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Storie di lagunari

di Andrea Pinotti

  
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   Caporale Lagunare Andrea Pinotti

Malcontenta 12° scaglione 1993

Sezione di Bergamo

e-mail: cartolomb.bg@cartolombarda.net

Archivio Fotografico di Andrea pinotti

   
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Subject: Un anno da Leone 1ª puntata (anteprima) - La cartolina.
Data: Mer, 21 Gen 2004

 

Carissimi Lagunari di tutti i tempi, comincio da oggi a raccontarvi ciò che e stata la mia esperienza di servizio nel glorioso Reggimento, mi scuserete le immancabili imperfezioni o dimenticanze, ma sono certo di ricordarvi con nostalgia comunque ciò che è stato per tutti noi quell'anno da Leone della nostra gioventù.

Correva l'anno 1993 quando ricevetti via posta la tanto sospirata cartolina per la leva ; dico  sospirata perché erano diversi mesi che aspettavo qualsiasi genere di risposta dall'Esercito ed eravamo al limite per un probabile congedo. Da buon bergamasco, discendente di bersaglieri e alpini, tutto avrei pensato fuorché il mio arruolamento nelle Truppe Anfibie. Termine che suscitò subito in me curiosità, perplessità e stupore nello stesso tempo, nonché un pizzico d'orgoglio in fondo in fondo. Premetto infatti che la vita militare mi aveva sempre affascinato e attirato, ma problemi di salute di tipo allergico/asmatico mi avevano fatto desistere dall'intraprendere determinate strade e le peripezie passate tra i vari ospedali militari, uffici leva e declassamenti vari, non mi avevano lasciato più speranze di ricevere risposte positive per un arruolamento serio. Così infatti mi dissero all'ospedale militare di Piacenza, una struttura semi-abbandonata con medici pazzoidi che durante le visite ascoltavano radio a palla e la cui autorevolezza di diagnosi clinica lasciava molto a desiderare dal mio modesto punto di vista. Infatti l'allergia di cui ho sempre sofferto e soffro tuttora, sembrava all'epoca di Piacenza , quasi sparita, in base alla spirometria, mi declassarono però ugualmente. La solita Sanità (seppur militare) all'italiana.................. Dopo avere divagato, torniamo alle nostre Truppe Anfibie, termine semisconosciuto anche per l'ormai decrepito Presidio Militare di Bergamo presso il quale mi recai a chiedere informazioni relative alla Specialità. Riuscii in seguito ad ottenere informazioni più dettagliate (si fa per dire) da un Maresciallo delle canoe in pensione, che li definì come i "Marines Italiani". Avevamo quasi un'idea ; quindi mi immaginai da subito le situazioni addestrative più massacranti (da buon appassionato di cronache e documentari militari,  avrò visto più di dieci volte il solo film "Il Giorno più lungo" sulla Normandia) a base di marce zavorrate, sbarchi, simulazioni di battaglie, armi speciali, insomma una prospettiva militare e addestrativa proprio con i controc...i. C'era poi il fatto che un ventenne piuttosto chiuso e  provincialotto del mio rango non aveva mai "visto il mondo" o quasi, non avevo mai condiviso esperienze di aggregazione similari lontano da casa, quindi novità nella novità ; non ricordo più se era maggiore l'entusiasmo o la preoccupazione per ciò che mi aspettava a Venezia Lido. Alla prossima. San Marco!

 

