Il Lagunare Dicembre 2004 | |||||
Riportiamo in forma integrale l'articolo del Lagunare Dino Doveri che per ragioni di spazio è stato sunteggiato nell'edizione di dicembre 2004 della nostra rivista sociale "Il Lagunare". **********************************************
Spett.le Redazione “Il Lagunare”- C.P. n° 576 - Poste Rialto – 30100 - Venezia. e.p.c. Sito Internet Sezione A.L.T.A. di Bergamo. Egregio Direttore del “Il Lagunare”, Caro Direttore Sito ALTA di Bergamo, Vi invio una mia “disquisizione” relativa ad un articolo di seguito specificato, comparso sulla stampa locale e qualora lo riteniate utile o confacente, detta potrebbe essere pubblicata sulle Vostre rispettive aree operative. Ossequi. San Marco! Lagunare Dino Doveri.
Leggo l’articolo “No alla pipeline nell’oasi naturale” - il Gazzettino di Venezia del 17 Agosto u.s. e riportato nella rubrica “Rassegna Stampa” del nostro Sito A.L.T.A. - Sez. di Bergamo. L’articolo contiene un’intervista all’assessore Cacciari (da non confondere con il fratello, filosofo e già sindaco della città lagunare), il quale illustra i suoi punti di vista su questioni ecologiche e progettuali riguardanti la zona San Nicolò del Lido di Venezia – Isola di Sant’Andrea e comprensori limitrofi. Come cittadini e veneti, le problematiche ecologiche di detta zona, potrebbero anche vederci più o meno interessati, più o meno attenti a queste cose prettamente locali e che invece interesseranno notevolmente i veneziani. Però la nostra attenzione di Lagunari di ogni dove, in servizio ed in congedo, viene obbligatoriamente sollecitata dal pensiero dell’Illustre Amministratore, quando tra le righe, a proposito della progettazione di un porticciolo turistico a San Nicolò, egli dichiara testualmente che: “ (il progetto di tale opera è - n.d.r.), insensato, proprio perché avanzato in una zona che ha già il luogo naturale per essere un porto turistico di grande dimensioni: parlo dell’Idroscalo”. E ti pareva! Tradotto dal “politichese”, tale frase andrebbe a significare sostanzialmente che: il porticciolo c’è già, ma la fruizione di questo è impossibile datosi che esso è notoriamente occupato dai militari ed in specifico ed oltretutto è ciò che interessa noi, occupato dai Lagunari. In effetti se l’Isola di Sant’Andrea fosse occupata dalla Guardia di Finanza o dalla Capitaneria di Porto o da un altro comparto militare, poco ci coinvolgerebbe. Ma si tratta ancora dei Lagunari! E da Lagunare la cosa mi allarma e mi compulsa un ennesimo moto di rifiuto. Ora, come molti di noi istintivamente colgono anche se a volte i particolari sfuggono, sembrerebbe che nei confronti dei Lagunari e loro collegamenti logistici e, non solo, vi sia da parte dell’amministrazione locale, un’indefessa, continua, avvolgente, azione di forte compressione e di volontà di dissolvimento della nostra area di pertinenza. Tutti sappiamo della sistematica e pervicace azione d’acquisizione del Comune, degli otto/ novecenteschi Forti della famosa “Cinta fortificata di Mestre” (ove molti di noi proprio come Lagunari molti anni addietro, svolsero servizio di guardia alle polveriere), e dell’attuale ultimo successo con l’introitamento di Forte Marghera. Non è mio ne nostro compito commentare l’attuale gestione di tali luoghi da parte del Comune di Venezia, anche se ce ne sarebbe da scrivere un grosso tomo. Tuttavia è ferita ancora aperta perché avvenuta pochi anni fa, la ricezione da parte del Comune, prima dell’Isola della Certosa – Vignole e dopo, l’immane e dolorosa perdita della Caserma Pepe del Lido che non deve essere considerata solo un anonimo fabbricato ad uso casermaggio, ma per noi Lagunari “fu” e non purtroppo “è”, storia, orgoglio, affetti, tradizione e soprattutto, radici. In proposito mi viene da meditare s’una frase di un accreditato statista di fine ottocento: “Un popolo che dimentichi e perda le proprie radici, non è più un popolo!”