17 febbraio 2004 - Macquaire Island Station - pertinenza Australia
Hobart di sera è veramente favolosa. Dall'alto di una collina ci siamo goduti quei tormentati tratti di terra emergente, i canali percorsi da barche e vaporetti di servizio. Quasi su ogni punta un faro, piccolo, che noi chiameremmo lanterna. La gente del posto ci ha trattato benissimo e si è interessata alla missione - dopo Adelaide tutti sanno perché siamo qui. Una notte serena di riposo ed all'alba (le 4.30 - bestia se siamo bravi) siamo in testa alla pista. Noi e il sole che sorge, le luci degli edifici con le ombre scure di potenti jet di linea, un piccolo faro vicinissimo alle piste che di tanto in tanto ci inonda di luce. Siamo affascinati nel seguire il piccolo cono di luce che striscia sul terreno scuro, erba ancora "nera" che sta per diventare di un bel verde brillante.
Il viaggio non è molto lungo, attorno alle 900 miglia. nessun problema di carburante o di ora di arrivo; saremo certamente sul posto per pranzo. Forse approfitteremo dell'ospitalità di quelli della base. Anche oggi il vento è fiacco, direzione favorevole ai viandanti, A metà percorso ci fa ballare leggermente, ma non rinforza e tutto rientra nella tranquillità. Temperatura mite con un minimo di zero gradi C in quota, a 7500 piedi. A terra all'arrivo +8° C, in pieno sole di mezzogiorno. Profondo sud S54* 31', nel nostro emisfero circa Copenaghen. Niente da segnalare fino all'arrivo. La cosiddetta isola sembra sparire anche dagli strumenti e non la vediamo finché non siamo a meno di dieci miglia. Indoviniamo la pista, ma è assolutamente necessario il gir-in-giro per allineare. Scendiamo da subito lenti, flap e ruote abbassati (non si sa mai); rientriamo tutto e facciamo il giretto di una trentina di miglia per non manovrare troppo bruscamente. Allineiamo (quasi) e tocchiamo morbidi. È una pista sporca e corta, di ghiaietto e terra battuta (gravel per loro). Tutti i freni ed eliche controrotanti, con il classico terribile rumore di frullatore che sta per cedere. Solito giro per l'erba (colpa anche nostra - abbiamo scelto l'errata direzione di approccio) per tornare verso la piazzola e tra nuvole di polvere fermiamo. Accanto a noi dorme un bimotore, probabilmente un postale. Dal finestrino si vede il serbatoio del carburante avio. Sembra piccolino, ma in fondo dobbiamo solo rabboccare. Chiudiamo a chiave e ci dirigiamo vero le palazzine che si vedono sullo sfondo, all'altro capo della pista. Speriamo di trovare le foto della ricognizione sui campi possibili per noi in Antartide; quelle promesse dagli amici militi. Sono pronte, ma ancora laggiù. Va bene, aspetteremo domani. Meglio essere in condizione piena per gli ultimi due giorni; ci aspettano sudore (freddo naturalmente) e lacrime. Siamo invitati a pranzo e godiamo di una cosa che sembra uno stufato di "non so", veramente piacevole. Come diciamo noi, "pochi all'alba" cari baffi. Godetevi un salutare San Marco!
"i lagunari"
Lo spettacolo visto da dentro e fuori l'aereo
Lo spettacolo visto da dentro e fuori l'aereo
Lo spettacolo visto da dentro e fuori l'aereo
Lo spettacolo visto da dentro e fuori l'aereo
"Cartoline" da Hobart
"Cartoline" da Hobart
"Cartoline" da Hobart
"Cartoline" da Hobart
Primo impatto con l'isola di Macquaire;
Manovra per "prendere le misure"
Manovra per "prendere le misure"
"Bordesando" nella rotta di ritorno
Bersaglio nel mirino
Bersaglio nel mirino
Andar per prati
Sfumigando fino alla piazzola
Sfumigando fino alla piazzola
Sfumigando fino alla piazzola
Se la benzina è tutta là c'è da preoccuparsi;