25) Macquaire Island Station - Avventura gastronomica

18 febbraio 2004 - Macquaire Island Station - pertinenza Australia

Siamo ancora ospiti (per poco) degli addetti alla stazione di ricerca. Abbiamo fatto un giro turistico per l'isola (32 km x 5,29 km), con alture ridicole e assolutamente niente da vedere guadagnandoci la stima a la simpatia dei "locali" con alcune assolutamente false osservazioni sulla bellezza, sul come si deve star bene in quel posto, "...se non fosse per la missione...un mese laggiù lo faremmo subito...che bel mare...che splendida nave ormeggiata (quella della foto)..". Ormai grandi amici, Dino decide di usare un po' dell'arma segreta che ha nella stiva del bestione ed emergono alcune bottiglie di Pinot. Un'ora più tardi siamo a pacche sulle spalle, figli della stessa mamma p.. (quello della stessa mamma è un gioco internazionale), trullallero da caserma ed avanti di questo passo. Manca un bel "baffo presentati..." ma non si può avere tutto. Lo sappiamo tutti: non si devono lasciare i Lagunari liberi di agire senza precisi ordini! Ognuno parla sull'altro, non c'è ordine, ma si ride da matti. Scatta il racconto della "lunga notte" Chi parla non so riferirlo; tutti assieme è più probabile. Con buona approssimazione si tratta di una delle giornate ad Adelaide. Godetevi il "brodeto". Qualcuno sta facendo il mimo con le mani e parla del volo:
«...tra una cabrata da toglier il respiro ed una parvenza di "looping", il Dino sputa li che i contenitori presi in Egitto debbono essere riempiti, e sennò che li abbiamo presi a fare, e che andiamo sino in Antartide mica a fare solo i "salutini" di buona convenienza: "a 'stì ragazzi, bisogna anche portare i profumi della Laguna, i sapori della bella Venezia.." Tre quarti degli ingredienti sono stati già acquistati, il resto si procura. Con tutti quegli emigrati italiani che ci dovrebbero essere in Australia, il Dino dice che con un giretto in città, una qualche bottega d' "Italian Food" si dovrebbe trovare.» [ndr.: nelle prove con il C 130, ho eseguito a circa 22000 piedi un mezzo tonneau, seguito dalla picchiata a rotta di collo per poi riprendere di botto in cabrata. Mentre tutto a bordo fischiava per "velocità eccessiva" ho inerpicato un looping "vero", quello detto 'giro della morte' - si picchia poi si sale e al top si gira dalla "schiena" sulla "pancia" - che riporta l'aereo in linea. Ho provato una vite stretta a picchiare facendo scricchiolare le "giunture" del bestione e raddrizzando quasi a terra. Signori, giù il cappello (Salute! in militaresco): è un aereo eccezionale] Saltiamo le scansioni temporali e la storia riprende ormai in Australia.
«...Trattative con la cucina della mensa dell'aeroporto; dove tra l'altro, superate le prime perplessità, i gestori intuendo che si potrebbero assaggiare delle vere leccornie veneziane, ne autorizzano l'uso, terminato il servizio serale. Risolto questo, al Dino viene in mente che le preparazioni culinarie, si potranno difficilmente conservare in modo decente sino al Polo, cosicché opta per la surgelazione dei manicaretti che ne risulteranno. In Australia, le cucine sono simili alla Sala Controllo Voli Spaziali di Huston; forni, fuochi, frigo, accessori, sono talmente accessoriati di computerizzazione e gadgets che i cibi cotti dai "Canguri" sempre 'na schifezza sono, ma ‘na schifezza d'incomparabile ultra modernità. Ovviamente il Dino percepisce "che c'è" ed infatti in un angolo della cucina troneggia l'"abbattitore di freddo" che serve per surgelare (non congelare, procedimento meno efficace) gli alimenti cotti. Risolta la logistica, si decide il menù da sviluppare: prima si va a vedere