Subject: Un anno da Leone 2ª puntata - L'iniziazione.
Data: Dom, 25 Gen 2004


Così nell'uggioso mattino del 8.12.1993, dopo un interminabile viaggio in treno e la notte precedente d'insonnia (tutto per la tensione), mi ritrovai sulla scalinata fuori dalla stazione dei treni di Venezia, dove istantaneamente feci conoscenza con altri due futuri baffoni del dodicesimo, tali Redaelli e De Andreis . Entrambi lombardi come me e che riconobbi come probabili reclute per il taglio di capelli e l'aria piuttosto spaesata. Ci imbarcammo per il Lido, luogo da sempre decantato per le spiagge, il mare, la vita mondana ed il Festival del Cinema, quindi ci si domandava che cosa c'entrasse una Caserma CAR in mezzo a tutto quel ben di Dio ; comunque quell'associazione di elementi ci rincuorò un poco. Giunti a Venezia Lido, dopo avere oltrepassato un antico cimitero Israelitico sulla destra di una misteriosa strada, arrivammo al termine della stessa, dove vi si trovava l'ingresso della Caserma Guglielmo Pepe, di cui ricorderò sempre il viale d'ingresso percorso col cuore a mille, quasi come stesse giungendo la "fine"....... Naturalmente oltrepassato il cancello, iniziò a piovere e a fare gli onori di casa trovammo il mefistofelico Caporal Mangino, che ci usò la cortesia di lasciarci un venti minuti abbondante sotto la pioggia veneziana, in attesa di altri baffoni da mangiarsi con giacca a vento compresa. Iniziò subito a commentare il nostro aspetto e le nostre capigliature non abbastanza tattiche per la sua insana mente di Istruttore di "baffaria", come soleva chiamarci e tutti gli atri termini veneti che ci misi un pò a tradurre nel tempo. Del primo giorno ricordo poi la vestizione, presso un magazzino mezzo ammuffito, dove ritirammo divise, basco, maglione, la fondamentale maglia della salute, anfibi, scodella e posate (che mai utilizzai, avendole portate da casa), ma il pezzo forte fu il materasso, ingiallito da sembrare il museo dell'orinata, rattoppato e battagliato con non so quali trascorsi...... tant'è che la prima notte di CAR non riuscii a chiudere quasi occhio,  primo per la paura del nonnismo e leggende ad esso legate, e poi per il suddetto materasso scomodo da fare paura , più che un giaciglio pareva la vecchia parabolica di Monza tanto era deforme trasversalmente. Il premio di supermegabaffone del 1993 me lo sono personalmente attribuito ed ora vi spiego il perché : dopo la vestizione naturalmente ci recammo in camerata per la sistemazione dell'armadietto personale e della branda, ma il sottoscritto anziché farsi il cubo, se ne andò  a zonzo per la caserma per espletare principalmente i propri bisogni e rimediare qualcosa da mangiare ; al ritorno in camerata mi ritrovai punito dai caporali che stavano verificando il nostro accorpamento, proprio un bel record.......Fu comunque l'unica punizione che mi beccai in tutto il servizio. Il giorno seguente ci ritrovammo cosi io e l'amico Bessi, detto Pisa (per i primi giorni) per lo spiccato accento toscano e la sua provincia di provenienza, a ramazzare tutta la caserma dall'alba al tramonto, persino gli angoli dimenticati da anni tanto era il sudiciume che ci toccò pulire. Non posso scordare il teatro di tutto questo "cinema" (come si dice noi a Bergamo), la caserma Pepe : una struttura che trasudava storia da ogni angolo, un vero gioiello architettonico incomprensibilmente abbandonato poi negli anni successivi ; non sembrava nemmeno di essere in una classica casermaccia (che poi nel Veneto e nel Friuli sono tutte uguali e tristi) dava proprio l'idea di un antico palazzo , ti rievocava antichi ricordi scolastici di storia e cavalieri; proprio delle strane e molto positive sensazioni. Tra le sue mura ti aggiravi con religioso rispetto, vuoi per la soggezione che incuteva la sua militaresca e pluricentenaria struttura, ma sopratutto per l'imposizione dei nonni e Istruttori ad attraversare la Piazza d'Armi rasentando i muri perimetrali, senza mai passare per il centro e senza mai schiamazzare. Al prossimo episodio. San Marco!

Subject: Un anno da Leone 3ª puntata - Nonnismo e dintorni.
Data: Sab, 31 Gen 2004

