Una ciliegia tira l’altra…
Fatto un forte, ne facciamo un altro. E poi basta perché il Poerio, già fotografato in precedenza, e l’oggetto del presente “servizio”, il Forte Rossarol, furono le “mie” esperienze della naja di guardia alla polveriere.
Altri, per questo tipo di incarico, si videro destinati in altri luoghi, ma… ogni uno se vuole, si fa la sua “rimpatriata” e le relative foto. Le invia e noi pubblichiamo. Sempre se vuole…
La visita al Forte Rossarol è una fissa che mi prudeva da diversi annetti. Molti annetti.
Quando da Mestre rientravo al paesello via Campalto – Tessera, arrivato al mitico Ristorante Albergo “da Mario”, l’occhio si volgeva sempre al boschetto dietro i vivai di piante che costeggiano la strada: lì in mezzo quel boschetto sapevo c’era il Forte che mi ricordava la naja e sopratutto un turno guardia (forse quindici giorni? O forse più?), quanto mai sofferto.
La notte di Natale del 1966, la trascorsi in quel innevato luogo; inverno gelido, freddo cane e fuori dal mondo come in un’isola fortificata in attesa perenne di qualche assalitore.
Almeno, così erano gli ordini: “Alt! Chi va là? Fermo o sparo!”
Sicché mi decido: una mattina giro dentro, prendo la stradina, Via Pezzana, e mi fermo al cancello dove pure io avevo svolto la mia bella guardia all’Ingresso Principale.
Noto subito che le riservette esplosivi, sono state restaurate e che qualche cosa di non militare, dentro il perimetro viene compiuto.
Chiedo e mi dicono che l’area ospita un centro di recupero dipendenze (tossiche o meno).
E’ chiaro che per fare quello che ho in mente io, ci vuole un permesso.
Accantono per qualche anno ma il “tarlo della “rivisitazione” non mi abbandona; ogni volta che ci passo davanti mi riprometto “la prossima volta chiedo il permesso!”.
E qualche mese addietro mi decido, faccio una ricerca su Internet e scopro un numero di telefono.
Telefono, “Opera Don Milani” rispondono. Mi spiegano che però il centro è gestito da tale Cooperativa con sede in Mestre e di sentire loro.
Telefono e ri-spiego. Mi rimandano dal Presidente che…mi chiamerà.
Mi imbarco in una nutrita serie di telefonate; comprendo subito che mi sono messo nell’impresa più difficile che l’uomo possa superare: la burocrazia. “Il Dottore è attualmente assente…”.
Mossa a pietà dopo l’ennesima telefonata, una addetta mi passa (segretamente), il numero di cellulare del Presidente.
Prova una, prova due, la terza mi risponde il Presidente dott. Zammarchi.
Vedi a volte, gentilissima persona che compreso mondanamente i miei intenti, mi da l’OK e mi autorizza l’accesso.
Però debbo mettermi d’accordo preventivamente con un “sovrintendente” interno.
Altra serie di vicissitudini che raccontare non sarebbe corretto per non mettere in brutta luce gli interessati, giustamente cauti e guardinghi vista l’opera che svolgono, talché alle 13:00 del 12 gennaio 2010, mi affibbiano ad un “accompagnatore” che ci scorrazza, l’Amico Lagunare Capitano (cong.) Bortoletto ed il sottoscritto, a far foto. Più l’amico Bortoletto che io, reduce da patologia cruenta che attualmente mi limita negli “sbalzi”, praticamente sono arrugginito come una vecchia nave in disarmo…
Le foto di seguito sono esplicative ma v’è da dire che: il luogo è praticamente composto da due entità. Il vecchio Forte Rossarol, naturalmente in disfacimento e chiuso all’accesso anche agli ospiti del Centro. Poi le baracche già riservette materiale (vi ricordate le costruzioni con la rete di parafulmini installata sul tetto?), completamente ristrutturate e con vari usi logistici: cucina, refettorio, camerate, sale, ecc. ecc.
Sono ancora in loco terrapieni e passaggi di chiara architettura austriaca; immagino sia troppo costoso rimuoverli, e quindi non danno fastidio a nessuno. Come lì sono ancora: abitazione del Responsabile (Maresciallo della polveriera), corpo di guardia, dormitorio e spazi per la Guardia, altane e nidi per mitragliatrici di fattura post-austriaca.
Il Forte è… beh lo vedete dalle foto.
Bisogna dire invece che ciò che era sommario e rozzo ad uso dei militari ai tempi, camminamenti, percorsi perimetrali, viali, illuminazione, costruzioni complementari, sono stati sistemati (addirittura si è asfaltato, quando noi affondavamo al malleolo nel fango per raggiungere le altane posteriori), e ordine e pulizia regnano sovrani. Tutto bello lindo e piacevole.
Tant’è che come si vede dalle foto, ora si sta’ ristrutturando la vecchia abitazione dell’allora Sottufficiale Responsabile
Certo, piuttosto di un decadimento per incuria, come per altro il Forte vero e proprio sta’ soffrendo e come generalmente le vecchie costruzioni militari sono destinate (ad esempio, tanto per non far nomi, la Pepe), è molto meglio che vi si svolgano opere che serviranno a riportare ad una vita vivibile, una umanità che aveva oltrepassato certi confini.
Se non altro costruzioni tutto sommato collegate al concetto di “distruggere”, ora servono a ricreare.
Ringrazio la Cooperativa di Gestione nella persona del dott. Zammarchi, i responsabili Cibin & Cibin, la graziosa Amica di Badia Polesine che ci ha “ospitato” nell’attesa mostrando notevoli lavori artistico-artigianali suoi e degli ospiti, nonché il simpaticissimo “accompagnatore” Joseph (Yusuff), kurdo-iracheno che ci ha facilitato nei nostri percorsi.
Naturalmente l’amico Capitano Bortoletto, agile e massiccio come non mai e quindi ancora Lagunare alla massima espressione, che ha raggiunto i punti più impervi ed a me per ora impraticabili.
Dal Forte Rossarol di Tessera, San Marco!
Lagunare Dino Doveri.