cosa offre "The Australian Market" e poi si concretizza. "Rent a car", un macchinone all'americana di una marca la cui pronuncia ci risulta impossibile, con cambio automatico, frenatone ad ogni parvenza di cambio rapporto, patema d'animo in prospettiva d'arrivare in centro città, in quelle condizioni... poi un po' alla volta, presa di confidenza con l'automatico ma aumentando a dismisura anche le  imprecazioni perché il volante è irrimediabilmente a destra e si deve tenere conto, come nella "Old England", che il senso di marcia è la sinistra, si arriva a destinazione.
La pescheria (The Fish Market,please!), offre una miriade di pesci che il Dino non conosce,ma... le sardine le trovi in tutto il mondo per cui "'na bela sachetada de sardele par el Saor" collocato ad antipasto, visto che cape de Laguna, in Australia sembrerebbe proprio non se ne trovino... ma... l'occhio rapace del nostro ,si posa su di un negozio dove risalta una bella insegna raffigurante e dipinto a mano, un bel Ponte di Rialto e un "Nane's deep-freezing fish". Il Nane non c'è, il personale non sa un acca d'italiano per cui gira e rigira, si reperiscono delle "Cape Sante a mezzo guscio":l'antipasto si arricchirà anche di questi bivalvi!
Inaspettatamente una commessa paffutella più che mai, intuendo che noi proveniamo più o meno dallo stesso posto di Mister "Nane", con un sorrisetto anglosassone ci indica delle confezioni di "Cuttle-Fish" (Seppie nere): magari Mister "Nane" avrà loro decantato i pregi del suddetto brutto, sporco e nerastro pesce.
Bene! Il mosaico prende forma: secondo, seppie in "tecia"! (In umido).
I primi piatti possibili saranno senz'altro, un "Broeto ciosoto de pesse" e un "risotto de gò" anche perché, previdente, il Dino aveva già alla partenza, riempito un contenitore frigo-surgelato, una bella botta di prodotti ittici comprati per la bisogna, appositamente a Chioggia. Ovviamente fanno parte della partita i "Gò", in volgare "Ghiozzi" e poi un misto per zuppa, non inorridite o voi che leggete, che si rivela semplicemente un ributtante ice-cube di teste di "scorpena", di anzoli o anzoloti (Pesce Cappone), de schie (gamberetti di laguna), un paio di boseghe (una varietà del cefalo o muggine, molto carnosa e delicatamente saporita). Poi, invece, a parte, qualità per qualità, i corpi decapitati dei proprietari delle teste di cui sopra.
La polenta pronta in formelle da un chilo e stata caricata in Italy. Ci procuriamo alcune cose che temiamo non troveremo nella cucina dell'Aeroporto ed in un'Enoteca dall'arredamento e scaffali in pregiato legno scuro, un'eleganza e raffinatezza che ci fa temere sui prezzi e che espone un insegna "Le beaujolais", dove accolgono il Dino con un "Bonjour Monsiuer" e dove al sillabare la nostra richiesta, "Avez Vous,sil Vous plait, de vin blanc pour le poisson", ci esibiscono tra un "Chateau Fort de Roquetaillade" ed un "Petit Chablis 1997" un'inusitato e sorprendente "Pinot Grigio" del Basso Friuli (va a capire questi francesi). Il nostro sconcio provincialismo ha la meglio per cui ce ne facciamo incartonare la bellezza di sei "bordolesi" di un bel verde scuro e fascetta a "Profumo" alla modica somma di circa un centinaio di Australian Dollars e ce ne torniamo al campo con la macchina zeppa di supporti mangerecci. La sera fatidica, il Dino si prepara in anticipo tutti gli ammennicoli necessari, ordina con pignoleria, ortaggi, spezie e quant'altro, et voilà... andiamo a cominciare. Lavati ben bene i gusci per le capesante nei quali poi sistemiamo con cura il "frutto" che poi viene ricoperto da una misto di pane grattato e formaggio,un ricciolino di burro il tutto in forno a "gratinare"; quando si colora, si estrae e sul burro ormai trasformato in "toceto" (sughetto), il sentore di una decina di gocce di limone, poi a raffreddare. Il "Saor" viene composto da un soffritto di cipolle a listelle, dove l'olio da utilizzare è quello in cui abbiamo fritto le sarde poco prima; quando la cipolla prende un po' di colore, ci aggiungiamo l'aceto nella proporzione voluta (il Dino ci svela che certi cuochi dal gusto più delicato,hanno inventato di aggiungerci anche qualche cucchiaino di zucchero per rendere l'agro meno robusto),per cui due o tre cucchiaini di zucchero, il tutto bolle per un tre minuti e poi nel recipiente delegato si compone uno strato di cipolle ed uno di sarde fritte, così via sino alla bisogna. Ne riempiamo una bel contenitore in stagnola d'alluminio e anche questo se ne va a raffreddarsi. Quando tocca al risotto di Gò, il Dino viene preso dall'alterigia classica dei grandi "Cheff de Cousinne" e comincia a "..Tu macina le teste,la...", "Tu prendimi quella teglia qui..", "Porca puttana, ho detto il riso "Tipo Carnaroli" e non questo "Vialone Nano"," attento al brodo..", ".se non ci fossi io qui potremmo mangiare solo che patatine fritte e Hamburger.." e così via fin che il risotto è fatto; si anticipa la levata dal fuoco perché in un secondo momento sarà da far rinvenire con il "Micro" ed anche questo finisce sul tavolo d'acciaio a raffreddare per poco perché subito dopo (sennò i chicchi di riso diventerebbero lunghi come "Tegoline"), viene messo nell'abbattitore, per cui dopo alcuni minuti diviene un blocco di ghiaccio.
Il Dino s'intestardisce (si vede che ci ha preso gusto), e si inerpica nel "broeto de pesse  a la ciosota" (zuppa di pesce alla chioggiotta): fa andare le teste, due o tre pomodoro rossi interi e tre mezzi limoni che bollono in acqua per circa tre quarti d'ora e poi unisce i corpi dei rispettivi titolari delle teste e  interrompe la bollitura dopo un'ora totale. Intanto il Renzo detto l'Africano ha lessato le "boseghe" a parte, sovra intendendo la cottura con ansia ed attenzione; le teste ed i pesci bolliti vengono scolati, raccogliendone il brodo, e poi pestati in un mortaio sinchè il tutto non viene trasformato in una crema fibrosa che poi con sicurezza viene schiaffata dal Dino, ormai vicino a vette da "Grand Gourmand", in un "tamiso" (crivello), fin che ne raccoglie una specie di purea di pesce; a questo composto unisce le boseghe che il Renzo ha pazientemente spinato e tagliato in "toccchetti". Il tutto viene coperto con il brodo di filtraggio conservato. Il "Direttore" attende trepido con una pentola capace che lascia sul fuoco finche non vede l'acqua "tremare" e dà l'avviso al Dino che leva e mette il tutto a raffreddare per il procedimento di surgelazione. Andrà poi fatta rinvenire bella calda per la degustazione e necessariamente servita con formaggio grattato e crostini di pane abbrustolito.
Si comincia ad essere stanchi: la tensione pur se mascherata da sicurezze e professionalità improvvisate, non riesce a mascherare i timori di una pessima figura. Il Dino sa che ad attenderlo sono le "Seppie nere in umido": ci guarda speranzoso che gli diciamo che il tutto è ormai sufficiente, ma tutti fanno finta di non capire per cui tra un imprecazione e l'altra, lo "Cheff" imposta per tale sfida: comincia ad urlare: "..muoversi,muoversi,muoversi..", "azione,azione.baffi ultramarci.adesso vi faccio morire..", ha l'occhio fuori delle orbite, il colore del viso tende al rosso scuro, brandisce un mastodontico mestolo di legno, si pianta in mezzo la cucina, gli Australians che stavano a guardare come fossero al cinema, quatti e zitti se ne vanno momentaneamente