Salvo la restrizione del camminamento in Piazza d'Armi non ricordo episodi spiacevoli al Lido. Indelebile del primo giorno fu però il clima di terrore che si respirava verso sera nel "reparto notte". Dopo aver trascorso la giornata tra spiegazioni, rudimenti e regole comportamentali a base di urla e rimproveri, ci si aspettava una serata da "botto" con nonni e Istruttori che tra l'altro dormivano uno per ogni nuova camerata di reclute. A noi fortunatamente non toccò nessuno, visto le dimensioni ridotte della stanza che ricordo dava sul cortile d'addestramento. Sin dal primo approccio con questa realtà, si comprese che lungo la giornata nel plotone potevi a malapena respirare, quindi per la serata la fantasia cominciò a correre verso chissà quali sevizie, punizioni e via dicendo. Tutto sommato ce la cavammo con del solo "olio di gomito", come si dice da noi, dovuto al fatto che ci fecero ripulire la cameretta tre o quattro volte, poiché non congeniale ai loro standard di scassam....a, per fortuna la nostra era la più piccina ed "accogliente". A parte il materasso vivente strascomodo, capimmo che la notte potevamo riposare in tranquillità. Questa condizione di magnanimità dei Vecchi e Istruttori penso fu data dal fatto che erano innanzitutto persone con un dito di cervello, oltre che quasi tutti veneziani, quindi libera uscita a casa o con la ragazza, quindi a vantaggio del loro umore e del nostro fondoschiena, tradotto una manica di parac...ti, e non della Folgore. Relativamente al nonnismo vorrei aprire una parentesi e dire che sin dal primo giorno (fino alle 24.00 per essere precisi) del CAR sino alla fine del servizio nel novembre 1994 non sentii  MAI  parlare di questo fenomeno nel Reggimento Lagunari, né tantomeno lo praticammo noi dello scaglione sui nuovi arrivati al Battaglione ; va beh qualche pompata o flessione che dir si voglia, la si fece noi e la si fece fare ma sempre in AMICIZIA..., tutta sana attività fisica..................che con la vita che si conduceva là, serviva pure. Il nonnismo penso sia tutt'oggi  una circostanza legata all'intelligenza dei singoli, a partire dalla recluta ; se eri un marcam...a nato non ti passava più e avevi addosso tutto e tutti senza distinzione di grado e scaglione, era come automarchiarsi. Se invece facevi il tuo dovere ed entravi nell'ottica di come girava il mondo lì dentro eri apposto guadagnandoti subito la fiducia ed il rispetto di tutti, oltre alle licenze frequenti. Si trattava poi anche di fortuna per il baffo di turno a non trovarsi di fronte l'ignorantone troglodita di turno che in quanto militare anziano doveva rispettare certe stupide usanze per meritarsi chissà quale rispetto o dimostrare chissà cosa...... Mi sono sempre chiesto : ma queste stronzate del nonnismo cosa hanno a che fare con un addestramento militare, a cosa potrebbero servire in una situazione reale di combattimento per il plotone o la compagnia ??? Non siamo tutti sulla stessa barca ????  Il team deve essere unito al 100% in tutte le situazioni per risultare vincente. Al tempo in Reggimento e al Battaglione vi assicuro che giravano persone coerenti e ragionevoli, serie ed intelligenti, anche senza il nonnismo eravamo "massicci" lo stesso, eravamo un team affiatato.

Subject: Un anno da Leone 4ª puntata - I Protagonisti n.1
Data: Dom, 01 Feb 2004

I protagonisti i questa lunga storia che vado narrando furono i ragazzi del dodicesimo 1993, numero raro per degli scaglioni militari, eravamo penso dei "ripescati" ; uno scaglione particolare anche per la composizione, visto che l'età media era piuttosto elevata e nella maggior parte si trattava di laureandi o diplomati con declassamenti  dei più svariati per motivi si salute come il sottoscritto (vedi 1ª puntata). Quindi il pensiero ricorrente tra le fila era : "Ma che caspita ci facciamo noialtri in questo reparto speciale di mattiguerra?????????????". Gli Istruttori che erano gli interlocutori principali lungo tutta la giornata ed erano la cosa più agghiacciante o più comica, dipendeva dai punti di vista e da come si era presa psicologicamente la faccenda in questo contesto estremamente militaresco.