. La strategica metodica dell’amministrazione comunale è abbastanza nota seppur sottile: un “batage” mediatico che inizia in sordina e dura per anni se non per decenni, un’insinuazione sistematica nell’opinione pubblica locale, ed infine il colpo di grazia e lo sloggiamento dei militari. La comparsa dell’articolo di cui sopra, che per altro era causato della “bagarre” d’opinioni relative a problematiche che in quei giorni s’ipotizzavano a proposito dell’ormeggio di mastodontici yachts e poderosi panfili in Riva Sette Martiri – Bacino San Marco, per coincidenza vedeva lo stesso giorno e sullo stesso quotidiano, la pubblicazione di una accorata e sentita lettera del Signor Telaroli che a beneficio di coloro che non sanno di cose veneziane, è uno stimato imprenditore di successo nel campo della cantieristica da diporto. Strutturandosi la lettera, in alcune corpose colonne tipografiche, mi limito qui a riportare un sunto delle valutazioni del Signor Telaroli, che si esprime innanzitutto sull’inutilità di progettare un porticciolo turistico in Idroscalo per alcuni motivi: uno, perché queste grosse imbarcazioni, sia per lunghezza, per tonnellaggio e pescaggio, difficoltà di manovra e varie, non potrebbero assolutamente essere ospitate nell’Idroscalo che, precisa il Signor Telaroli, è largo appena sessantacinque metri; due, la limitazione del “moto ondoso” non verrebbe a diminuire perché, datosi come ammesso, che all’Idroscalo potessero trovare locazione seicento imbarcazioni, tra trasferimenti da e per l’isola, del personale, equipaggi, rifornimenti e vettovagliamenti relativi, si ipotizzano per difetto, almeno cento viaggi al giorno di imbarcazioni a motore con un’impressionate aumento del moto ondoso in quella zona; terzo: quali i disagi per il raggiungimento dell’isola che avverrebbe come, da dove, con che tipo di servizio, con quale fluidità, con che mezzi? Attenzione! Qui viene il bello del discorso in prospettiva dell’abbandono dei Lagunari e qui riporto invece il passo del Signor Telaroli per intero e testualmente perché più godibile. Egli dice infatti: “Ma il punto più nefasto a mio modesto parere è questo: si vuole a tutti i costi che i Lagunari abbandonino l’isola; vogliamo così creare un altro scempio? Non basta il risultato della caserma Pepe in completo disfacimento e per giustificare la spesa di sette miliardi di vecchie lire per il restauro della Caserma Matter a Mestre, è stato portato il battaglione (il Signor Telaroli non essendo pratico di termini militari si rifà forse al vecchio appellativo “ Battaglione Comando di Reggimento” –n.d.r.), in centro di una città con tutte le sue conseguenze negative? Ora a distanza di cinque anni, la Matter sarà trasformata in alloggi per volontari di carriera ed il battaglione sarà trasferito a Malcontenta (che la Caserma Matter chiuderà come caserma vera e propria e sarà trasformata, è dato dagli addetti ai lavori, ormai per certo –n.d.r.). Questo per poter dimostrare che i militari potevano rimanere alla Pepe, come i Lagunari nell’Isola, distanti dai centri abitati senza abbandonare la Città che ormai è stata spogliata di tutto, secondo lo slogan che tutto in terraferma funziona meglio (vedi intasamento e smog giornaliero sulle strade). In circa cinquant’anni tutte le isole o le strutture che i militari hanno abbandonate o dovute abbandonare, sono andate distrutte! La Punta Marina d’ingresso a Sant’Andrea, la parte dei bastioni, la Chiesa, dopo i restauri sono di nuovo in rovina; se si vogliono le strutture, bisogna prima darle in gestione a società di provata capacità e per Sant’Andrea, deve essere per tutta l’Isola. Quali sono stati i risultati all’isola della Certosa dopo l’abbandono da parte dei militari? Dopo cinquanta miliardi di vecchie lire spese? Essa e ritornata un deposito abusivo d’immondizia; a circa quattro anni dall’inizio dei lavori non si è ancora riusciti a consegnare i capannoni e la piccola darsena! Quindi al momento” continua e conclude il Signor Telaroli “ non ritengo necessario sfrattare i Lagunari, dato l’esiguo spazio che usano”. Ora, non è che obbligatoriamente si debba mettere il Signor Telaroli sullo stesso piano dell’Oracolo di Delfo o della Sibilla Cumana e nemmeno ritengo che Egli sia in confidenza con le contorte strategie dei politici e dei loro belanti sodàli, ma il ragionamento mi sembra non faccia una grinza. Pur tutta via, per buona pace sempre dei politici e perché