fuori e si ricomincia. Mette a mano ad una pentola dove scaraventa dentro conserva di pomodoro, rosmarino,olio di oliva extra vergine, cipolla, sale e in attesa che abbia fatto due botte di fuoco, menando fendenti con il mestolo sul banco, chiama le seppioline che l'Africano ha pulito e lavato però lasciando il sacchettino del nero; le inoltra ed aggiunge quel tanto d'acqua tiepida che basta e poi... via per un "plop, plop" di cottura che durerà altre due ore e mezza e durante le quali il buon Dino ormai ridotto ad uno straccio, sorveglia ed aggiunge un po' d'acqua ogni tanto perché il tutto deve essere molto "umido" e sugoso. "Questa" fa con fare meditabondo, "andrebbe poi servita con polenta appena fatta... ma purtroppo.questa non si può fare."
Noi lo guardiamo, lui ci guarda, poi: "..la polenta non la faccio neanche se mi ammazzate", va al cassetto dei coltelli, estrae un bel coltellone da costate e ci guarda con occhi iniettati di sangue: percepiamo che per la polenta dovremmo aspettare di rientrare in Patria.  Finiamo di confezionare tutti i cibi che poi passiamo nel surgelatore, passiamo tutto nei contenitori presi in Egitto e mettiamo il tutto provvisoriamente nel frigo a meno 18° della cucina.
Li trasporteremo all'interno del "Mao Volante", al momento del "Grande Salto".  Il Dino è disfatto e cogitabondo: chiediamo la ragione dell'apprensione. "Speriamo che non sia venuto fuori una gran porcata; mi dispiacerebbe che una volta arrivati ed assaggiato il tutto, i pareri siano negativi." Infatti non gli avevamo detto che nel mentre lui si dannava sopra i fuochi, noi e gli amici australiani addetti alla cucina, avevamo piluccato (se così si può dire), a piene cucchiaiate man mano che le cotture terminavano, varie campionature dei piatti preparati e prosciugato una bottiglietta e mezza di Pinot Grigio. Alla sua aria interrogativa rispondiamo: "Tutto OK, una preparazione meglio dell'altra. Gli Australiani hanno detto che se a Venezia si mangia così, vengono ad abitare dalle nostre parti!".
Vediamo che il suo viso si distende,soddisfatto, un bel sospirone per riacquistare la calma, acchiappa la mezza bottiglia del Pinot e la trangugia tutto in una tirata. Ce ne andiamo a dormire stanchissimi e soddisfatti» Personaggi dal profilo anglosassone stupefatti. La locutoria dei nostri supera ogni speranza di essere capiti, ma le facce, i toni, i gesti rispecchiamo la nobile origine di figli del Goldoni e della commedia dell'arte. Applausi a scena aperta e seguito di degustazione di liquori locali, meno locali, e anche poco probabili, che tanto chi ha più ricordi?... Nel trambusto qualcuno ricorda la busta con le foto della ricognizione, che viene consegnata con grande sussiego. È un bel regalo per noi, che con inchini che hanno visto tempi migliori nell'esecuzione, salutiamo ed andiamo nelle nostre cuccette nella pancia di Mister 130, che da vero "MAO" ci avvolge nel suo pelo metallico e ci dona un giusto sonno. San Marco (protegga)

i "lagunari", baffi e nonni, reduci da una dura battaglia

 

 

McMurdo Base - pista Pegasus e sullo sfondo la Williams

 

Scott Base - non lontano da McMurdo

 

Gondwana Station - si intravede una pista battuta ed il cerchio di neve compattata. È la nostra meta finale

 

 

Bella Tierra Nuevo - una possibile deviazione in caso di tempo impossibile

 

L'ultimo tratto da Macquaire a McMurdo

 

Ingrandimento delle ultime 350 miglia - si vede che passiamo sopra Terra Nova.

Il percorso rovescio (McMurdo-Gondwana) lo faremo con il Beaver (Per portare il "pasto lagunare" preparato con tanta grazia)

 

  
     

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