Da buon bergamasco cercai di adattarmi subito a questa strana accademia d'elite, facendo di ogni giornata una sfida con i propri limiti, sopratutto fisici (fortunatamente uscivo da una intensa stagione di mountain-bike); Sotto le urla e gli insulti si marciava senza sosta tutta la giornata nel gelido inverno veneziano, guidati dal Caporale Dalu, giovanissimo romano DOC con un timbro di voce che gli dava il doppio degli anni e il cui sguardo incuteva terrore e rispetto, penso sia stato selezionato proprio per quel motivo.  Di Dalu conservo un ricordo personale : mi diede infatti dell'alieno, poiché i primi giorni di marcia debbo dire che ero proprio negato e scoordinato da fare schifo ; quando mi apostrofò con quel termine gli risi quasi in faccia , ma ci ripensai fulmineo per evitarmi una probabile lavata di cessi. Ricordo con piacere il Caporal (Maggiore?) Malafante, ragazzo colto e preparato, severo e distaccato durante l'addestramento, ma disposto alla conversazione e alle battute durante le serate in camerata. Degno di nota fu poi il Caporale Grandis, esperto di arti marziali, ma piuttosto alterabile nelle ispezioni alle camere dei "sassolini". Capitò infatti che una delle prime sere che il buon Grandis (a cui passava poco...), ispezionò persino i risvolti inferiori delle saldature degli armadietti metallici personali, che penso nessuno da quando furono costruiti sapesse esistessero, dovettimo così ripassare tutto a specchio. Tra gli Ufficiali ricordo il Capitano Barcone che appariva solo nelle adunate, il Colonnello Buonocore, Ufficiale molto signorile, sembrava un ufficiale inglese, come quelli dei film. Il Sten Rumor, dalla divisa fuori ordinanza e dall'aria minacciosa, colui che apparì a noi baffoni come il primo vero Lagunare operativo, se non sbaglio aveva anche il brevetto di paracadutismo............ Il Sten Chiabrera che non era del mio plotone, va menzionato però per la simpatia travolgente che si concretizzava la sera dopo l'ammainabandiera, quando ci si fermava a far due battute in cortile sulla vita militare e non. Il Chiabrera sosteneva che arrivavamo dall'Oklahoma (stato montano penso, degli USA) , per non dirci chiaramente che non capivamo un c...o di marce e vita militare tanto eravamo scoordinati e duri ad imparare, un grande veramente. Nel mio plotone se ben ricordo c'era il Sottotenente Bianchi, ma lo si vedeva poco ed era una persona tranquilla, gli successe poi il veneziano Sten Poggi che ci addestrò poi per il giuramento, pure lui veneziano quindi molto apposto. Come al solito scusate la divagazione, vi aspetto alla prossima per le storie di vita del DODICESIMO. San Marco!

Subject: Un anno da Leone 5ª puntata - I protagonisti n.2
Data: Mar, 02 Mar 2004

Mi scuso per il divagare, ma i flash vanno presi quando ci sono: eravamo partiti col parlare del dodicesimo. A furia di appelli e contrappelli, adunate e via dicendo nel giro di pochissimi giorni ci si conobbe e fraternizzò quanto bastava noi dello scaglione. Nelle camerate venimmo divisi per ordine alfabetico quindi il sottoscritto Pinotti, bergamasco DOC, venne a trovarsi in una piccola, calda e accogliente camerata (non sto scherzando.... oltretutto comoda per le pulizie serali viste le dimensioni ridotte.....) con 7 ragazzi romani, di cui ricordo ancor oggi i nomi : PROCACCINI, PETRUCCI, PERISSINOTTO, PENSOSI, ROMANAZZI (pugliese), ROMEO. Di loro conservo un piacevolissimo ricordo, ragazzi educati e riservati, piuttosto spaesati e malinconici per i primi tempi ; Venezia era per loro una novità non indifferente, primo per il gelido inverno del 1993 e secondo per la lontananza dalla Città Eterna, ossia un altro pianeta, io polentone invece "giocavo quasi in casa".

Il 12/93 era composto in gran parte da romani, lombardi (bergamaschi e bresciani, milanesi pochi), pochissimi toscani e marchigiani, veneti 2 o 3. Quando non ci si ricordava il cognome del tal amico lo si chiamava per provincia di appartenenza, un pò alla romana, quindi io ero Bergamo o per meglio dire Abbergamo; in camerata il mio nome era ormai quello, oltre alla solita presa in giro se de sura o de sota (di sopra o di sotto, infatti Bergamo e suddivisa in due zone, antica sul colle, moderna sulla pianura....). In certi istanti era anche piacevole poiché ti riportava alla memoria la vecchia cara città con le sue auto, il traffico, lo smog, i monti ed il verde, tutte cose che per quel mese e rotti di car avresti dovuto scordare. Sergiacomi da Ascoli, una leggenda oserei dire, restò per noi vecchi compagni per sempre Ascoli, anche al Battaglione quando lo si incontrava che girava sempre le chiavi con l'altra mano in tasca di una mimetica fuori ordinanza "alla Vecchia" come si diceva nell'ambiente.... Che bei tempi .....!!!!