sembra che ci siano i sintomi e le avvisaglie e quindi una velata certezza, tutta questa fame di siti militari da parte del Comune di Venezia, almeno per quanto riguarda i Lagunari, questa volta li lascerà nello stomaco con l’appetito abituale, ma con un vuoto incolmabile ed incolmato. Infatti fonti ben informate danno per scontato che a proposito di Lagunari, avverranno degli assestamenti e delle riqualificazioni che dovrebbero portare la nostra Specialità, dopo i successi e gli esemplari risultati ottenuti in Kossovo prima ed ora in Iraq, per altro rattristati da tragici eventi ma che hanno dimostrato a tutti laddove ve ne fosse necessità, di che tempra furono e sono i Lagunari di ogni tempo, un procedimento di consolidamento, rafforzamento, ampliamenti ed acquisizioni tali che viva Dio, finalmente si respira aria di tranquillità per il futuro del nostro reparto. Almeno per quanto riguarda la sopravvivenza del Corpo, in definitiva non dovrebbero esserci più dubbi. Dopo i perniciosi “ridimensionamenti” e tragiche trasformazioni e timori di “cessazione”, e cassandre che tuonavano alcuni anni addietro: “ se mi si chiedesse se il prossimo anno i Lagunari ci saranno ancora, io non sarei molto ottimista!”, si danno per scontate finalmente, due possibili soluzioni del problema Lagunari/confini Est; o l’attuazione della agognata “Brigata Anfibia Interforze” che vedrebbe i Lagunari in qualche modo inseriti in tale compagine, o addirittura e per i Lagunari forse la miglior cosa che potesse loro accadere, l’inserimento del “Serenissima” nella cosiddetta FOS (Forza Operativa Speciale, alla quale ricordiamo, appartengono gli Incursori del Comsubin della M.M., I Parà del “Col Moschin ed altri reparti del nostro Esercito invidiatici anche all’estero – n.d.r.); parrebbe poi che fosse prossimo e quindi cosa estremamente vicina, l’allestimento di un Gruppo con profilo RECON ed inoltre le attività subacquee dovrebbero riprendere e gli Explo nuovamente dovrebbero risorgere e rinverdire i loro fasti. Dopo i tempi interminabili della burocrazia, dovrebbe essere imminente l’arrivo del “Puma” e i vecchi Mortai da 120 dovrebbero essere tra poco sostituiti dai nuovi 120 mm. Thomson – Brandt, ruotati ed a anima rigata. I P7 con le modifiche finali non ancora terminate ma prossime, delle corazzature esterne supplementari, sono stati portati a standard AAV7, (tali ed uguali ai mezzi tutt’ora in assegnazione al U.S. Marine Corps), quasi totalmente rivisti e migliorati ed in Iraq hanno fatto una splendida figura e sono diventati leggenda presso gli altri partecipanti alla “Coalizione”, tant’è che i nostri “Caimani dell’Eufrate” sono stati richiesti di rimanere ancora, anche dopo il rientro del Reggimento ed una Compagnia resterà sul posto sino a normalizzazione. Gli AAV7 ovviamente non gestibili da Malcontenta, necessitano di un teatro di esercitazione ben preciso e Sant’Andrea è l’ottimale e di questo se ne sono accorti anche gli alti gradi per cui, amici miei, da Sant’Andrea non si sloggia! Non sono segreti di stato e basta ad un attento indagatore, leggere ed informarsi su riviste specializzate in tema militare, sia cartacee che nel web, su quotidiani e video-servizi, essendo queste cose, tra interviste e servizi giornalistici pubblicati, a conoscenza di coloro che le voglio conoscere. Tempo fa, un caro Amico in servizio, mi proponeva questo ragionamento: senza Sant’Andrea siamo senza la componente marittimo - navale; senza la componente marittimo - navale, non abbiamo più niente a che fare con l’acqua, con il mare, con la laguna; senza questa interrazione, l’àncora non ha più ragione di comparire sul fregio che ci identifica; senza l’àncora diveniamo della semplice, comune, banale “fanteria leggera meccanizzata”! Gli splendidi eredi dei “Fanti da Mar” della Serenissima, destinati a divenire semplici fanti! Altro che “noi così e noi cosà”, altro che “della laguna la più bella gioventù”. Vi rammenta qualche cosa la parola “canoe”? Ma tranquilli! Questa volta parrebbe che ci è andata diritta. E’ pur vero che basterebbero inopinate variazioni nel contesto socio – politico – economico del nostro Paese e tutto potrebbe