non giudicare, ma di amare questo amico perché è lui che vi porta al Signore.

La  consegna è precisa: “fate questo in memoria di me”. E in memoria di Lui parla, in Suo nome il prete, la Chiesa, perdonando i peccati, radunando il popolo a celebrare l’Eucaristia, e amministrando i Sacramenti, segni di mediazione di questa amicizia tra noi e Lui il Signore. I sacramenti, sono questo, per la vita della Chiesa, lo Spirito Santo che oggi alcuni nostri colleghi riceveranno sono questo segno di amicizia di Dio ai suoi figli, quello Spirito che deve abitare dentro ognuno di noi e che sa trasformare le cose così come abbiamo sentito nella prima lettura degli Atti degli Apostoli, questa mattina. Nessuno può raggiungere Dio da solo. Sempre bisogna passare attraverso questo fratello che con poteri divini costituisce un ponte tra Dio e noi.

 

Contemporaneamente Dio ci rivela la pienezza di tutta la legge, il comandamento nuovo: “Amatevi come io vi ho amato”.

Ci ha offerto immediatamente un esempio lavando i piedi ai commensali e offrendosi personalmente come cibo.

Perdonare e offrirsi fino ad essere mangiati è la misura dell’amore cristiano.

Questo sono i santi che la chiesa ci propone come esempi, e questi sono i martiri, questo il nostro patrono e quindi questo è l’esempio che ognuno di noi deve perseguire.

 

Il Vangelo di oggi ci ha detto che se non rinasciamo, tutto è inutile, ecco perché vi ho posto quelle domande all’inizio, sulla vita.

Come rinascere allora?,

disponibilità a cambiare, a rinnovarsi, a chiedere perdono … questo è lo stile del cristiano che prega e vive la sua vita alla ricerca di questa perfezione con Dio, attraverso rapporti onesti verso i fratelli,

e questo, cari amici, è anche il senso del nostro “servizio” del nostro indossare la divisa e affermare dei valori. Ecco cosa significa essere cristiani e militari: imitare Gesù, nell’amore, nel servizio, nel sacrificio.

 

Il Venerdì santo è il giorno più santo dell’anno. Dio muore per noi.

Anche noi un giorno moriremo e non dimentichiamolo mai, sarà la nostra Pasqua, sarà la nostra risurrezione, per ora siamo in cammino, ognuno con la sua croce.

Il Sabato santo è il giorno del silenzio e della fede.

Anche se gli apostoli erano fuggiti, per paura, perché non capivano… vegliava nella Chiesa la fede di Maria, di una mamma, la madre del Signore e nostra mamma del cielo, vegliava questa chiesa con dolcezza, con amore, con gentilezza in attesa del grande evento e attendeva con pazienza, che bela immagine che riscalda il cuore che ingentilisce l’animo…..

 

e il Signore appare a loro dopo essere risorto dai morti con questo augurio: “la Pace sia con voi”,

è l’annuncio della vita nuovo che il male era stato sconfitto, che le tenebre erano state dissolte dalla luce, che il peccato è stato distrutto.

 

La notte del Sabato tutta la Chiesa veglia in preghiera per celebrare la pienezza della storia: la Risurrezione!!!

 

e con Cristo risorge tutta la Chiesa che ci annuncia che non c’è notte senza giorno, non c’è inverno senza primavera, che non c’è morte senza risurrezione,

questa è la gioia del cristiano,

che sa leggere al di la delle cose, che sa sperare in un mondo migliore, che sa lavorare, sacrificarsi per i fratelli come facciamo noi con il nostro “lavoro”.

 

Ora carissimi amici, con queste certezze vi assicuro che si può portare volentieri la croce senza che si spenga sulle nostre labbra il canto dell’alleluia, senza che il buio abbia il sopravvento, senza che la tristezza copra la speranza, e trasformi il nostro volto, la gioia è la nostra forza, la serenità di sapere che Dio mi vuol bene e non mi giudica….

 

Così celebriamo il nostro Patrono, così viviamo la nostra fede nella Chiesa di Dio, attraverso i Sacramenti, così, facciamo festa, e chiediamo a San Marco che ci aiuti a camminare in questa direzione.

 

La vita è l’avventura più bella della storia, dipende da noi esserne i protagonisti o no, dipende da noi cambiare le cose, dipende da noi fare luce.

Il dono dello Spirito Santo che oggi questi giovani ricevono ci ricordano che il Signore è sempre con noi,

quale posto gli ho dato nella mia vita?,

cosa ho costruito di vero nella mia storia personale,

come porto la mia Croce,

come mi lascio guidare dalla Chiesa, dai suoi Santi, dai suoi Sacramenti? ….

 

Per intercessione di San Marco e della mamma del cielo Maria Santissima chiediamo al Signore protezione per ognuno di noi e il nostro Glorioso e “Serenissimo” Reggimento Lagunari.

 

San Marco!!!!

 

Si ringrazia il Cappellano dei Lagunari don Marco Galanti per la gentile concessione dell'omelia.

  
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