Riguardo ai rapporti d'amicizia o interpersonali non ne ricordo di particolari, nemmeno tra noi bergamaschi, direi; in libera uscita ci si aggregava al primo gruppetto che vedevi alla fermata del bus e via così, per i primi tempi eravamo forse un pò spaesati e frastornati da quell'atmosfera notevolmente militaresca che dovevamo sopportare lungo tutta la giornata. Al Lido il punto di riferimento era il supermercato Upim dove ci si ritrovava ad acquistare prodotti di pulizia per la camera, naturalmente a nostre spese, a vedere le eventuali commesse e a rituffarsi un pò nella realtà del mondo civile ; seguiva poi in ordine di importanza la pizzeria vicina, che la sera diveniva meta di fameliche reclute, che di giorno dovevamo accontentarsi di ciò che passava la squallida mensa truppa della Pepe. Mi viene questo termine un pò volgare poiché il 27/12/1993 dopo le licenze di Natale lo passai di servizio in cucina a lavare pignatte e quant'altro non avessero pulito nei 15 giorni precedenti, quindi uno scenario apocalittico e veramente stomachevole, per non parlare della data che vidi impressa su di un quarto di manzo appeso lì ai quattro venti e ai quattro gatti che giravano per la caserma..... 1987 diceva il timbro, eravamo nel 1993 per di più sul finire. Da quel giorno non mangiai più la carne in vita mia, nemmeno di ritorno a Bergamo. Ci risentiamo a breve , impegni di lavoro permettendo. Un abbraccio ed un San Marco massicci a tutti i baffoni on line  !!!!!!!!!!!!!!!!!!

Subject: Un anno da Leone 6ª puntata - Allineati e coperti.
Data: Lun, 08 Mar 2004

Le giornate al CAR passavano molto velocemente, almeno al sottoscritto, in quanto ricche di attività e nozioni interessanti. La giornata iniziava con una traumatica sveglia e così via a lavarsi di corsa e farsi la barba naturalmente in tempi che da civile avremmo giudicati sovrumani, a seguire rifacimento del letto detto cubo tanto doveva essere a bolla e talmente squadrato ; caratteristiche per le quali si perse qualche mezz'ora di allenamenti alle sere, cronometrati a mo' di Box Ferrari per migliorare la performance. Seguiva poi la fila al freddo per la colazione, la quale non durava mai oltre i cinque minuti primi. In seguito per ovviare a questi tempi ristrettissimi decisi di farmi la barba (ai tempi quasi inesistente, ma da farsi ugualmente per la maniacale voglia di scassare i cosiddetti degli Istruttori che la mattina ti contavano i peli nelle adunate) la sera prima con doppio pelo e contropelo, ai limiti dello scuoiamento....Una strategia che comunque si rivelò vincente lungo tutto il servizio , quindi colazione per primo, tranquilla, calda ed abbondante, quasi come a casina.

Commoventi furono le prime adunate con alzabandiera dove veniva intonato da Ufficiali e Truppa l'Inno Nazionale.... Circostanza che ricordo ancora oggi con nostalgia nel risentirlo alla TV nelle cerimonie, che quasi quasi mi schiafferei sull'attenti per rispetto alla Bandiera e all'Esercito. Mi sentivo orgoglioso nel cantarlo, nell'essere Lagunare, nell'essere Italiano; una sensazione particolarissima, quasi di invincibilità ......, che esagerato !!!!  Seguiva quindi l'addestramento formale, quindi marcia e regole varie sino all'ora del rancio, perché di mangiare un panino allo spaccio truppa non c'era verso, visto il sovraffollamento e la precedenza data ai nonni e scaglioni precedenti ; scajon dicevano i  Veneti, per giustificare il fatto che tu baffone, essere spregevole per la loro vista, non riuscivi mai ad accaparrarti uno straccio di panino e mangiartelo quel 10 minuti in santa pace. Puntata tascabile, a risentirci prestissimo. San Marco!!!