ancora mutare (il potere politico è superiore a quello militare), per cui se così fosse, sinceramente non posso altro che invitare tutti i Lagunari ad operare nei debiti scongiuri e richiamare “super nos”, la benedizione di San Marco. Detto questo, vado a rifarmi ad un articolo, sempre del Gazzettino ed antecedente a quello su indicato e connesso con le stesse tematiche e titolato “Idroscalo di Sant’Andrea, ecc. ecc.”, apparso in data 3 Agosto c.a. e che avevo già letto a malincuore ma accantonato perché la protesta o le precisazioni di un singolo, essendo dato per scontato l’abbandono di Sant’Andrea da parte dei Lagunari, a poco sarebbero servite. Invece alla luce dei nuovi accadimenti che interessano la nostra Specialità, la faccenda cambia aspetto e da parte di un Lagunare è doveroso un intervento. Dire che per quanto attiene Sant’Andrea, le attuali pertinenze dei Lagunari possano sembrare una “discarica”, ovvero che si ravvisi trascuratezza ed abbandono da parte dei militari, è totalmente errato. Infatti tutti possono tranquillamente vedere che la “discarica”, fatto questo, reale e documentato, entrando dal canale di San Nicolò, la troviamo invece, a sinistra, sull’Isola della Certosa, soprattutto sulle rive del Canale delle Vignole Nuove, “discarica” che come più volte evidenziato, si è creata dopo la cessione dall’Amministrazione Difesa, ad enti che avevano a suo tempo denunciato il degrado dell’isola, fotografando un “metro quadrato” di terreno con alcune decine di bossoli da esercitazione. Pure demagogico è dire che Sant’Andrea è attualmente “sfruttata poco” dai Lagunari, essendo la presenza dei militari ora effettivamente ridotta. In effetti e mi pare ovvio, attualmente presso l’Idroscalo di Sant’Andrea, si vede poca attività, essendo il Reggimento Lagunari Serenissima, impegnato “fuori area” da Maggio c.a. Impreciso è anche dire che il “Forte di Sant’Andrea” non è più “seguito” e “curato” dai militari, quando tutti sanno che il Forte non rientra più sotto la sorveglianza militare a seguito di specifici accordi con gli enti locali (tutti si ricordano i tragicomici risultati dell’esperimento “caprette - bruca erba”). Dire inoltre che l’Idroscalo è sovradimensionato per le necessità militari, poteva anche essere vero in passati contesti ma non attualmente, dove il luogo specifico, rappresenta ora per il Reggimento ed in particolare per la “nuova” Forza Armata impegnata in ambienti sempre più diversificati, un centro addestrativo di notevole importanza e polivalenza, in quanto permette d’impegnare mezzi anfibi e navali e svolgere le attività connesse con la “Qualificazione Anfibia” del personale. Inoltre, e in tale contesto mi piacerebbe innescare un polemica generale su quelle che ormai possiamo definire “servitù civili”, ovvero sappiamo tutti che per assolvere con il minor rischio possibile, i compiti assegnati al Reggimento nelle varie operazioni, occorre una seria preparazione addestrativa che deve essere costantemente svolta durante i periodi di “ricondizionamento” del personale prima della reimmissione nel Teatro Operativo. Ultimamente i Lagunari sono stati costretti con notevoli spese e disagi, ad emigrare in Estonia, Ungheria ed Egitto, per poter svolgere quelle attività addestrative ormai precluse in Italia a causa di notevoli vincoli e lamentele delle varie amministrazioni locali. Tutto questo, le varie amministrazioni locali e la “popolazione” facilmente condizionabile, dovrebbero ricordarselo anche quando esprimono il loro “cordoglio” ai funerali dei militari caduti. Questa non è una critica, pur considerando che la critica è il “sale” di un vivere all’insegna della democrazia e che pur non essendo la democrazia, il sistema perfetto ma sistemi migliori non se ne conoscono, per cui a questo sistema bisogna attenersi….tutti: amministrati ed amministratori! Questo vuole essere invece, un semplice raggruppare ed evidenziare varie vedute ed intendimenti, di persone di diverse collocazioni ed interrelazioni; ai Lagunari in congedo ed in servizio che leggeranno questa stesura, “l’ardua sentenza”. San Marco!!! Lagunare Dino Doveri
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