Subject: Un anno da Leone 7ª puntata - Vita al CAR 1993.
Data: Lun, 22 Mar 2004

Dell'ora di pranzo alla Pepe che militarmente dicesi "rancio" ricordo innanzitutto il bell'astuccio blu d'ordinanza, che in mano a noi baffoni reclute del cavolo, con la pizza in testa e il portamento poco marziale dei primi tempi ci completava come quadretto di deficienti di reggimento, sembrava di essere all'asilo.......tutti in fila con l'astuccetto, eravamo proprio ridicoli........ Il suddetto contenitore poteva contenere posate dell'esercito, subito sostituite con quelle di casa onde evitare pestilenze varie, tovagliolo e scodella di ferro polivalente che veniva lavata dopo pranzo con shampoo per capelli inodore marca E.I. supersgrassante. Detta scodella veniva usata per colazione, pranzo, contenitore del sapone da barba, per chi aveva il coraggio di usarlo con i mitici Bic monolama e se non fosse stato per la misura, scommetto che ce l'avrebbero passata anche come elmetto. Durante la fila per l'ingresso in mensa, non bisognava fiatare, si doveva restare immobili come in adunata altrimenti finivi in coda ; in questa circostanza mi divertivo a prendere in giro il graduato o l'Ufficiale addetti all'affluenza simulando con la bocca rumori, scricchiolii che non si capiva da dove provenissero attacchi di tosse megagalattici.... che spettacolo  !!! Qualche volta però mi capito di mangiare per ultimo! Le cose migliori che offriva la mensa truppa della Pepe erano sostanzialmente due: l'acqua minerale supergassata e le mele golden di cui vado ghiotto. I piatti caldi li prendevo raramente, solo per scaldarmi un pò lo stomaco. La mensa ricordo essere il posto più fatiscente della caserma, perché oltre la sbobba che ci veniva rifilata, aveva l'aspetto di un vero e proprio refettorio carcerario, buio, sporco e con pochi posti a sedere.

Dopo il fulmineo riposino in branda si ritornava all'addestramento nel freddo piazzale di cemento retrostante dove l'aria gelida della laguna ti tagliava la faccia e le urla degli Istruttori "qualcos'altro". All'addestramento all'aperto veniva di tanto in tanto intercalata qualche lezione di teoria e regolamenti tratti dalla leggendaria "Libretta" che conservo ancor oggi ; pratica di smontaggio e pulizia del famoso fucile Garand, visto in molti film dell'ultima Guerra, ma che comunque in poligono faceva ancora la sua porca figura. A proposito di armi, ricordo la prima volta che sparammo, fu a Punta Sabbioni, mi sembra di ricordare, sulla spiaggia, direzione mare aperto, molto in lontananza una nave enorme.... giornata siberiana che unita alla paura del primo tiro col fucile mi aveva completamente gelato le dita, che al momento del tiro avevano perso quasi tutta la loro funzionalità per la lunga attesa. Collezionai comunque un buon punteggio, nonostante le mani andassero per loro conto e non avessi gustato ogni tiro e purtroppo fu la prima e unica volta che sparai; nelle prossime puntate scoprirete il perché di tutto ciò . Vi aspetto per le prossime avventure.

San Marco !!!

Subject: Un anno da LEONE - 8ª puntata - Vita al Car 2.
Data: Ven, 28 Mag 2004

Devo dire che un certo pubblico ce l'hanno anche le mie storie, ho avuto infatti qualche contatto di vecchie conoscenze e commilitoni, nonché PERSONE menzionate, Vi ringrazio e invito tutti i lettori di questo sito a fare il cosiddetto passaparola, .... chissà che qualcuno si ricordi dei vecchi amici della "naja" e gli venga voglia di far quattro chiacchiere anche in rete.... o di raccontare aneddoti e storie varie che potrebbero diventare un piccolo patrimonio storico del "nostro" sito ALTA.     Dovete scusarmi ma nella 5^ puntata ho clamorosamente omesso il nome di un compagno d'armi, Redaelli da Como, che completava la Cameretta da 8 Baffoni con vista cortile, (forse omesso perché non è che fosse un grandissimo simpaticone, non so se mi spiego......). La giornata tipo proseguiva con dei lunghi pomeriggi gelidi all'aria aperta, nei quali si percorrevano all'infinito i viali perimetrali della Pepe, non farsi venire le fiacche ai piedi era veramente indice di bravura e accortezza. Di tanto in tanto gli Istruttori che si alternavano alla guida dei plotoni ci spiegavano regole individuali, ossia la presentazione della recluta, come uscire dal plotone, come muoversi marzialmente insomma. Ricordo l'allora C.le Grandis nell'esemplificazione del passo del leopardo sul fondo di cemento consumato del mitico cortile, teatro della nostra formazione, una cosa abbastanza traumatica per tutte le estremità corporee e sottolineo tutte !!! Come non menzionare poi la prova di nuoto in un Centro sportivo della ARIETE vicino a Pordenone, mi pare, e che ricordo ancor oggi come il tragitto più agghiacciante nel senso fisico del termine, vale a dire andata e ritorno in ACM con telo arrotolato nel gelido inverno 93/94 !!!! La vera prova fu resistere al gelo più che testare le capacità natatorie dei baffoni che si trovarono come giacca a vento d'ordinanza una specie di k-way di 3ª scelta........ e basta. Penso che col test in piscina stabilissero chi era più adatto alla Compagnia Mezzi nautici e chi meno. Il risultato e la prestazione del sottoscritto è meglio non ricordarlo nemmeno, poichè rischierei di oltraggiare secoli e secoli di gloriosa storia del Reparto. Un'altra uscita , stavolta in Drop (si chiamava cosi la divisa da libera uscita?????) fu quella di un nutrito gruppo di baffoni, tra cui naturalmente il narratore, per l'Ospedale Mil. di Padova, dove penso ci portarono per via di risultati astrusi del famoso test psico-attitudinale che ci venne proposto anche ai famosi 3 giorni a Brescia (ve lo ricordate Voi lombardi ??????). La maggior parte di questo gruppo finì dallo psicologo, chissà forse perché ci piacevano i fiori.....; fatto sta che lo strizzacervelli mi chiese apertamente se volevo bene ai miei genitori ; guardandomi anche oggi allo specchio, non mi pare d'aver l'aria da serial killer !!! Nella risposta quella volta feci la persona seria anche se l'intenzione di mandarlo a ca..re era molto forte, ma le ferie a Peschiera non erano il mio forte, il lago non mi è mai piaciuto. Di positivo di quel giorno a parte il fatto che non combinammo un c...o, ricordo che si recuperarono un po' d'ore di sonno sul mitico pulmino di Battaglione "Cacciamali" lungo il tragitto Venezia - Padova e ritorno.   Alla prossima.

San Marco !!!

Subject: Un anno da LEONE - 9ª puntata - Serate al Car.
Data: Sab, 10 Lug 2004

Le serate al Car furono sicuramente le più divertenti di tutto l'anno del servizio, dopo il rompete le righe di una faticosa giornata ci si trovava nelle camerate dove devo dire tra l'altro che i nonni non misero mai piede. Quindi per qualche ora potevamo starcene in tutta tranquillità a respirare un poco. A riscaldare l'atmosfera dell'austero corridoio e del "reparto notte" ci pensavano gli amici romani i cui siparietti avrebbero fatto impallidire i Gassman e Montesano dei tempi migliori,  le loro doti di spontaneità, naturalezza con un pizzico di spensieratezza non avevano eguali, un modo di essere che nelle persone del nord e di Bergamo fondamentalmente non avevo mai rilevato così, ... come si dice l'Italia e proprio stretta e lunga..... Allora come non ricordare Fabretti che favoleggiava una sua assegnazione ad un fantomatico plotone "Armi speciali" (aggiungo che del Reggimento e della sua Suddivisione non sapevamo niente...) o il mitico Lanzi, un vero cabarettista, solo a guardarlo in faccia ti metteva di buonumore, le sue battute poi...... Si pellegrinava poi per le camerate per passare un po' il tempo, raccogliendo impressioni, battute, punti di vista, cercando di conoscerci un po' meglio. Potevi già notare i gruppetti ed i clan che si erano andati formando per le camerate, i Romani, i Bresciani, i Bergamaschi.

Personalmente ero un po' isolato, il comasco non faceva testo, essendo l'unico tra tutti Romani mi sembrava quasi di essere Asterix.... A parte gli scherzi ricordo ancora oggi con tanta nostalgia quelle sere in camerata dove cercavamo di cogliere naturalmente l'aspetto più positivo di quella inconsueta circostanza, uan profonda e sincera amicizia cementata dalla condivisione di pressioni psicologiche e sacrifici personali ineguagliabile. Ricordo i taralli di Romanazzi che aveva portato da casa, il vino dei Castelli di Procaccini, tutti quei grandi fratelli che a parte Romeo che finì nella mia stessa Compagnia, persi completamente di vista perché assegnati qua e là per il Reggimento. Penso che quei giorni abbiano avuto per il sottoscritto un valore umano senza paragoni . Tutto quello che accadeva ogni giorno, la marzialità, le modalità di comportamento da tenere, ci rimandavano già un pò a ciò che sarebbe stato il nostro futuro da baffoni e sopratutto al futuro del nostro fondoschiena. 

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